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Wine trend

Friuli Venezia Giulia: vigneti in aumento, si punta su Prosecco e Pinot Grigio

Liliana Savioli
di Liliana Savioli
05 marzo 2022 | 09:30

Ci siamo chiesti, e abbiamo chiesto in giro, come stanno cambiando le tendenze dei vini nella regione del Friuli Venezia Giulia, quali sono i trend in atto, quali le novità più interessanti, cosa sta cambiando nell’ambito del commercio della vendita di vino? Tante domande per descrivere una piccola regione nel profondo nord est della penisola, che incide solamente per il 3% sul comparto degli ettari vitati nazionali con i suoi 28.687 ettari con ben il 50% della superficie divisa tra Pinot Grigio e Glera. Con ben 1.700 ettari di Ribolla Gialla (con un aumento del 400%) che però non sta più diventando remunerativa e molti stanno riconvertendo a Pinot Grigio. Purtroppo avevano ragione i viticoltori del Collio a dire che piantare Ribolla Gialla in pianura non era una idea vincente.

La Ribolla Gialla è un vitigno molto esuberante e di grande produzione, se piantato in pianura con terreni grassi e innaffiato spesso. I grappoli diventano grossi e compatti e fanno fatica a maturare e il più delle volte marciscono all’interno. Questo vitigno ha bisogno di essere piantato in terre magre, di collina, con poca acqua e tanto vento, cercando di farlo produrre il meno possibile e raccogliendo i grappoli alla completa maturazione del seme, come dice il produttore Damijan Podversic.

Cividale del Friuli (foto: Fabrice Gallina) Friuli Venezia Giulia: vigneti in aumento, si punta su Prosecco e Pinot Grigio

Cividale del Friuli (foto: Fabrice Gallina)

L'annata agricola

Ma vediamo come è andata l’annata agricola 2021. Confagricoltura cerca di fare il punto. Ce ne parla Adriano del Fabro, giornalista. Migliora la bilancia commerciale regionale. Mais e soia le piante più coltivate. Crolla il frumento. Crescono vigneti e meleti. Si affacciano nuove colture: nocciolo, olivo e noce. Continuano a chiudere le stalle, mentre suini, pesci e api hanno un andamento positivo. Il 2021 agroalimentare del Friuli Venezia Giulia si porta via con sé una diminuzione del valore dei prodotti pari a un -2,7% sul 2020, ma di un -13% sul 2018. Migliora la bilancia commerciale con un export che cresce del 6,5% per i prodotti dell’agricoltura e della pesca (a fronte di una crescita delle importazioni dello 0,29%) e dell’11,85% per i prodotti alimentari e le bevande a fronte di un’importazione che cresce del 4,67%. Complessivamente, il valore delle esportazioni supera il miliardo di euro. Sono i primi dati dell’annata agricola appena trascorsa, elaborati dal Centro studi di Confagricoltura.

Accorciare le filiere

«La tendenziale continua crescita dei costi di produzione, sta effettivamente mettendo in crisi le nostre aziende», sottolinea il presidente di Confagricoltura Friuli Venezia Giulia Philip Thurn Valsassina. «In questo modo, tra l’altro, l’attività agricola rimane poco appetibile per i giovani facendo venire meno, nel comparto, l’apporto di nuove idee e il necessario ricambio generazionale. Oltre all’intervento strutturale sui costi dell’energia è di assoluta necessità l’accorciamento delle filiere per far rimanere più valore aggiunto nelle tasche degli imprenditori agricoli. Inoltre, auspico che l’assessorato regionale alle Risorse agroalimentari mantenga alta la tensione e l’attenzione sulle proposte e le determinazioni della nuova “Pac 2027” affinché contenga benefici concreti e duratori per le imprese agricole».

Tra i seminativi, ritorna a crescere il mais che è la prima coltivazione del Friuli Venezia Giulia, con 44.633 ettari e oltre 4milioni e 400 mila quintali di prodotto. Dal punto di vista della superficie, è tallonato dalla soia, con i suoi 38.752 ettari investi e 814 mila quintali di prodotto. Ambedue le coltivazioni sono in crescita sul 2020. Non si può non segnalare il crollo del frumento che scende dagli 8.780 ettari investiti ai soli 300. Praticamente stazionario l’orzo, nonostante il forte interesse delle industrie della birra verso questo cereale (in tema, vengono censiti anche 4 ettari dedicati alla coltivazione del luppolo). L’ortaggio più coltivato è la patata, con i suoi 229 ettari (in calo sul 2020), seguito dall’asparago con 185 ettari (stazionario). Il melo è il fruttifero più coltivato, con i suoi 1.318 ettari investiti (in crescita) per una produzione di oltre 641 mila quintali. Stazionario l’investimento in kiwi, secondo frutto più coltivato, con i suoi 520 ettari. Allo stesso tempo, si segnala la crescita e la diffusione di “nuove” coltivazioni: il nocciolo, innanzitutto, che passa da 286 a 384 ettari; l’olivo, da 259 a 280 ettari; il noce, da 65 a 121 ettari.

 

Vigneti in aumento

Confermato il trend in crescita per i vigneti che continuano a segnalare l’avvio di nuovi impianti. Infatti, la superficie investita passa dai 26.984 ettari del 2020, ai 28.687 del 2021. Nel comparto zootecnico, prosegue l’andamento negativo ultradecennale dell’allevamento bovino. Attualmente, nelle nostre 2.191 stalle trovano spazio 73.686 bovini. Gli allevatori dell’anno precedente erano 2.202 e si prendevano cura di 74.393 capi. Dal punto di vista dei numeri, vanno meglio la suinicoltura, l’acquacoltura e l’apicoltura. Sono una decina in più, infatti, gli allevatori di maiali del 2021 che fanno crescere 267.135 capi. Il trend segna una curva tendenzialmente positiva dal 2018. Gli allevamenti di crostacei, molluschi e pesci, attivi nella regione, sono 226; erano 144 nel 2012. Dal 2016, l’apicoltura del Friuli Venezia Giulia pare aver trovato un nuovo slancio. Il numero di apicoltori è passato dai 1.192 di cinque anni fa (professionisti o meno), agli attuali 1.878; le arnie sono quasi raddoppiate, passando dalle 2.456 di allora, alle attuali 4.325.

Dieci anni di Friuli enologico

A Claudio Fabbro, agronomo e enologo e giornalista ma più che altro memoria storica della regione, abbiamo invece chiesto come sta il Vigneto Friuli nel 2022, facendo un’analisi in retrospettiva dell’ultimo decennio. Di seguito, una sintesi del suo pensiero.

2012-2022: bollicine (Prosecco e Ribolla Gialla) e Pinot Grigio in grande spolvero. Superiore alle previsioni il grande interesse del consumatore per tipologie Charmat quali il Prosecco (da uve Glera, oggi oltre 5000 ettari vitati) nonché per la stessa Ribolla Gialla (dai 186 ettari del 2014 e i 362 del 2014 oggi arrivata a oltre 1.700 ettari). Crescita esponenziale anche per il Pinot Grigio (circa 7.000 ettari, di norma vinificato in bianco ma con interessanti declinazioni anche in “ramato”). Queste tre varietà (insieme occupano oltre la metà della superficie viticola specializzata, che è pari a circa 26.000 ettari) hanno rivoluzionato un sistema vitivinicolo consolidato nei decenni e garantito un benessere economico buono/ottimo, se confrontato ad altri settori in cui l’agricoltura sopravvive. Un certo interesse si registra per la Malvasia istriana e il Pignolo. Non è da escludere che le forti estirpazioni per dar spazio a Glera e Pinot Grigio abbiano penalizzato alquanto varietà un tempo molto richieste e, come spesso accade, oggetto di nostalgiche richieste da parte di consumatori che non ne hanno scordato la bontà e i pregi organolettici più in generale. Ricorsi storici, pertanto, che potrebbero incidere non poco negli anni futuri. Curioso tuttavia registrare un'improvvisa pausa legata alla consistente produzione del 2018 (oltre 1,9 milioni di ettolitri, il 25% in più del 2017) e, elemento da non trascurare, anche di ottima qualità; parametro insufficiente per garantire prezzi adeguati delle uve e relativi mosti, con contrazione dei prezzi significativa rispetto al 2017. Come dire: la qualità ripaga sempre? Pare di no! Oggi in un’azienda l’agronomo e l’enologo devono sempre e comunque fare un ottimo prodotto (indipendentemente da gelate e altre avversità naturali, fungine, ecc.) ma le scelte più importanti spettano al responsabile marketing, figura imprescindibile soprattutto quando oltre a vendere bene e tanto riesce anche a incassare puntualmente!

Buttrio (foto: Fabrice Gallina) Friuli Venezia Giulia: vigneti in aumento, si punta su Prosecco e Pinot Grigio

Buttrio (foto: Fabrice Gallina)

Gdo e Horeca

Un discorso a parte merita il biennio pandemico cui il mondo del vino non ha potuto ovviamente sottrarsi. «Forte la richiesta verso la Gdo, anziché verso l’Horeca - sottolinea Claudio Fabbro - nonché le consegne a domicilio preferibilmente in bag in box invece che in bottiglie “firmate”. L’incertezza dei mercati mondiali, i frequenti Dpcm che hanno penalizzato anche la ristorazione nazionale, il cambiamento di abitudini con annullamento di eventi, manifestazioni enogastronomiche e fiere hanno messo in ginocchio diverse aziende, soprattutto quelle non organizzate per consegne o per accogliere la clientela. Un problema serio, i cui effetti sono tuttora imprevedibili sia nel breve che medio-lungo periodo».

In parallelo, come segnala Michele Bertolami, direttore del consorzio di certificazione Ceviq, da annotare il fatto che «il 70% della nostra uva e del nostro vino sfuso certificato viene venduto ad aziende trentine e venete che poi lo imbottigliano e lo commercializzano con le loro etichette».

L'incidenza della pandemia

Ma come sta vivendo questo momento storico una produttrice, nonché delegata delle Donne del vino per la regione Friuli Venezia Giulia? «Per quanto riguarda il trend - racconta Maria Cristina Cigolotti Kristalnigg dell’Azienda Agricola del Poggio di Villalta di Fagagna (Ud) - a parte il forte rallentamento di vendite a tutti i livelli dovuto alla Pandemia, si nota una buona tenuta e interesse crescente per gli autoctoni, specialmente Ribolla Gialla spumante e non, la Ribolla Gialla ferma sta riducendo la richiesta di Pinot Grigio, quella spumante prende il posto del Prosecco: purtroppo si tratta sempre di cambio tendenza e non di una vera crescita nei consumi. La grande discriminante rimane il prezzo. Per quanto riguarda i rossi, buon interesse per Refosco e Schioppettino. Questa è una valutazione generale: mi sono confrontata con l’enologo Andrea Romano Rossi che segue a vari titoli diverse aziende del Friuli e che ha il polso di diverse zone e situazioni. Stefano Trinco mi conferma il trend positivo degli spumanti ma anche qui a discapito dei vini fermi. In sostanza il mercato continua a essere trascinato dal Prosecco/vini spumanti. Personalmente sono molto preoccupata per il futuro, si naviga a vista ed è difficile fare una programmazione quando le carte in tavola possono cambiare da un momento all’altro. Negli ultimi mesi ho avuto molti contatti e buon interesse per i miei vini che non si sono concretizzati in vendita causa lockdown riguardo i mercati esteri. Mi chiedo cosa succederà ora che, a seguito dei forti rincari energetici, tutti siamo costretti a rivedere in rialzo i listini di vendita».

Eccellenza riconosciuta

Vede la situazione nella stessa maniera Cristina Burcheri, coordinatrice della Guida Vinibuoni d’Italia, l’unica guida di soli vini autoctoni? «Contando a spanne - spiega - solo il 3% dell'intero comparto nazionale con i suoi circa 20mila ettari vitati, la produzione vitivinicola del Friuli Venezia Giulia è ancor oggi un'eccellenza riconosciuta. Questo posto d'onore sul mercato italiano e internazionale è stato conquistato già negli anni Novanta del secolo scorso quando, specialmente in collina, si iniziarono a produrre grandissimi vini bianchi di corpo e d’invecchiamento grazie alla composizione unica del terreno, grazie al microclima, grazie alla rinnovata cultura enologica. In Italia, per la prima volta si producevano vini bianchi che non temevano l’affinamento in bottiglia o in legno, capaci non solo di non perdere, ma anzi anche di affinare il loro innato patrimonio aromatico». Su quella fortunata onda sono costantemente cresciuti gli ettari dedicati ai vitigni a bacca bianca, a discapito dei rossi. Trend che negli ultimi 10 anni ha trovato nuovo impulso grazie anche alla richiesta del mercato italiano e internazionale di vini spumanti e di Prosecco in particolare.

 

Una nuova unicità

«Ma con l’investimento di aree vocate dell’Alto Adige e del Veneto - continua - con l’emergere di vini bianchi del centro e del sud della penisola la nuova domanda per i vignaioli del Friuli Venezia Giulia non dovrebbe essere tanto come emergere, ma come non diventare intercambiabili. Nella ricerca di una nuova unicità non fa male quindi fare esercizio fenomenologico dell’immer wieder: ritornare agli innovatori degli anni Ottanta e Novanta (Mario Schioppetto, le famiglie Felluga con Livio e Marco, Vittorio Puiatti, Tullio Zamò, Rosa Bosco citando alcuni e dimenticando altrettanti….) senza dare per scontato l’unicità e la bellezza che i vigneti del Friuli Venezia Giulia esercitano su chi li scopre e ne resta incantato: i pastini sul golfo di Trieste, le vigne tra i boschi planiziali delle risorgive friulane, i tramonti sul Collio e Colli Orientali, i ronchi al limitar nelle verdi Prealpi Carniche».

Filosofia di bellezza

E puntualizza: «Ecco perché i nuovi innovatori - le cantine che riprendono il Collio Bianco con etichetta univoca “uve autoctone” (Edi Keber, Cantina produttori Cormons, Terre del Faet, Muzic), i vini macerati di Oslavia e del Carso di cui Josko Gravner è il principio primo, i passiti (dal Tal Luc di Lis Neris ai gioielli di Picolit e Verduzzo che si declina nella Docg Ramandolo), le bolle ancestrali di Miklus e di Skerk… - sono tutti portatori di un'unica filosofia di bellezza. Bellezza di cui oggi però non è facile cogliere i margini. Per di più, sono tasselli di un puzzle più ampio che abbracciando il Friuli Venezia Giulia sconfina naturalmente, come nella mano il palmo nelle dita, in Slovenia nelle “Doc” Brda, Vipavska Dolina e Kras. Tutte queste gemme, preziose prese singolarmente, moltiplicherebbero il loro valore se riunite nella forza dell’idea in cui tutte già si identificano: lasciar parlare, attraverso le loro produzioni vitivinicole, il territorio che va sostenuto, salvaguardato, protetto. Un obiettivo che, sbiadendo il mero fine commerciale, diventerebbe grazie alle diverse voci che lo sostengono, forte, definito e unico anche in vista dell'importante appuntamento dell'anno».

I giovani e il vino

Andiamo ora a porre le stesse domande a Matteo Bellotto, consulente alla promozione e comunicazione del Consorzio Colli Orientali e Ramandolo che ci racconta di una vera e interessante novità made in Friuli Venezia Giulia. «I cambiamenti in atto in Friuli Venezia Giulia e non soltanto, nel mondo del vino, hanno costretto tutti ad accelerare per far sì che le tendenze non vengano inseguite ma recepite e comprese. Più che un cambiamento nelle tendenze, infatti, ci siamo concentrati su come stia crescendo l’interesse per il vino soprattutto da parte delle giovani generazioni. Le persone che si avvicinano al mondo del vino e che partecipano ai diversi corsi hanno un’età che si abbassa costantemente anno per anno. C’è una crescente e concreta voglia di conoscere la produzione del vino al di là del famigerato “storytelling”, ma con la possibilità di poter avere a disposizione dei dati dimostrati e dimostrabili per poter capire a fondo la produzione di uva prima e di vino poi nel momento in cui si tratta di produzioni “artigianali” come quelle che maggiormente esistono in Friuli. Il Consorzio Friuli Colli Orientali e Ramandolo, da vent’anni a questa parte, può contare sul lavoro di monitoraggio dei tecnici che trova la sua summa con la pubblicazione della relazione tecnica “Le Stagioni e Le Uve” che arriva nel 2021 alla sua 14ª edizione, tutto consultabile gratuitamente sul nostro sito. Dentro alla relazione ci sono tutti i risultati dei monitoraggi dei vigneti e il lavoro fatto su ogni singola varietà a disciplinare. Ben 23 varietà. I dati raccontano l’andamento climatico, la fenologia e la fitopatologia dell’annata. Oltre a questo viene portata avanti la mappatura del territorio dove attualmente 3200 vigne dei Colli Orientali sono state mappate e di loro viene raccolto ogni singolo dato».

Tasting Academy (foto: Fabrice Gallina) Friuli Venezia Giulia: vigneti in aumento, si punta su Prosecco e Pinot Grigio

Tasting Academy (foto: Fabrice Gallina)

Raccontare il territorio

La Tasting Academy è il luogo dove tutte queste informazioni vengono rese comprensibili e riproducibili. «Attraverso l’assaggio dei 32 vini in degustazione contenuti in Dispenser - continua Bellotto - quindi serviti a temperatura corretta e a perfetta conservazione si può andare a studiare la zona da dove essi provengono, potendo contare sulla mappatura che viene proiettata in uno schermo da 87” e sui dati delle diverse relazioni tecniche. In questo modo riusciamo a raccontare esattamente quello che possiamo dimostrare, mettendo a disposizione di tutti il lavoro di vent’anni di dati e permettendo al vino di raccontare il territorio e a noi di comprendere il valore del lavoro dei produttori. Lo schermo ci permette poi di connetterci con tutto il mondo attraverso call che ci fanno condividere le informazioni formando ovunque professionisti, ristoratori, appassionati attraverso una narrazione onesta, senza raccontare storie ma condividendo dati che diventano comprensibili». Da aprile 2021 sono centinaia le persone che sono venute a degustare in Tasting Academy e innumerevoli le video degustazioni organizzate in Italia e all’estero. Una stanza così gestita non ha eguali.

Avanza l'oniline

E per ultimo, ma non per importanza, ne abbiamo parlato con Gianluca Castellano, sommelier professionista, per anni in ristoranti stellati, ora responsabile acquisti e vendite per il settore vino della famiglia Zazzeron di Trieste, proprietaria di vari supermercati e punto di riferimento per gli appassionati di enogastronomia. «Il cambio di tendenza è partito da parecchi anni – spiega - ed è quello del dimagrimento dei vini, snellimento sia alcolico che strutturale, vini con possenza glicerica e alcolica che stanno diventando sempre di più freschi e scattanti senza perdere l’identità territoriale, anche se certi produttori continuano con il vecchio stile. Per quanto riguarda il trend del mercato non c’è stato un gran cambio di rotta in questi ultimi 2 anni. La grande distribuzione lavora alla grande e molto sull’online. Molti acquistano la prima volta in enoteca e poi proseguono sull’online alla ricerca del miglior prezzo per poi tornare se si desidera acquistare altro di nuovo. Il prezzo medio si è un minimo abbassato, ma come numero di bottiglie siamo in linea con il 2020. A guidare va sempre forte la nostra regione. Ma anche la Toscana e la Francia. Per quanto riguarda le bollicine, Franciacorta in discesa e in salita in Trentodoc. Valdobbiadene domina sempre di più. Lo Champagne resiste per le grandi maison ma c’è la ricerca del prezzo medio magari cercando il piccolo produttore.Valore del territorio nel suo collettivo c’è il Collio. Il brand regge ancora. Per le altre denominazioni esiste il fattore azienda. Non esiste il brand Grave o Isonzo, esistono le aziende. E sì, il Friuli Venezia Giulia è una piccola regione ma con grandi potenzialità e tante idee in evoluzione.

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