Nel quartiere ottocentesco catanese, quello delle sontuose ville di gusto neoclassico ed eclettico, oggi viale Regina Margherita, al n° 114, per l’occasione del centenario della nascita di Andrea Camilleri (avvenuta il 6 settembre), nella serata dello scorso venerdì 14 novembre, è stato organizzato uno dei tanti appuntamenti culturali dal titolo a Letto e gustato: a cena con Camilleri, per una lodevole iniziativa di Rosina Ardizzone, (con la collaborazione fra Sicilia Gaia e Mondadori Bookstore in Piazza Roma), nella Villa Ardizzone, uno dei più recenti esempi della Belle Epoque, progettata dall'architetto Carmelo Malerba Guerrieri e che appartiene a una famiglia dedita all’arte, alla cultura, ma soprattutto alla musica, che ancora oggi la famiglia continua splendidamente a preservare, con tutta una serie di iniziative aperte al pubblico (utili anche a contribuire alla conservazione della Villa), accogliendo rassegne letterarie, concerti, mostre d’arte, degustazioni, ma anche eventi aziendali e celebrazioni private.

Villa Ardizzone a Catania
Il profilo di Andrea Camilleri tra teatro, tv e linguaggio
Andrea Camilleri è conosciuto dal grande pubblico come il padre del commissario Montalbano, ma prima del suo straordinario successo come scrittore, Camilleri (Porto Empedocle 1925 - Roma 2019) è stato produttore televisivo, regista teatrale, attore, sceneggiatore, regista televisivo, insegnante al Centro sperimentale di cinematografia. Ha prodotto decine di opere di straordinaria popolarità, tradotte in tutto il mondo.

Andrea Camilleri
Ha creato un proprio linguaggio, tra l’italiano e il siciliano, comprensibile ed esotico insieme. Ha ambientato le sue storie, non solo poliziesche, in una personalissima geografia, fatta di città e paesi inesistenti e perfettamente credibili.
Il dialogo con Marco Pitrella e Giuseppe Di Pasquale
Il giornalista Marco Pitrella e il regista Giuseppe Di Pasquale hanno dialogato, ricostruendo il rapporto tra Camilleri, il teatro e la scrittura, delineando - grazie alla costante frequentazione del regista con il suo Maestro - un ritratto intimo. Giuseppe Di Pasquale, che conosceva Camilleri fin dal 1985, ha raccontato alcune delle esperienze vissute con il maestro e con la sua capacità di improvvisare domande, anche false (ad esempio quella delle presunte origini siciliane di Shakespeare) o ironiche (come quando Sciascia lo indusse ad accompagnarlo in un viaggio in aereo alla fine solo perché ne aveva paura), per sperimentare le capacità degli allievi oppure di inventare sogni da raccontare (arte interiore in cui il Maestro è stato illuminante, che poi ha determinato tutta la sua opera).

Un momento del dialogo tra Marco Pitrella e Giuseppe Di Pasquale
Egli cambia uso e linguaggio che trasforma il modo di parlare della Sicilia e dei siciliani, cioè dà modo “sciasciano” di tipo “luttuoso”, al modo ironico e giocoso, non formale, tipico del popolo. Alla serata ha partecipato anche l’attrice catanese Lucia Sardo, con brevi letture selezionate, che ha intercalato nel racconto su Camilleri attraverso ciò che più amava: il teatro e la tavola.
Camilleri e il cibo come identità culturale
Il racconto ha riguardato anche la questione del cibo, con il quale il maestro Camilleri ha “accompagnato” il racconto delle sue opere, probabilmente per marcare un’identità culturale attraverso il linguaggio meglio conosciuto dalle persone, per cui il cibo della tradizione può essere considerato anche come elemento di resistenza contro l’omologazione e la perdita di identità culturale, tenendo sempre ben presente che «mangiare di prescia non è mangiare» (dal romanzo Il giro di boa), in quanto la cucina è cultura, arricchimento del mondo, catalizzatore di emozioni, sfoghi, vizi e virtù: teoria particolarmente intima per uno che non sapeva cucinare, ma sapeva esaltare l’esperienza del mangiare. E che dire dell’amicizia con Sciascia, cuoco inconfessato, molto abile ai fornelli.
I piatti di Camilleri preparati da Paola Insanguine
La serata si è conclusa, come una parte integrante del percorso, con il lieto assaggio di alcuni piatti (preferiti da Andrea Camilleri e citati nei suoi romanzi), preparati da Paola Insanguine, cuoca titolare di Tacchi & Sapori Factory, un laboratorio di esperienze sociali che offre servizi anche fuori dal proprio intorno.
- Scanatedda: nel 2005 Camilleri racconta: «A mia nonna piaceva fare il pane. A me toccava la scanatedda, un panino meraviglioso, croccante e profumato…» (testo mantenuto integralmente);
- Caponatina: uno stufato agrodolce di melanzane, che Camilleri teneva a distinguere dal semplice antipasto e senza il pomodoro;
- Arancini al ragù: ricetta riportata fedelmente come da testo originale, con tutti i passaggi e termini siciliani;
- A munnizza (spazzatura): Specialità del 1943 inventata dalla nonna Elvira, descritta da Camilleri in un racconto ricchissimo di dettagli (testo mantenuto integralmente);
- Pasta ’ncasciata: forse il piatto più iconico (segue passaggio dal romanzo Il cane di terracotta);
- A Sasizza: abitualmente cucinata al forno;
- Insalata di caciocavallo e olive;
- Cannoli ripieni di crema al rhum e mandorle tritate.
Come bevanda, un vino rosso novello dell’Etna (anche se il vino non piaceva a Camilleri fin dall’età di 17 anni).
Un pubblico partecipe per un evento di memoria e consapevolezza
Il folto pubblico è rimasto appagato e satollo, nella consapevolezza che questi incontri arricchiscono il principale patrimonio di una persona: la consapevolezza. Lea Ardizzone, Rosina Ardizzone, Lucia Sardo, Giuseppe Di Pasquale, Marco Pitrella, Gaia Pagano di Sicilia Gaia