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In Italia Airbnb supera gli hotel per posti letto. E il fatturato sale a 9 miliardi

Il boom di Airnb, cresciuto del 50% dal 2017 e spinto dalla domanda post-Covid, ha generato un fatturato di circa 9 miliardi. Ma la piattaforma, che oggi supera per capacità ricettiva gli hotel, solleva parecchi interrogativi su tasse, equità e diritto alla casa. Mentre il governo discute l’aliquota al 26%, cresce la tensione fra turismo, sostenibilità urbana e accesso all’abitazione

di Redazione Italia a Tavola
27 ottobre 2025 | 17:47
Airbnb supera gli hotel per posti letto. E il fatturato sale a 9 miliardi

Il boom di Airbnb in Italia non è più solo un tema economico, ma un vero fenomeno sociale e urbano che sta ridefinendo il modo di vivere e di viaggiare nel Paese. Dalla crescita post-pandemica al dibattito su tasse, equità e diritto alla casa, il modello degli affitti brevi influenza le città turistiche, i centri storici e i quartieri residenziali. Mentre il governo si spacca sull'innalzamento della cedolare sugli affitti brevi al 26%, secondo i dati del Future Urban Legacy Lab del Politecnico di Torino, diffusi dal Corriere della Sera, l’offerta di alloggi su Airbnb è cresciuta di oltre il 50% in pochi anni, generando un mercato da oltre 9 miliardi di euro. Ma questa crescita porta con sé nuovi squilibri tra rendita e lavoro, e mette in discussione il rapporto tra turismo, sostenibilità e abitabilità urbana.

Un fenomeno che va oltre il turismo

Negli ultimi anni, Airbnb è diventato molto più di una piattaforma per l’ospitalità. È un fenomeno sociale ed economico che interroga la struttura stessa delle città italiane. L’Italia si scopre diversa, spinta da una crescita che cambia i centri urbani, il mercato immobiliare e il concetto stesso di casa. Il fenomeno, nato da scelte individuali legittime, è ormai un fattore sistemico che influenza la distribuzione della ricchezza e le possibilità abitative.

In Italia Airbnb supera gli hotel per posti letto. E il fatturato sale a 9 miliardi

Il numero di unità abitative offerte su Airbnb è cresciuto di oltre il 50% dal 2017

Secondo il rapporto del Future Urban Legacy Lab del Politecnico di Torino, il numero di unità abitative offerte su Airbnb è cresciuto di oltre il 50% dal 2017. Dopo il Covid, l’espansione è diventata esponenziale: quasi un milione di alloggi sarà disponibile in rete nei prossimi anni. Nello stesso periodo, le notti prenotate sono aumentate di una volta e mezza, mentre i ricavi totali del settore sono passati da 2,6 miliardi nel 2017 a 8,8 miliardi nel 2024, avviandosi verso i 9 miliardi nel 2025.

Un nuovo ceto: quello degli host

Gli «host» italiani sono oggi circa 350 mila e gestiscono in media due appartamenti ciascuno. In termini di capacità ricettiva, superano nettamente quella del sistema alberghiero tradizionale: oltre 3,2 milioni di posti letto, contro i 2,2 milioni degli hotel. Questo ha creato una nuova categoria sociale, accomunata da rendite crescenti e interessi comuni, soprattutto nelle grandi città e nelle aree turistiche più dinamiche.

Un mercato che vale più dei comparti strategici

L’industria degli affitti brevi è quindi ormai paragonabile a interi settori produttivi. I volumi economici di Airbnb in Italia oggi equivalgono a:

  • il 50% della ricerca scientifica e sviluppo,
  • il 60% dell’industria chimica,
  • il 70% della farmaceutica,
  • quasi l’80% dell’elettronica e computer,
  • Il 90% delle attività editoriali e audiovisive.

Le aree più coinvolte

Le regioni e città più interessate dal fenomeno sono Toscana, Roma, Milano, Puglia e Campania, con picchi nelle località costiere e nei centri storici. A Firenze, gli alloggi Airbnb rappresentano fino al 10% del totale degli immobili abitati; a Roma e Milano le offerte sono rispettivamente 47 mila e 38 mila. Questo incide fortemente sull’offerta abitativa tradizionale, creando tensioni fra turismo e residenzialità.

In Italia Airbnb supera gli hotel per posti letto. E il fatturato sale a 9 miliardi

A Firenze gli alloggi Airbnb rappresentano fino al 10% del totale degli immobili abitati

Affitti brevi e mercato immobiliare

L’inflazione degli affitti brevi è significativa: il costo medio per notte è passato da 111 a 167 euro in sette anni, con un aumento del 50%. I ricavi medi per immobile hanno superato gli 11.700 euro annui, mentre quelli per host sono saliti a 25 mila euro all’anno. Nelle grandi città come Roma e Firenze, il reddito medio da Airbnb è ormai pari o superiore al reddito medio dei lavoratori dipendenti.

Il tema fiscale è al centro del dibattito. Con l’attuale aliquota al 21%, un host da 24 mila euro l’anno paga solo 1.350 euro in più rispetto a un lavoratore dipendente con lo stesso reddito tassato al 23%.
Una differenza che molti ritengono insufficiente. L’europarlamentare Irene Tinagli osserva: «L’aumento dell’aliquota non risolverà da solo il problema della casa per i giovani, ma serve maggiore equità tra redditi da lavoro e rendite immobiliari».

Gli effetti sulle politiche abitative

 L’"effetto Airbnb" rischia di accentuare le disuguaglianze patrimoniali, premiando la rendita a scapito del reddito da lavoro. L’inflazione degli affitti in Italia, secondo l’Istat, resta attorno al 4% annuo, più del doppio rispetto all’inflazione generale, mentre i salari reali non tengono il passo. Questo squilibrio potrebbe incidere sulla coesione sociale e sulle prospettive delle giovani generazioni.

In Italia Airbnb supera gli hotel per posti letto. E il fatturato sale a 9 miliardi

L’inflazione degli affitti in Italia, secondo l’Istat, resta attorno al 4% annuo

La crescita del turismo breve esercita una forte pressione sui canoni d’affitto a lungo termine. Molti proprietari, spinti da esperienze negative o dall’attrattiva dei guadagni più alti, preferiscono la locazione breve, riducendo le opportunità per studenti e lavoratori. Il risultato è un conflitto distributivo fra chi vive di turismo e chi vive nel turismo. Come spiegano gli esperti del Politecnico di Torino, il mercato degli affitti brevi «sta diventando il prezzo marginale dell’intero settore, spingendo verso l’alto tutti gli altri canoni».

Affitti brevi, una partita ancora aperta

Il caso Airbnb in Italia rappresenta oggi uno dei nodi più significativi tra turismo, economia e politiche sociali. Da un lato, la piattaforma ha contribuito a rilanciare l’ospitalità diffusa, generando nuove opportunità di reddito e di valorizzazione dei territori. Dall’altro, ha innescato tensioni sui prezzi delle case, aumentato la competizione per gli affitti e messo in discussione l’equilibrio tra visitatori e residenti: una concorrenza ritenuta oltretutto sleale dagli operatori tradizionali dell'accoglienza. Le prossime sfide riguarderanno la regolamentazione fiscale, la tutela del diritto all’abitare e la sostenibilità del turismo urbano. Senza una governance condivisa, il rischio è che il boom degli affitti brevi consolidi un’Italia a due velocità: una che vive di turismo e un’altra che ne subisce gli effetti.

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