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Auguri sì, alibi no: il 2026 deve cambiare le regole dell’Horeca

Il riconoscimento Unesco non basta a salvare un settore fermo. Nel 2025 rinvii, arretramenti e nessuna riforma su turismo, lavoro e formazione. Affitti brevi, recensioni selvagge e troppe licenze restano irrisolti . Il 2026 dirà se l’Horeca vuole cambiare o affondare

Alberto Lupini
di Alberto Lupini
direttore
31 dicembre 2025 | 13:43
Auguri sì, alibi no: il 2026 deve cambiare le regole dell’Horeca

Il 2025 ci ha portato l’importante riconoscimento Unesco per la nostra cucina, ma per il mondo dell’accoglienza e dell’enogastronomia c’è stato davvero ben poco d’altro. Giusto in chiusura è stata regolamentata la produzione di vino low alcool e sono state confermate le etichette per la tracciabilità di alcuni prodotti.

Affitti brevi, keybox e recensioni: il degrado che nessuno vuole governare

Per le grandi questioni di fondo del turismo e della ristorazione, purtroppo, solo rinvii o, peggio, arretramenti rispetto agli impegni presi. Pensiamo ai centri storici disastrati da un eccesso di turismo alimentato dagli affitti brevi, che non sono stati regolamentati nemmeno a livello fiscale, e alll’oscenità delle foreste di keybox che devastano gli ingressi di tanti palazzi. E che dire delle svaporate norme a tutela di recensioni corrette online rispetto all’abuso fatto su piattaforme come TripAdvisor o Google dove si scatenano i leoni da tastiera e gli imbroglioni?

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Lavoro e formazione: senza giovani l’Horeca non ha futuro

Ma oltre a ciò, ci sono questioni di fondo che non potranno non essere affrontate con decisione nel 2026, pena una crisi pesante di tutto il comparto. A partire dalle imprese famigliari, quelle della ristorazione medio-alta, la più legata alla Cucina italiana autetica, oggi schiacciate fra un fine dining disancorato spesso dalla tradizione e e un fast food sempre più forte. 

C’è in primo luogo il problema dell’accesso alle professioni legate alla tavola e all’accoglienza. Come andiamo ripetendo da anni bisogna invertire la caduta di interesse dei giovani verso il mondo dell’Horeca. Si deve agire su orari e contratti ma, soprattutto, si deve porre mano ad una profonda riforma del sistema scolastico che, tolti casi di eccellenza (che stiamo presentando), è inadeguato e non ha risorse. Si deve arrivare al liceo dell’accoglienza, altro che iniziative farlocche come il fallimentare liceo del made in Italy.

Servono regole, non slogan: i troppi locali sono un primato europeo che non è un vanto

E a fianco di ciò si deve chiudere una volta per tutte la partita del riconoscimento giuridico delle professioni, a partire da quella dei cuochi, dei maitre, dei barman, ecc. Dopo i disastri compiuti a suo tempo con le demagogiche liberalizzazioni della legge Bersani, ora si devono chiudere le maglie e per operare nell’Horeca servono certificazioni e formazione. Gli oltre 330mila locali in cui si somministra cibo in Italia sono un primato a livello europeo di negatività e stoltezza: sono troppi e occorre ripensare al tema licenze. Anche perché in queste condizioni sarà difficile valorizzare al meglio un valore come quello riconosciuto dall’Unesco.

La ristorazione è turismo: una verità che la politica continua a ignorare

C’è poi una questione di fondo, forse la madre di tutte le altre: la ristorazione deve essere riconosciuta impresa turistica. Lo ha ribadito con forza il presidente della Fipe proprio a Italia a Tavola ricordando come la tavola sia la seconda motivazione per cui i turisti vengono in Italia e in assoluto la prima per cui ci ritornano. E perché i ristoranti non sono imprese turistiche e sono esclusi da bandi e dai finanziamenti per il turismo? Una domanda a cui la ministra del Turismo non ha mai risposto, ma su cui dovrà chiarire la sua posizione e quella del Governo proprio nel 2026, salvo si voglia lasciare il comparto nella situazione di stagnazione in cui si trova e sprecare le opportunità di una riorganizzazione generale che, grazie proprio all’Unesco, oggi si potrebbe tentare.

Auguri sì, alibi no: il 2026 deve cambiare le regole dell’Horeca

La ristorazione è fondamentale per il turismo

Italia a Tavola: 40 anni di informazione per capire dove si va

Questo è proprio uno dei temi centrali su cui Italia a Tavola intende impegnarsi nel 2026 rafforzando il ruolo di interlocutore del mondo dell’Horeca a cui raccontiamo e spieghiamo da sempre cosa sta cambiando. Il ’26 è fra l’altro l’anno in cui il nostro impegno editoriale gira la boa dei 40 anni di attività all’insegna di un’informazione indipendente e in tempo reale, per consentire a ciascuno di interpretare meglio tendenze e novità. Lo abbiamo sempre fatto con il quotidiano on line, le newsletter settimanali, i mensili, la presenza sui social. Un lavoro che ora stiamo rafforzando e implementando. Questo è l’impegno per i prossimi mesi, augurando a tutti successo e un lavoro sereno. 

Il 2026 dirà se il sistema saprà finalmente decidere o continuerà a galleggiare. Noi, come sempre, racconteremo i fatti, faremo domande scomode e daremo strumenti per capire. È l’unico modo serio di fare auguri a un settore che merita molto più di qualche slogan.

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