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tra le alpi

Il cuore antico della Valsesia batte nelle case Walser e nei loro piatti rustici

Federica Borasio
di Federica Borasio
30 luglio 2025 | 16:20

C'è chi, nel corso della storia, ha visto nella montagna un ostacolo e chi invece ci ha trovato un'opportunità. È il caso dei Walser, popolo di origine germanica che a partire dal XIII secolo abbandonò progressivamente la Valle del Goms per trovare sistemazione lungo l'arco alpino, spingendosi fino all'Italia. Proprio qui, ai piedi del Monte Rosa, questa comunità originaria dell'Alto Vallese ha trovato stanzialità e rifugio, preservando nei secoli le sue radici e conservando gelosamente il timbro della propria identità, rimasta pressoché indenne all'avanzare della modernità.

Il cuore antico della Valsesia batte nelle case Walser e nei loro piatti rustici

I paesaggi mozzafiato dell'Alta Valsesia

Legata a doppio filo al territorio della Valsesia, la storia dei Walser prosegue ancora oggi in sei insediamenti storici dislocati tra Alagna Valsesia, Riva Valdobbia, Rima San Giuseppe, Rimasco, Carcoforo e Rimella, dove mantiene ancora viva una cultura sviluppatasi nel segno dell'isolamento e dell'autosufficienza, segnata da una propria lingua, il Titzschu, e da uno stile di vita rurale, scandito dai ritmi delle stagioni e delle attività contadine.

Vivere Walser, tra folklore e rimandi al soprannaturale

Quello dei Walser è un patrimonio tradizionale ricco e vivace, ben radicato nella storia e nella vita quotidiana di questa società che manifesta la sua indole anche attraverso feste, ritualità e usanze tramandate da secoli, con numerosi richiami alla sfera magica che alimentano una ricca eredità di miti e credenze con leggende di folletti, spiriti protettori e presagi che testimoniano un'antica visione del mondo che unisce il soprannaturale e la vita quotidiana. Tra le celebrazioni più sentite, emblematica è la processione del Rosario Fiorito, che ogni prima domenica di ottobre chiama a raccolta lungo i sentieri montani le diverse comunità walser, creando un'occasione di raccoglimento e condivisione.

Il cuore antico della Valsesia batte nelle case Walser e nei loro piatti rustici

Le tipiche case Walser in Alta Valsesia

Così come il tradizionale Walsertreffen, festa triennale che riunisce i walser dell'arco alpino, ospitati a turno in una delle colonie storiche. Un grande raduno nato con la volontà di rinnovare il sodalizio secolare, promuovendo l'unione di questo popolo a difesa della lingua, dei costumi e delle tradizioni comuni. Folklore popolare e ritualità stagionale convivono poi nel Carnevale Walser di Rimella e Alagna Valsesia. Un tripudio di maschere e riti propiziatori che ruota intorno alla figura dello “Stèllankind”, uomo mascherato vestito con abiti di paglia e coperto da un cappello decorato con stelle di latta. Immancabili in questa celebrazione sono sfilate, battaglie con le uova e il “Processo alle Vecchie” simbolo dell'allontanamento dell'inverno e dell'arrivo della primavera.

Edilizia montana, tra adattamento e simbolicità

Capitolo a parte merita l'architettura, simbolo del perfetto adattamento di questa gente all'ambiente alpino grazie all'utilizzo di soluzioni tecniche in grado di assicurare da un lato isolamento, dall'altro funzionalità. Tipica dell'edilizia Walser è la tecnica del blockbau, un sistema che prevede l'incastro orizzontale di tronchi di legno squadrati, senza l'uso di chiodi o viti, ma con cavicchi in legno duro. Tutti gli edifici dispongono di una base in pietra che isola l'edificio dall'umidità e dal terreno, mentre la parte superiore è interamente in legno, con travi di larice per la struttura portante e tavolati di abete. Il tetto a due falde è tradizionalmente coperto da lastre di pietra chiamate “piode" o "blatti", posate in modo sovrapposto per proteggere dalle intemperie le abitazioni, ma caratteristici sono anche gli ampi loggiati perimetrali, detti schopf, utilizzati per l'essiccazione del fieno e dei cereali, e gli stadel, granai o fienili costruiti con la stessa tecnica in legno e sollevati da terra su piccoli pilastri a forma di fungo.

La cucina Walser, un patrimonio di sapori figlio della montagna

Esattamente come l'edilizia, anche la gastronomia Walser riflette lo spirito resiliente di questa comunità da sempre attenta alla valorizzazione delle materie prime povere, utilizzate per sostenersi in un ambiente freddo e isolato come quello della montagna. Il loro ricettario è un compendio di portate frugali ma di sostanza, basate sull'utilizzo di ingredienti locali tra cui patate, cavoli, castagne, formaggi, salumi, polenta e miele, oltre ai prodotti del bosco come castagne, noci, bacche ed erbe selvatiche.

Il cuore antico della Valsesia batte nelle case Walser e nei loro piatti rustici

La gastronomia Walser riflette lo spirito resiliente di questa comunità

Tra i piatti più identitari, da provare è la tipica Turta di Alagna, realizzata con un impasto di farina gialla e bianca e arricchita da burro, uova, latte, panna, salamella, formaggio, mele, fichi secchi e uvetta sultanina, accanto alla Wallisschuppa, una zuppa invernale un tempo cucinata per scaldare e nutrire, a base di pane raffermo, formaggio grasso d'alpe, cipolle, pancetta e brodo. Sostanzioso e corroborante è poi l'Uberlekke, uno stufato a cottura lenta composto da carni di vitello, pecora, maiale (un tempo perfino marmotta) conservate sotto sale per settimane, poi bollite con verdure come patate, carote e rape. Quindi le Raviole, piccoli gnocchetti di patate (a volte di segale), conditi con burro fuso e formaggio locale, di cui ogni famiglia conserva gelosamente una propria variante, le patate masarai, cotte a lungo, schiacciate e mescolate con burro, latte e formaggio, fino a ottenere un composto cremoso e avvolgente, e le miacce, cialde sottili preparate con uno specifico attrezzo di ferro da consumarsi in versione dolce o salata, farcite con toma, burro e salumi, oppure con miele e marmellate.

Parte importante della gastronomia locale è occupata dal mondo caseario, strettamente legato al contesto alpino e ai pascoli d'alta quota. Tipica della cultura Walser è la Toma Valsesiana, un formaggio a pasta dura o semi-morbida di latte vaccino, caprino e ovino, lavorato artigianalmente e spesso affinato per sviluppare aromi intensi e complessi che riflettono il territorio montano. Il Maccagno (o Macàgn) è invece prodotto nei pascoli dell'Alta Valsesia ed è noto per il sapore deciso e per l'aroma intenso, mentre il Caprino Valsesiano viene apprezzato per la sua consistenza cremosa e per il gusto ricco, accanto allo Zigru, a base di primo sale, pepe e panna e al Bettelmatt, formaggio d'alpeggio tradizionale, dal gusto deciso e persistente, il cui nome deriva probabilmente dall'unione delle parole "battel" (questua) e "matt" (pascolo) poiché anticamente veniva utilizzato anche per forme di beneficenza.

Il cuore antico della Valsesia batte nelle case Walser e nei loro piatti rustici

Il Bettelmatt, formaggio d'alpeggio tradizionale

Per sperimentare con mano i sapori tipici della gastronomia walser, sono diverse le soste da segnare in agenda. A partire dal ristorante Zam Tachji (piazza ingegner Giorgio Rolandi 2), vera e propria istituzione che a pochi minuti dal centro di Alagna accoglie in una suggestiva casa Walser, mettendo in tavola ricette della memoria realizzate con ingredienti locali. Lasciando l'auto ad Alagna e proseguendo a piedi lungo una mulattiera panoramica nel cuore della Valle dell'Otro (spoiler: mettete in conto un po' di salita), si conquista invece il Rifugio Zar Senni (Follu Val d'Otro), una piccola baita dotata di camere e conosciuta in lingua walser come “alla latteria” che propone agli ospiti una generosa cucina di montagna. In frazione Dosso, Fum Diss è invece un autentico agriturismo alpino dove gustare piatti realizzati con ingredienti prodotti quasi esclusivamente in azienda (dove sono allevate anche capre da latte e vacche di Fassona piemontese).

L'artigianato come espressione della propria identità

Tessuti, abiti tradizionali e oggetti in legno intagliato sono solo alcuni dei prodotti artigianali lasciati in dote dai Walser a testimonianza di una tradizione secolare. La lavorazione del legno rappresenta una delle espressioni artistiche più importanti e longeve della Valsesia, con tracce ancora visibili nelle case Walser e in capolavori di arte sacra come il Sacro Monte di Varallo. Oltre al legno, anche la lavorazione della pietra ollare qui ha origini antiche. La presenza di numerose cave, specialmente nella zona di Alagna, ha fatto sì che l'impiego di questo materiale trovasse larga diffusione in tutta la valle, un tempo per realizzare principalmente vasellame e stoviglie, oggi per dare vita anche a ciondoli, giocattoli e altre suppellettili quotidiane.

Il cuore antico della Valsesia batte nelle case Walser e nei loro piatti rustici

Tessuti, abiti tradizionali e oggetti in legno intagliato sono solo alcuni dei prodotti artigianali lasciati in dote dai Walser

Imprescindibile nella tradizione walser è poi la lavorazione dei tessuti. Rappresentativo della Valsesia è il puncetto, letteralmente “piccolo punto”, una preziosa trina ornamentale che si realizza utilizzando ago e filo e unendo tra di loro miglia di piccoli nodi che creano, con il susseguirsi di pieni e di vuoti, degli autentici capolavori di precisione da ammirare anche negli abiti tradizionali femminili indossati in occasione di ricorrenze e festività. Come nel tipico costume walser di Alagna, un abito della tradizione montana che risponde con efficienza alle necessità pratiche di una vita spesa tra il lavoro dei campi, l'allevamento e la gestione della famiglia. A completare l'abbigliamento valligiano ci sono infine gli “Schokka” o scapin valsesiani, pantofole tradizionali realizzate un tempo con scarti di tessuto, ritagli di stoffa e canapa, oggi valorizzate dall'utilizzo di materiali più ricchi come velluto, alpaca e cashmere.

I musei Walser della Valsesia, un tuffo nella vita di montagna

A partire dalla metà degli anni Settanta, per raccontare la quotidianità delle popolazioni Walser della Valsesia sono nati tre musei visitabili ancora oggi previa prenotazione: il Museo Walser di Alagna Valsesia, ospitato in una baita del 1628 su tre piani perfettamente conservata, racconta come gli antichi Walser seppero realizzare dentro la casa un sistema efficiente, che ben si adattava alle loro esigenze di autosufficienza; il Museo Walser di Rimella, che nel più antico insediamento walser della valle ripercorre la vita di un tempo attraverso ambienti ricostruiti, oggetti originali e pannelli esplicativi, ed infine il Museo Etnografico di Rabernardo, inserito all'interno di un piccolo villaggio walser dove spazi, arredi ed usi sono rimasti quelli delle origini.

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