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Da Venezia, la provocazione: tassa da 100 euro per i turisti mordi e fuggi

Mentre la laguna affoga sotto il peso di un turismo senza direzione, cresce il malcontento tra chi vive e lavora in città. Le misure per regolamentare i flussi restano timide, l'economia locale si svuota, e l'idea di una selezione all'ingresso - per quanto estrema - diventa il simbolo di una resa o di una svolta necessaria

Nicholas Reitano
di Nicholas Reitano
Redattore
26 luglio 2025 | 18:56
Da Venezia la provocazione: tassa da 100 euro per i turisti mordi e fuggi

A Venezia i turisti non mancano. Ma sono cambiati, profondamente. Lo si capisce non soltanto dai numeri, che restano alti nonostante gli ingressi contingentati, bensì dal volto della città, dal tono sommesso delle vetrine vuote, dagli sguardi rassegnati dei commercianti, dall'atmosfera sospesa tra un passato glorioso e un presente che sa di svendita. Perché in laguna, oggi, si fa fatica a riconoscere il confine tra accoglienza e invasione. E le parole pronunciate da Setrak Tokatzian al Corriere della Sera, presidente dell'Associazione Piazza San Marco e titolare di una storica gioielleria sotto i portici della Basilica, sono uno sfogo, sì, ma anche la fotografia, amara e realistica, di una città che sta perdendo la propria funzione e il proprio senso.

«Turismo osceno»: l'allarme dei commercianti e la provocazione dei 100 euro

«Ogni giorno vedo fiumi di persone arrivare in città, ma senza una meta. Corrono da una parte all'altra, salgono sulle gondole, si fanno i selfie, si siedono sulle scalinate, ma nessuno entra nei negozi. Nessuno acquista nulla. Questo turismo è osceno» dice Tokatzian.

Da Venezia, la provocazione: tassa da 100 euro per i turisti mordi e fuggi

Setrak Tokatzian, presidente dell'Associazione Piazza San Marco e titolare di una storica gioielleria sotto i portici della Basilica

E aggiunge, con una provocazione che ha fatto subito discutere: «Io farei pagare 100 euro a testa a chi arriva in giornata. Se non ci sono i ricchi, chiudiamo». Il tono è duro, certo. E i cento euro a testa suonano come una sparata, fuori mercato e fuori da ogni logica, nonché (direbbero in molti) poco compatibile con la libertà di movimento che deve restare un principio di ogni città aperta. Ma se si guarda con attenzione, la proposta - volutamente estrema - nasconde un interrogativo che non si può più eludere: Venezia può ancora permettersi di ospitare milioni di persone l'anno senza chiedere nulla in cambio?

Turismo mordi e fuggi: tanti arrivi, pochi benefici

La domanda è legittima, aggiungiamo noi. Perché se è vero che il turismo è il motore della città, è altrettanto vero che un motore alimentato solo da carburante scadente prima o poi si inceppa. Il paradosso sta tutto qui: Venezia non è mai stata così piena, ma mai così in perdita. Lo testimoniano le vetrine delle boutique vuote, i tavoli dei ristoranti dove sempre più spesso si vede una pasta divisa in tre, le fontanelle pubbliche circondate da code interminabili di turisti che evitano perfino l'acquisto di una bottiglietta d'acqua. E mentre i negozi faticano a vendere anche un anello o un souvenir, gli abusivi fanno affari d'oro vendendo rose e grano per i piccioni, spesso indisturbati. «Quando è venuto il presidente Mattarella - racconta Tokatzian - non ce n'era nemmeno uno. Quindi si può fare, se si vuole».

Ticket d'ingresso, limiti ai gruppi e più hotel di lusso: misure utili ma insufficienti

Eppure, non è che la città sia rimasta immobile. Dallo scorso anno, Venezia ha infatti introdotto una serie di provvedimenti per tentare di gestire l'overtourism: il più noto è il ticket d'ingresso per i visitatori giornalieri, già ribattezzato “tassa di accesso”, che ha fatto discutere dentro e fuori l'Italia. A questo si è aggiunto il limite di 25 persone per i gruppi turistici organizzati, pensato per ridurre le maxi comitive che intasano le calli e snaturano l'atmosfera unica della città. Tutte misure utili, senza dubbio. Ma il punto, forse, è un altro: servono a contenere, non a cambiare. E la città, oggi, ha bisogno di molto più di un contenimento.

Da Venezia, la provocazione: tassa da 100 euro per i turisti mordi e fuggi

Dal 2024, Venezia ha introdotto una serie di provvedimenti per tentare di gestire l'overtourism

Anche il comparto alberghiero, da parte sua, ha avviato una trasformazione non da poco. Negli ultimi 13/14 anni, il numero di strutture a quattro e cinque stelle è aumentato sensibilmente - passando da 116 a quasi 170 tra il 2010 e il 2023 - mentre il numero complessivo di stanze è diminuito. Un segnale preciso, che racconta la volontà di puntare su un'accoglienza più esclusiva, con meno camere ma più servizi, con meno quantità e più qualità. In parallelo, si cerca di rafforzare la sinergia tra pubblico e privatoper fare di Venezia una destinazionedi lusso”, capace di attrarre chi davvero vuole scoprire la città, rispettandola.

Un'identità che si dissolve: serve una risposta dal Governo

Il problema, però, è che mentre si cerca di costruire un futuro più sostenibile, il presente scivola sempre più verso una deriva difficile da gestire. Le grandi masse giornaliere, i turisti che arrivano la mattina dal litorale e ripartono il pomeriggio senza nemmeno sapere dove si trovano (si fa per dire), stanno svuotando Venezia di contenuto. Perché il punto non è il numero di arrivi in sé, ma il tipo di esperienza che si fa. Chi visita una città senza conoscerla, senza entrare in contatto con la sua storia, con le sue botteghe, con i suoi abitanti, non è un visitatore: è un passante. E Venezia non è fatta per i passaggi veloci.

Da Venezia, la provocazione: tassa da 100 euro per i turisti mordi e fuggi

Le grandi masse giornaliere stanno svuotando Venezia di contenuto

Per questo, forse, è davvero arrivato il momento di rimettere al centro l'idea di un tavolo nazionale contro l'overtourism. Perché la pressione esercitata dal turismo di massa non si esaurisce in un problema di ordine pubblico, ma diventa una questione ambientale, urbanistica, sociale. Le infrastrutture soffrono, la raccolta dei rifiuti esplode, il decoro urbano si deteriora, la vita dei residenti (e studenti, perché anche loro non vanno dimenticati, spesso obbligati a pagare affitti astronomici per restare sull'isola) si trasforma in un percorso a ostacoli. E l'identità della città si annacqua ogni giorno di più, con il rischio di affondare... a breve.

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