Circola ancora sotto forma di bozza quello che in reboante quanto anacronistico gergo burocratico ministeriale è il “Documento tecnico su ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive nel settore della ristorazione”. Con l’
Alto Adige che ha già riaperto, con tutto il resto dell’Italia che potrebbe / vorrebbe
aprire lunedì prossimo, ovvero tra cinque giorni, e
siamo ancora alle bozze. Ennio Flaiano ci sovviene ancora una volta: «La situazione è grave ma non seria».
Vediamo invece come si sono comportati i cinesi, che le misure atte a far riaprire i ristoranti le hanno adottate con encomiabile tempestività. Esse sono riconducibili a sei provvedimenti. Sei: sarà mica un caso che in Cina il numero 6 è il numero fortunato?!
Misurazione della temperatura corporea all’ingresso del ristorante
Vediamo, nella loro semplicità, queste sei misure:
- Il coefficiente massimo di occupazione dei posti nel ristorante è stabilito nella misura del 50%; in altri termini, potranno stare contemporaneamente seduti in sala, per essere serviti al tavolo, la metà dei clienti che potevano essere accolti contemporaneamente prima del Covid-19.
- La distanza tra i tavoli deve essere almeno di 150 cm.
- Ad ogni tavolo possono sedere al massimo 4 persone.
- Sia il personale che i clienti devono sempre indossare la mascherina; in tutta ovvietà, i clienti non indosseranno la mascherina quando mangeranno, ma prima e dopo aver consumato ogni singola pietanza dovranno indossarla così come dovranno indossarla per andare in bagno.
- All’ingresso del ristorante ci sarà una persona opportunamente equipaggiata, che controllerà la temperatura corporea di ogni cliente; tale controllo sarà stato preventivamente effettuato su tutti i dipendenti del ristorante, ogni giorno ad ogni inizio turno.
- Su ogni tavolo dovranno esserci confezioni di gel igienizzante.
Semplice ed efficace.
I cinesi non conoscono il latino, ma una lezione ce la stanno impartendo con la formulazione e l’applicazione di queste sei regole fondamentali atte a garantire
riapertura e funzionalità del servizio in sala dei ristoranti. E che c’entra la conoscenza del latino? C’entra, c’entra. Perché se potessero, chioserebbero dicendoci: “de hoc satis est”, ovvero “questo è sufficiente”. E noi a dirgli: “un momento, noi aspettiamo che la bozza divenga testo definitivo, poi aspettiamo la circolare attuativa, poi aspettiamo le interpretazioni degli esperti e poi... si vedrà”.