È ancora aperto il “dibattito” che riguarda il miglior tipo di salmone da mangiare. C’è chi sostiene che quello da allevamento abbia un gusto più intenso e contenga proprietà più salutari e chi, al contrario, preferisce il salmone selvaggio, reputandolo un tipo di alimento meno contaminato e più naturale. Vediamo quali sono le differenze principali e qual è meglio scegliere.

Le principali differenze
La prima differenza che salta subito all’occhio sta nel colore. La tipica colorazione rosa del salmone, infatti, risulta meno intensa in quello da allevamento. Questo è dovuto principalmente a una questione di alimentazione del salmone stesso. Il colore rosa, infatti, è causato dalla dieta del salmone, ricca di crostacei di questo colore che vanno a modificare la pigmentazione delle sue carni. Negli allevamenti i salmoni vengono nutriti anche con altri alimenti ed è per questo motivo che il loro rosa è meno acceso dei salmoni selvaggi la cui dieta, invece, include principalmente crostacei di quel colore. In tavola, quindi, i filetti di salmone selvaggio da pesca sostenibile avranno, anche dopo la cottura, una tonalità più vivace; possiede, inoltre, note di arancio brillante a causa di un’alga contenuta nelle acque dell’Oceano Atlantico e di cui il salmone si nutre. Quest’alga, per una questione di costi, non è ovviamente inclusa nella dieta dei pesci da allevamento.
Diversa è anche la provenienza delle due specie. Gli allevamenti di salmone si trovano principalmente in Europa mentre la cattura del salmone selvaggio avviene nei mari dell’Alaska e del Canada.
Infine, un’altra notevole differenza sta sicuramente nel prezzo. I salmoni da allevamento hanno naturalmente una maggiore reperibilità, motivo per il quale il loro costo è decisamente minore rispetto al salmone selvaggio che richiede una cattura più elaborata in aree anche molto lontane da quelle dove successivamente viene venduto.
I valori nutrizionali
Ma veniamo alla principale differenza e a quella che dovrebbe essere la motivazione per scegliere un tipo di salmone rispetto a un altro. Il salmone selvaggio ha un altissimo contenuto di antiossidanti e acidi grassi Omega 3; i primi sono dovuti alla sua dieta a base di alga Astaxantina, i secondi apportano tutta una serie di notevoli benefici all’organismo. Tra questi:
- Abbassano il livello di colesterolo cattivo: questo è il principale responsabile dell’ostruzione delle vie arteriosi. Assumendo Omega 3 si aumenta la produzione di colesterolo buono che, al contrario, migliora il flusso sanguigno all’interno del corpo;
- Contrastano i radicali liberi: ossia la produzione di ossigeno liberato in quantità eccessive e dannose per l’organismo e che causa l’invecchiamento di cellule e tessuti;
- Proteggono il sistema cardiovascolare: agisce sui trigliceridi tenendone i valori sotto controllo;
- Prevengono l’insorgere di trombosi e ictus;
- Hanno proprietà antinfiammatorie: migliorano la salute delle articolazioni e delle cartilagini;
- Riducono il livello di diabete mellito di tipo 2;
- Favoriscono la crescita della massa magra: il salmone, infatti, viene spesso consumato anche dagli atleti professionisti;
- Prevengono la formazione di neoplasie;
- Aiutano il cervello a mantenersi sano e attivo: combattono il presentarsi di fenomeni di invecchiamento tipici dell’età avanzata e che colpiscono le funzioni cognitive.
Quale è meglio mangiare
Non esiste una regola precisa che possa far pendere l’ago della bilancia da una parte e dall’altra. Tuttavia, almeno per una questione di benefici e valori nutrizionali, sarebbe preferibile il consumo di salmone selvaggio. Alcuni recenti studi, inoltre, hanno dimostrato che i salmoni da allevamento potrebbero contenere una maggiore quantità di sostanze contaminanti; questa rappresenta una sorpresa dato l’ambiente controllato in cui crescono.