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San Leucio

Antica Locanda: eccellenza tra storia borbonica e passione contemporanea

Vincenzo D’Antonio
di Vincenzo D’Antonio
17 aprile 2025 | 07:30

Quando i Borbone decisero di dotarsi di un'altra dimora regale, che gareggiasse per poi sovrastare per bellezza ed imponenza con il Palazzo Reale di Napoli, individuarono nell'ubertosa Terra di Lavoro la zona in cui consentire al genio di Luigi Vanvitelli di edificare quanto poi diverrà il celebre capolavoro architettonico che oggi ammiriamo. Ma il genio di Vanvitelli, dalla vision dei Borbone sospinto, non si limitò a costruire la Reggia, bensì a far nascere dal nulla il borgo di San Leucio. Il Belvedere, i setifici, le sobrie abitazioni delle maestranze, tutto ciò era San Leucio che, giammai casualmente rientra anch'esso, insieme al Palazzo Reale, nel Patrimonio dell'Umanità.

Antica Locanda: eccellenza tra storia borbonica e passione contemporanea

Antica Locanda: sala interna

Nella seconda metà dello scorso secolo San Leucio e la vicina Vaccheria, con il suo borbonico casino di caccia, divennero ahinoi, luoghi dove ristorazione significava soprattutto banqueting. Adesso no, non è più così, e se San Leucio è delizioso borgo che merita visita non frettolosa lo si deve anche a piccole realtà che anelano a fare ristorazione di qualità. Ne è emblema il ristorante Antica Locanda, ubicato in vicolino prospiciente Piazza della Seta.

Antica Locanda, una tradizione orale

Alla conduzione, un binomio affiatato ed efficace: Carmine in sala e Giovanni in cucina. La loro commendevole tensione al miglioramento continuo sta rendendo Antica Locanda il luogo giusto per pranzi e cene che consentono ai clienti gourmet di vivere a tavola deliziose esperienze culinarie. Il menu c'è, ma sì che c'è! E però, vuoi mettere che le proposte te le espone lietamente e suadentemente l'affabile Carmine?

Antica Locanda: eccellenza tra storia borbonica e passione contemporanea

Antica Locanda: Carmine e Giovanni

Notare i tempi di Carmine è spettacolo in sé: quando si palesa, quando scompare, quando ritorna con gradita amuse bouche e nobilita in trasmissione orale il menu e quando, coadiuvato da personale garbato, timing perfetto, arrivano le pietanze a tavola. Nel mentre, lo chef Giovanni abilmente governa la sua brigata. Due sale graziosamente arredate e il retrostante dehors per conviviale fruizione nelle lunghe estati di qua.

Antica Locanda, come si mangia

Coerentemente a quanto anticipato circa la trasmissione orale del menu saggiamente ci affidiamo al binomio virtuoso costituito da Carmine e Giovanni. Incipit che potrebbe costituire anche pietanza di accompagnamento ad aperitivi serviti nel dehors, il Tris di panini con guacamole e salmone al sale. A seguire, da menzionare per quanto davvero squisiti, gli assaggi di due primi piatti: Paccheri di Gragnano con crema di broccoli e pancetta di maiale nero casertano, preceduti dai sontuosi Vermicelli al gambero rosso di Mazara marinati al lime.

Di sorprendente bontà i tentacoli di polpo con un mix di erbe aromatiche su un letto di purea cremosa allo zafferano. Con spiccata vocazione a fungere da piatto unico qualora si pensasse a light dinner o light lunch, la pokè di mare. Compendio di maestria e di scelta oculata negli approvvigionamenti ittici, la Tartara di ricciola con agretti.  A compimento di sì sontuoso pranzo, la pizza di crema, evergreen tra i loro dolci. Nel calice un buon rosato di azienda vitivinicola campana. Bravi, proprio bravi, Carmine e Giovanni. E che sempre viva sia in loro questa lodevole tensione al miglioramento continuo.

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