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Gli italiani sognano le vacanze ma non prenotano. Il turismo rimane in stand-by

Pur tra colori, nuovi dcpm e possibile terza ondata, è positivo che stia leggermente aumentando la fiducia degli italiani che cominciano a sognare le vacanze. Ma il turismo intanto è precipitato ai livelli di 30 anni fa.

09 gennaio 2021 | 11:48

Un weekend lungo entro febbraio per 3 italiani su 10, ma di vacanze vere e proprie se ne parlerà a luglio. Questi almeno sulla carta i progetti degli italiani. Anche se si tratta, in verità, più di sogni visto che di fatto la grande maggioranza non ha ancora prenotato. La tendenza emerge dall’indice calcolato da Swg per Confturismo-Confcommercio che, dopo il record negativo di novembre, recupera 9 punti e risale a quota 48 - su scala da 0 a 100 - come media dei due diversi scenari (week end a breve e vacanze estive).

Il divario fra desiderio e realtà (prenotazioni) è chiaramente dovuto alla situazione che tra chiusure, colori delle regioni, aumento dei contagi e possibile terza ondata, non permette certo una vera e propria libertà di scelta. E se da una parte è positivo, dopo il lungo periodo di assordante silenzio e di assenza di progetti in tema di vacanze, il fatto che, grazia anche i vaccini, comincino ad affiorare le prime idee e qualche timidissima programmazione di ferie, dall’altra possiamo dire che la scelta di non viaggiare ancora è, probabilmente, legata al buonsenso. Anche perché, appunto, la situazione per il turismo italiano rimane critica. E soprattutto dimenticato dal governo. Non dimentichiamo che se gli italiani si muoveranno (se potranno) sarà probabilmente verso le seconde case. E in questo caso solo in parte si può parlare di turismo vero e proprio. E questo mentre il comparto è precipitato ai livelli di 30 anni fa.

Il 2020 si chiude con meno 78 milioni di arrivi e meno 240 milioni di presenze turistiche in Italia - Gli italiani sognano le vacanze ma al momento usano il buonsenso

Il 2020 si chiude con meno 78 milioni di arrivi e meno 240 milioni di presenze turistiche in Italia

Nei sogni a breve termine al massimo una “pausa” di 3 giorni
Il primo indicatore dell'indagine è quello a breve scadenza, entro fine febbraio, con 1 intervistato su 4 che prevede di concedersi una pausa di massimo 3 giorni in Italia.

Un’idea, più che un vero e proprio programma di vacanza, visto che, fra questi, il 72% non ha ancora scelto la destinazione né tanto meno prenotato, e la stragrande maggioranza delle preferenze si indirizzano verso seconde case di proprietà o di amici. Insomma, come detto è solo parzialmente turismo.

Gli italiani guardano, timidamente, all’estate
Il secondo indicatore è quello delle previsioni a più lunga scadenza, dove gli italiani sembrano puntare a una vacanza di 3/7 giorni tra giugno e luglio, nel 28% dei casi, e di oltre 7 giorni tra luglio e settembre, per uno su due. Questo naturalmente a patto che l’epidemia torni davvero sotto controllo, non ci siano nuove ondate di contagi e il vaccino funzioni come si spera.

Soggiorni brevi in città d’arte, lunghi al mare
Nel complesso, sono sempre le località di mare ad attrarre di più per i progetti di vacanze, soprattutto se di maggiore durata, mentre per quelle più brevi le città d’arte - soprattutto di Toscana, Lazio ed Emilia-Romagna - scelte dal 17% degli intervistati, tornano finalmente a competere con la montagna: un guizzo di positività per la tipologia di destinazione più duramente colpita dalla crisi Covid.

Dalla primavera c'è chi pensa all'estero, ma al massimo in Europa
Per i viaggi all’estero il panorama si restringe ancora di più. In bilancio sì, ma da primavera in poi, per 1 italiano su 4 e quasi esclusivamente in Europa, dove la Grecia si conferma fortemente attrattiva.

Il ritorno alla mente degli italiani di destinazioni del medio-lungo raggio, come il Mar Rosso, gli Stati Uniti e tutta l’area caraibica, a partire da Cuba e Santo Domingo, anche se riguarda solo 6 intervistati su 100, per Swg sembra più solo un buon auspicio per il nostro sistema del turismo organizzato: non può valere nulla di più, almeno per ora.

Servono più aiuti e collaborazione dal governo
L'indagine ha offerto l'occasione per fare il punto della crisi del comparto che per Luca Patanè, presidente di Confturismo Confcommercioeriis del comparto ha visto un 2020 chiudersi  «con meno 78 milioni di arrivi e meno 240 milioni di presenze turistiche in Italia, ai quali va aggiunta l’ulteriore perdita dei circa 36 milioni di italiani che non sono andati all’estero. Le lancette dell’orologio del turismo sono tornate indietro di 30 anni. Eppure, non solo nella legge di bilancio 2021 per il turismo c’è ben poco, ma ad oggi non abbiamo visto neanche un progetto vero e proprio per il settore nella pianificazione per accedere al Recovery Fund. Confturismo-Confcommercio ha presentato da tempo proposte a tutti i livelli ma, concretamente, non è accaduto nulla, neanche la più volte annunciata apertura del tavolo per aggiornare il Piano strategico del turismo, fermo al 2017. È ora di consultarci, di considerare le nostre proposte, di investire sulle nostre imprese, altrimenti sarà il Paese, non solo il nostro settore, a pagarne pesantissime conseguenze».

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