Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
venerdì 05 dicembre 2025 | aggiornato alle 20:56| 116170 articoli in archivio

Il ristorante che racconta la cucina veneta con tocchi d’Asia

A Mirano, nel parco di Villa Tessier, Orme è il ristorante di Sara Buosi e Nicola Cavallin: lei tra sala, pane e dolci, lui ai fornelli. Qui la cucina veneta incontra suggestioni lontane, dal lemongrass al curry verde, con piatti pensati per emozionare più che stupire, in un contesto raffinato ma accogliente

Marco Colognese
di Marco Colognese
Critico enogastronomico
06 ottobre 2025 | 08:30
Il ristorante nel Veneziano che racconta la cucina veneta con tocchi d’Asia

Nel grande parco di Villa Tessier a Mirano, cittadina dell’entroterra veneziano, si trova Orme, il nuovo ristorante di Sara Buosi e Nicola Cavallin. La villa, con la sua grande, suggestiva barchessa dove consumare un pasto nella bella stagione, è riconosciuta come bene culturale da preservare. Un luogo affascinante anche nella sua accogliente sala interna, scelto da questa coppia per celebrare la loro prima avventura in autonomia a partire dalla fine di aprile di quest’anno.

Chi sono Sara Buosi e Nicola Cavallin

Orme, ci racconta Sara, classe 2000, «come impronte, un ricordo che vogliamo lasciare, un’emozione, un segno». Lei presidia la sala ma anche panificazione e pasticceria, grazie anche a un paio di esperienze importanti. Si è avvicinata alla cucina fin da piccolissima, grazie a una zia personal chef: «Mamma mi portava da lei e per farmi stare tranquilla la zia mi faceva impastare i biscotti di frolla; nel tempo ho iniziato ad affiancarla nel suo lavoro». Sara però non prende la strada scolastica tipica di chi si occupa di ristorazione, perché frequenta il liceo classico: sarà dopo il diploma, con scienza e cultura del cibo all’università, a capire che quella sarà la strada da seguire: «Ho iniziato a fare qualche corso privato di pasticceria e panificazione, poi ho avuto le prime esperienze lavorative, prima nel Trevigiano come pasticciera e poi a Milano sia con Luca Natalini da Autem sia con Enrico Bartolini al Mudec. Prima ancora, però, ho voluto lavorare come cameriera, proprio per vedere come fosse l’approccio a questo mondo dall’esterno».

Il ristorante che racconta la cucina veneta con tocchi d’Asia

Sara Buosi e Nicola Cavallin
 

Anche il suo compagno Nicola Cavallin, classe 1982, non frequenta la scuola alberghiera ma nutre da sempre il sogno di diventare cuoco: «Ho iniziato dalle osterie di paese e la prima esperienza importante è stata proprio a Mirano a Horteria con Rocco Santon, una bella parentesi. Con lui abbiamo poi aperto Noir a Ponzano ma purtroppo il Covid ci ha fermati. In seguito ho lavorato nel gruppo della famiglia Zago, tra Asiago allo Sporting e Quinto di Treviso». Da lì esce dal Veneto per fare una significativa tappa a Milano da Marco Liu a Ba Restaurant. L’esperienza asiatica la ritroveremo ricorrente nel menu di Orme, molto piacevolmente contestualizzata nell’ambito della tradizione veneta.

I menu di Orme e la cucina

A proposito di menu, si può scegliere alla carta oppure comporre un percorso di degustazione personalizzato per il tavolo (5 portate a 75, 7 a 95 e 9 a 110 euro). Nella carta dei vini si trovano un centinaio di etichette, assortite in modo intelligente e con attenzione a piccoli vignaioli e produzioni biodinamiche e "naturali", anche se non mancano ottime bottiglie convenzionali. Nicola ci racconta di voler fare «una cucina comprensibile, non con piatti fini a sé stessi perché mi piace che la gente quando assaggia esclami "oh che buono"; non voglio sia una cucina troppo cerebrale, da capire perché porta a escludere.

Il ristorante che racconta la cucina veneta con tocchi d’Asia

La sala del ristorante Orme di Mirano

Dev’essere fatta di pochi ingredienti sistemati bene, che possono essere lavorati in più modi e soprattutto devono essere riconoscibili. Mi piace pensare (lo dice sorridendo, ndr) alla costruzione di un piatto come una metafora di moglie, marito amante: da un lato l’assonanza, dall’altro una discordanza che potrebbe in qualche modo rendere briosa e piacevole l’esperienza».

I piatti del ristorante Orme di Mirano

In effetti da Orme si sta già molto bene, a partire dalla panificazione, con un pane da licoli con lievitazione di 24 ore di grande fragranza e una squisita, soffice focaccia con patate e rosmarino. Dopo una serie di stuzzicanti amuse-bouche si parte con l’ottima ricciola in carpaccio, leggermente marinata in sale e zucchero e poi nappata con salsa al foie gras e pinoli. Viene finita con cialda di pinoli, un gel di cipolla rossa caramellata, pinoli e uvetta, chiaramente ispirata alla tradizione veneziana del saor con un occhio alla Francia. Golosa e tenerissima la pancia di maialino, prima cotta a bassa temperatura e poi ripassata alla plancia dalla parte della pelle; sotto di essa un battuto di mazzancolle a crudo e una salsa al crescione d’acqua, wasabi e olio al basilico.

Gran piatto il risotto, piatto signature di Cavallin, cotto con fumetto di pesce e mantecato con curry verde, olio al basilico e arricchito con una canocchia a crudo. Buonissimo anche il raviolo (nella foto in apertura), alter ego del dim sum, che racconta l’esperienza milanese dello chef: l’impasto, lavorato con barbabietola, è ripieno di ragù di agnello leggermente piccante, alla base una crema di rapa rossa e aceto di lampone. Succulento e tenero il girello di vitello finito con il suo fondo aromatizzato al tartufo, nocciola e riduzione al Porto. L’anguilla arriva dal Sile ma ci porta in Asia: viene affumicata al barbecue, terminata allo yakitori e poi nappata con salsa teriyaki; sul fondo, spinacini ripassati e un brodo al lemongrass.

I dessert di Orme

La parte dei dessert è terreno di Sara: «La mia idea è che debbano essere rispettati i dogmi dei grandi classici, senza perdere di vista ciò che ci ha portato a evolvere ma allo stesso tempo dando un pizzico di innovazione e personalità; per questo credo che i miei dolci rimangano fedeli a tecnica e tradizione ma rispettino anche la contemporaneità». Le sue esperienze sono servite. Ottimo passaggio tra dolce e salato il fresco predessert con il gelato mango e zenzero e spuma all’acqua di mare.

Eccellente, mai troppo dolce, il biscuit bagnato con acqua di cottura del rabarbaro e lavanda e servito con gelatina di lavanda e rabarbaro: notevole il tocco di spuma all’aceto di cocco a regalare acidità, polvere di rapa rossa a chiudere. Una vera goduria, infine, il soufflé al caramello salato con gelato al mango e cialda di arachidi da gustare a parte. Un luogo da tener d’occhio.

© Riproduzione riservata