Sempre più italiani iniziano la giornata scartando una merendina invece di preparare la colazione. È una scena comune, ripetuta in milioni di case, e oggi raccontata anche dai numeri: secondo un’indagine AstraRicerche per Unione Italiana Food, infatti, oltre 25 milioni di adulti - più di sei su dieci - la consumano almeno una volta alla settimana. Un gesto che sembra innocuo, ma che descrive meglio di tante parole il modo in cui il Paese vive la fretta e la fame di tempo. Per i nutrizionisti è un segnale chiaro: la colazione sta perdendo la sua funzione originaria - dare energia e equilibrio - e si trasforma in un atto di compensazione.
C’è chi, come Michelangelo Giampietro, invita a usarle con misura e varietà, e chi, come Pierluigi Rossi, vede in quella confezione l’immagine di un’alimentazione sempre più automatica e industriale. Due visioni diverse, che però portano alla stessa domanda: se la prima cosa che facciamo al mattino è aprire un incarto, cosa stiamo davvero scegliendo - il gusto o la comodità?
Sì, ma con equilibrio: la via del professor Giampietro
La risposta a quella domanda divide, ma chi studia alimentazione invita soprattutto alla misura. Per il professor Michelangelo Giampietro, medico dello sport e specialista in Scienza dell’Alimentazione, la colazione non va moralizzata né semplificata: «La merendina può rappresentare un’alternativa valida per la colazione degli italiani, 2-3 volte nell’arco di una settimana, alternandola però con gli altri prodotti della colazione: frutta fresca e secca, yogurt, dolce fatto in casa, fette biscottate, cereali e biscotti. La caratteristica principale della colazione infatti resta la varietà, intesa sia come alternanza nel consumo di differenti alimenti durante la settimana, sia come assunzione dei diversi nutrienti di cui abbiamo bisogno affinché questo pasto possa essere nutrizionalmente corretto ed equilibrato».
«Scegliere ad esempio alimenti integrali, ricchi di fibre, migliora le funzioni intestinali, favorisce l’assorbimento più lento dei nutrienti e, quindi, di energia garantendo anche più a lungo il senso di sazietà. È fondamentale includere sempre una fonte di carboidrati e di proteine e aggiungere anche una quota non eccessiva di grassi». Un messaggio chiaro il suo: non si tratta di proibire, ma di capire quando e quanto. La merendina non è un nemico, ma neppure un’abitudine da trasformare in regola.

Michelangelo Giampietro e Pierluigi Rossi
Meglio tornare al naturale: la visione del dottor Rossi
Su una linea più critica, come annunciato, si muove invece il dottor Pierluigi Rossi, medico e nutrizionista, che guarda alla colazione come a un termometro dello stile di vita moderno: «Se una persona desidera concedersi un momento di serenità e piacere, perché no. Tuttavia, come medico non consiglio prodotti industriali a colazione. È preferibile orientarsi su cereali integrali, semi oleosi o anche proteine come l’uovo: si può costruire un pasto del mattino adeguato, equilibrato e comunque piacevole».
«In ogni caso, non bisogna esaltare né condannare un singolo alimento, perché l’alimentazione va valutata nell’arco dell’intera giornata. Altrimenti si rischia di guardare una parte e non il tutto». Le sue parole toccano un punto centrale: non è la merendina in sé a fare male, ma l’abitudine a sostituire il cibo vero con qualcosa di pronto, comodo, industriale. Una scorciatoia che finisce per allontanarci dal significato stesso di “colazione”, da quell’idea di nutrimento e lentezza che apparteneva ad altri tempi.
Tra industria, abitudini e nostalgia
Dietro la popolarità delle merendine, va detto, si muove un intero sistema. L’industria dolciaria investe in comunicazione, punta su parole rassicuranti - “autentico”, “semplice”, “italiano” - e costruisce un linguaggio che mescola affetto e convenienza. La confezione monoporzione diventa simbolo di efficienza; lo spot evoca la famiglia, la casa, il latte. E intanto, tra zuccheri semplici e farine raffinate, il prodotto industriale occupa uno spazio sempre più stabile in un momento che un tempo apparteneva all’artigianalità.
Non è solo marketing, però. È anche una questione sociale: chi lavora da casa, chi esce presto, chi vive da solo. Le merendine rispondono a un bisogno concreto - di tempo, di ordine, di conforto. In questo senso, non sono solo un alimento, ma un segno del presente: la colazione che abbiamo scelto perché non abbiamo più tempo di sceglierla davvero.
Le conseguenze sul lungo periodo e le alternative
Sostituire regolarmente la colazione con merendine e bevande zuccherate può però avere conseguenze più profonde di quanto sembri. Un eccesso di zuccheri semplici, farine raffinate e grassi saturi può infatti incidere sul controllo glicemico, favorendo l’aumento di peso e la riduzione del senso di sazietà durante la giornata. Nel lungo periodo, questo tipo di colazione rischia di alterare la percezione del gusto naturale e di alimentare una sorta di “dipendenza da dolce”, che può rendere più difficile adottare abitudini equilibrate.

Tra le alternative alle merendine, lo yogurt naturale
Ripensare la colazione non significa rinunciare al piacere. Gli stessi nutrizionisti suggeriscono alternative semplici, accessibili e più nutrienti: frutta fresca o secca, pane integrale con marmellata senza zuccheri aggiunti, yogurt naturale o ricotta, accompagnati da una fonte di proteine come uova o latte. Chi ama il dolce può optare per dolci fatti in casa con farine integrali, miele o frutta, che mantengono il gusto senza eccedere con zuccheri e grassi.
Croissant in testa, poi plumcake e crostatine
Tornando alla ricerca, il croissant è il dolce più amato dagli italiani al mattino (74%), seguito da plumcake (52%) e crostatina (46%). Poi vengono tortine (27%) e pancake (26%), mentre le sfoglie si fermano al 19% e i trancini al 17%.
A consumarle più spesso sono i giovani tra i 18 e i 29 anni, ma anche gli uomini in generale mostrano una certa fedeltà. Sul piano dei gusti, quasi la metà degli italiani (45%) preferisce le versioni farcite con creme. La seconda scelta ricade sulle merendine farcite con confetture alla frutta, scelte da quasi un italiano su quattro (24%). A seguire, due italiani su 10 (19%) scelgono invece una consistenza "crunchy”, con ingredienti in superficie come granella di frutta secca, scaglie o gocce di cioccolato, glassa di zucchero. Il 12% opta invece per le merendine non farcite/vuote.
L’altra faccia del dolce risveglio
Insomma, le merendine, nel bene e nel male, raccontano chi siamo diventati. Sono comode, familiari, rassicuranti, ma anche il segno di un rapporto con il cibo sempre più mediato dall’industria e sempre meno dalla consapevolezza. Raccontano la tensione tra il bisogno di comfort e la perdita di tempo, tra la nostalgia di un gesto semplice e la resa alla praticità.

Le merendine, nel bene e nel male, raccontano chi siamo diventati
Forse, più che chiederci se facciano bene o male, dovremmo interrogarci su che posto vogliamo dare alla colazione: se resti un momento da vivere o solo una tappa da sbrigare. Perché non è solo ciò che mangiamo a dirci chi siamo, ma anche come lo mangiamo - e quanta fretta ci mettiamo nel farlo.