Un cortile segreto nel cuore di Torino, un'ex residenza barocca, cocktail ispirati alla storia sacra e concerti jazz sotto le stelle. L'Opera di Santa Pelagia festeggia il suo primo compleanno e lo fa con una proposta che unisce mixology d'autore, cucina creativa e cultura live. Siamo accanto alla chiesa di Santa Pelagia, consacrata nel 1772 e dedicata alla santa di Antiochia, attrice e danzatrice diventata eremita.

Il cortile de L'Opera di Santa Pelagia a Torino
È qui, in un angolo di città che profuma di bellezza e silenzio, che ha preso forma un progetto di ospitalità contemporanea: dopo la Residenza dell'Opera (2015) e il Boutique Hotel Opera 35 (2019), nel 2024 è nato il cocktail bar bistrot. Un indirizzo già cult per torinesi curiosi e viaggiatori in cerca di luoghi autentici. Nel cortile interno, ogni sera d'agosto sembra una piccola première: musica dal vivo, drink ben pensati, un'atmosfera da festival urbano con il cielo come soffitto. Il prossimo appuntamento è il 6 agosto con il duo Mattia Basilico (sax) e Nicolò Di Pasqua (pianoforte), ma il programma prosegue ogni settimana.
Il menu de L'Opera di Santa Pelagia firmato dal giovanissimo Matteo Cignetti
In cucina troviamo Matteo Cignetti, classe 2003, cresciuto nel Canavese, giovane talento con le idee chiare. La sua è una cucina tecnica, colorata, che lavora sulla materia prima con attenzione ai contrasti e all'estetica. A pranzo si può scegliere tra la carta e due proposte smart:
- Healthy lunch: l'insalata della Santa, con acqua e caffè (16 euro),
- Energy lunch: toast di pane madre con capocollo cotto a bassa temperatura, toma e rosmarino, acqua e caffè (18 euro).
La brigata de L'Opera di Santa Pelagia a Torino
1/3
Alcuni piatti pensati dallo chef Marco Fabbri a L'Opera di Santa Pelagia
2/3
L'Opera di Santa Pelagia: toast di pane madre con capocollo
3/3
Previous
Next
Poi ci sono piatti come il pan brioche artigianale con burro e alici, le foglie e fiori in tempura con maionese alle erbe, l'uovo parfait con fonduta e verdure di stagione, la pasta fresca all'uovo, il maiale alla senape con misticanza selvatica.
La mixology di Marco Fabbri a L'Opera di Santa Pelagia
Al bancone, Marco Fabbri - torinese, classe 1998 - firma una drink list colta e contemporanea, dove ogni cocktail ha un legame con il luogo o la sua storia sacra. Il più emblematico? Il 1772, omaggio all'anno di consacrazione della chiesa: una variazione elegante del Bijou, costruita su gin dry, vermouth ambrato artigianale, Chartreuse gialla, con essenza di genziana e bitter alle erbe. Si serve in tumbler basso con ghiaccio scolpito a mano. Complesso, amaricante, persistente.

Marco Fabbri, barman de L'Opera di Santa Pelagia
Tra i signature c'è anche il provocatorio "Non sono una santa": vodka neutra, cordiale homemade di rose e bergamotto, un tocco di Dom Benedictine e petali cristallizzati in coppa Martini. Floreale, agrumato, con una vena erbacea che sorprende. La carta offre anche classici rivisitati e ottimi analcolici, miscelati con la stessa cura: shrub di frutta fermentata, infusioni botaniche, distillati alcohol-free. Un luogo che vibra tra spiritualità e mondanità, dove la storia barocca incontra il gusto del presente. E dove ogni sera è una piccola celebrazione.