«Stiamo lavorando alla certificazione di tracciabilità del nostro pescato. In parallelo è in atto un cambio di regia sulla produttività con cabine merceologiche per rendere il comparto ancora più strategico, anche in un ottica di promozione territoriale». Le parole di Michele Cocomazzi, assessore alle attività produttive del Comune di Termoli (Cb), rivelano il dinamismo che anima non solo questa città che si affaccia sull’Adriatico, ma lo spirito di tutto il Molise. Una regione che si conosce di nome, ma molto poco di fatto.

Il litorale di Termoli (Cb) con un trabucco per la pesca
Molise, un piano inclinato dal mare al Monte Miletto
Eppure di gioielli di famiglia ne ha i cassetti pieni. A partire da un elevato grado di biodiversità anche di paesaggi e di habitat. In pochi chilometri si sviluppa un piano inclinato dal mare al Monte Miletto (2.050 metri), la vetta più alta del Matese che divide il Molise dalla Campania. In questo contesto si vive e si opera in sintonia con la natura. Coltivazione e trasformazione delle materie prime danno vita a una filiera che si traduce in vocazione agroalimentare. Un mosaico composto da latticini, carni, salumi, verdure, ortaggi, frutta, vino e pescato. Per non parlare dell’acqua, che sgorga dalle sorgenti pura, sana e leggera. Ma il Molise, pur non gridandolo ai quattro venti, si muove. Prova tangibile è rappresentata dal consorzio associativo di rete Cibi Molisani, che unisce 50 soci che spaziano tra la produzione di farina, pasta, miele, liquori, salumi, olio, agricoltura idroponica.

Pasquale Felice con la sua lattuga idroponica
Molise, l'agricoltura idroponica è senza suolo
A Vinchiaturo (Cb) Pasquale Felice e Pasqualino Fierro sono la forza motrice dell’agricola CB Molisani dove coltivano insalate, frutti dolci e fiori commestibili in acqua. L’agricoltura idroponica è senza terra. Senza suolo non c’è necessità di pesticidi e sostanze chimiche potenzialmente tossiche, perché le colture sono protette e al chiuso. Si riduce così il rischio di esposizione di una pianta ai parassiti. In un ambiente di coltivazione controllato e senza suolo, la quantità di acqua consumata può essere non solo monitorata, ma controllata per utilizzare in modo efficiente solo ciò che è necessario, cosa che influisce sulla qualità del prodotto finale.

Una delle serre idroponiche di CB Molisani
Le loro 10 serre (alcune in fase di ultimazione) sono lunghe 50 metri e larghe 10, un ambiente protetto che con l’ausilio di sali minerali consente un risparmio d’acqua del 95%. La coltivazione avviene a circa 800 metri sul livello del mare in serre tecnologicamente avanzate e collocate al di sopra di una sorgente di acqua purissima che sgorga direttamente nelle vasche di coltivazione.

Marina Colonna guida la Masseria Bosco Pontoni
Molise, qui splende la cultura dell'olio
Un ulteriore immersione nel Molise più verde ci viene offerta da Marina Colonna, alla guida della Masseria Bosco Pontoni a San Martino in Pensilis (Cb). Qui le storiche piantagioni di tabacco, di seta e l’allevamento del bestiame hanno lasciato spazio a 150 ettari, di cui 50 a uliveto, coltivati a cereali, colture leguminose, ortaggi.

Alcune anfore di olio extravergine Colonna
Quindici le varietà di olive, per una produzione (38mila litri l’anno) di oli extravergine, agli agrumi e agli infusi dal 1986. Da segnalare Molensis XXV, un’edizione limitata (blend di tre cultuvar) per celebrare 25 anni di impegno di Marina Colonna nella propria azienda: Molensis prende il nome latino per definire il Molise.

Un trittico di bottiglie prodotte dalla Cantina San Zenone
Di rilievo anche l’extravergine Classic (blend di sette cultivar), il Biologico (tre cultivar), il Molise Dop (tre cultivar) e il monocultivar Peranzana. Molto articolata la gamma agli agrumi e agli infusi. Nel 1990 Marina Colonna ha introdotto la spremitura simultanea di olive e limoni biologici creando il Granverde. Con lo stesso metodo oggi le olive vengono molite insieme ad arance e mandarini bio siciliani, ma anche a zenzero, cardamomo e bergamotto. Per gli oli a infusione vengono utilizzate piante aromatiche disidratate (basilico, rosmarino, salvia) e oli essenziali di cannella, rosa, peperoncino, tartufo bianco.
Molise, il vino di Montenero di Bisaccia
Dalle olive alla vite. Tra Abruzzo e Molise, le colline di Montenero di Bisaccia (Cb) sono esposte al sole e mitigate dalla brezza dell’Adriatico. Da 50 anni la Cantina San Zenone è una cooperativa in costante sviluppo. Dai 33 soci del 1975 agli oltre 100 di oggi può contare su una superficie vitata di 500 ettari per una produzione di 500 mila bottiglie all’anno (60 mila quintali di uva conferita). L’obiettivo del presidente Adamantonio Flocco è di triplicarne il numero.

Adamantonio Flocco, presidente della Cantina cooperativa San Zenone
La gamma è ampia e si sviluppa lungo un ventaglio di 18 tipologie a cui va aggiunto lo spumante Brut Falanghina. Da sottolineare che Cantina San Zenone produce una Doc da Tintilia, vitigno autoctono che stava scomparendo, ma che è stato rivalutato e riproposto. Il vino è di elevata complessità, di color rosso rubino e con note varietali speziate. Ideale con formaggi stagionati, insaccati e cacciagione. Per celebrare i 50 anni è stato prodotta la bottiglia Osco Rosso Trentatre Igt, Montepulciano in purezza in formato magnum dedicato ai 33 soci fondatori.
Colonnato nel sito archeologico di Sepino (Cb)
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Il teatro romano e le case dei contadini del XVIII secolo
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Ulivi nella tenuta di Marina Colonna
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Molise: una regione dalle mille anime anche geografiche
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Molise, con l'archeologia lungo i millenni
Il territorio del Molise vanta anche altri punti fermi, che vanno oltre la sfera agroalimentare. Tra i siti che meriterebbero un’eco importante, il Parco archeologico di Sepino (Cb), un vero tesoro nascosto. In località Altilia, è un luogo fuori dal tempo, nel quale il passato convive a stretto contatto con il presente. Varcando una delle quattro porte di accesso si entra nell’antica cittadina di impianto romano e si è proiettati in un mondo in cui la linea del tempo diventa movimento circolare: i resti del primo insediamento sannita risalenti al IV sec. a.C. convivono con le testimonianze medievali, così come il teatro romano supporta le case che i contadini costruirono nel XVIII secolo. Qui l’uomo ha scelto nei secoli di vivere utilizzando gli elementi del territorio, fonti di sicurezza e di qualità di vita: l’acqua del fiume Tammaro a valle, l’economia dei boschi del Matese, il commercio offerto dai tracciati della transumanza.