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Giro d’Italia

Tappa gastronomica a Jesi: ecco cosa e dove mangiare

Roberto Ceccarelli
di Roberto Ceccarelli
16 maggio 2022 | 08:30

Il 17 maggio la città di Jesi, in provincia di Ancona, sarà la tappa marchigiana del Giro d’Italia. Ecco un vademecum su cosa e dove mangiare fra trattorie storiche e nuove aperture, oltre ai prodotti cult che vengono dalla campagna e dai castelli del Verdicchio. Negli ultimi anni il centro storico di Jesi è diventato una vera e propria fucina di attività legate alla ristorazione e allo street food. Il Corso principale delinea l’asse del centro storico e passeggiando attraverso il nucleo della città antica i numerosi bar e locali si palesano con i loro menu in bella vista. Si arriva fino alla piazza dove nacque l’imperatore Federico II di Svevia, detto stupor mundi, dove al Rambaldus Bar si può assaggiare il Verdicchio Spritz, originale versione del celebre aperitivo, declinata con il vino più famoso dell’area.

Jesi (credito foto: Maurizio Paradisi) Tappa gastronomica a Jesi: ecco cosa e dove mangiare

Jesi (credito foto: Maurizio Paradisi)

I castelli di Jesi sono l’area di produzione di uno dei vini più apprezzati d’Italia, il Verdicchio. Nettare bianco ottenuto dalle omonime uve che per la sua grande struttura si comporta spesso come un rosso, viene abbinato ai piatti più succulenti della tradizione gastronomica locale. Oltre che a dare i natali a grandi personaggi della storia come il compositore Giovan Battista Pergolesi e lo stesso Federico II di Svevia, in tempi più recenti la città è conosciuta e sempre presente per quel che riguarda i grandi campioni dello sport, a partire dal celebre commissario tecnico della nazionale di calcio Roberto Mancini, fino ai grandi campioni e campionesse olimpici della scherma: Valentina Vezzali e Giovanna Trillini, Elisa Di Francisca e Stefano Cerioni, solo per citarne alcuni.

I must gastronomici di Jesi

Ma forse in pochi sanno che Jesi ha dato vita nei secoli ad una grande tradizione culinaria entrando già nel nome di preparazioni conosciute anche nel resto d’Italia. La cosiddetta pizza al formaggio di Jesi (tipica pasquale, ma presente nelle case tutto l’anno) ne è un esempio. Cotta nell’apposito vaso di terracotta assume la tipica forma a fungo, i pezzi di formaggio pecorino al suo interno ne fanno una energetica prelibatezza che viene accostata per la colazione dei forti a una fetta di ciauscolo, salame spalmabile dei più golosi, o al salame lardellato di Fabriano. Se ne può assaggiare nell’antico panificio Fiordelmondo, poco sotto il centro storico.

Anche nelle varietà vegetali spicca il nome della città. Da non perdere il carciofo violetto precoce di Jesi, speciale quello delle campagne della vicina Monsano, che ha fatto di questo ortaggio anche un prodotto DeCo (denominazione comunale), e forse il meno noto cavolfiore di Jesi, varietà che attirò le attenzioni del celebre gastronomo e giornalista Luigi Veronelli, dal colore particolarmente giallo per la presenza naturale di zolfo, che qualche contadino ha riportato a nuova vita negli ultimi anni. Per la colazione jesina vale lo stesso consiglio del dessert: assaggiare la “meringa di Bardi”, prodotta artigianalmente dall’omonima pasticceria del Corso e per la quale è nata una seguita pagina social che rivendica goliardicamente la sua naturale candidatura a Patrimonio mondiale dell’umanità.

 

Tre nuove aperture da non perdere in centro storico

Anche durante la pandemia, alcuni giovani ristoratori si sono rimboccati le maniche e hanno deciso di tenere duro e rilanciare con nuove attività. Ecco tre ristoranti che hanno lavorato con tenacia e che meritano una visita in nome della cucina marchigiana e non solo.

Forno Ercole Tappa gastronomica a Jesi: ecco cosa e dove mangiare

Forno Ercole

Forno Ercole

Dagli spazi di un antico forno, tra le viuzze della città più antica è rinato il “Forno Ercole”. Qui lo chef Marco Filipponi prepara il pane caldo fatto in casa tutti i giorni e accoglie i commensali con un bitter naturale a base di Verdicchio ideato dal responsabile di sala Leonardo Cingolani. La cucina valorizza il territorio attraverso il legame con i produttori di qualità, con incursioni nella cucina regionale italiana del nord Adriatico. Tra i primi piatti: gnocchi al ragù d’anatra; il raviolo ripieno di ricotta e arancio con ragù bianco di cinghiale, poi piatti vegetariani come la tagliatellina al pomodoro melanzane, stracciatella e basilico. E poi lo spaghettone al nero di seppia, che ricorda il Veneto, e il baccalà che proviene dai migliori mercati di Venezia, battuto prima di venir essiccato e servito mantecato su un crostone di pane fresco. Carta dei vini a prevalenza italiana, con 90 etichette, ma con excursus interessanti da Spagna e Francia.

Evoke Bistrò Tappa gastronomica a Jesi: ecco cosa e dove mangiare

Evoke Bistrò

Evoke Bistrò

A ridosso del Corso principale c’è “Evoke Bistrò”: piatti tipici marchigiani e menu del giorno con il pescato dei porti vicini. Coniglio in porchetta o ragù di coniglio. Poi il classico ragù marchigiano, anche nella versione d’anatra. Gnocchi con il formaggio di fossa. Aperti nel 2020 proprio durante il primo lockdown, Claudio Stea è lo chef, Riccardo Focanti e Paolo Besard Kollcaku i titolari. Tra le verdure di stagione viene proposto il Carciofo violetto di Jesi e l’entrecote alla Lacrima di Morro d’Alba, sempre con il carciofo. Trenta coperti all’interno e quindici all’aperto. Carta dei vini locali con 50 etichette; fanno anche l’aperitivo con piccoli assaggi dei piatti in menu.

Coniglio in porchetta di Evoke Bistrò Tappa gastronomica a Jesi: ecco cosa e dove mangiare

Coniglio in porchetta di Evoke Bistrò

Il Baccio

Anche la proposta de “Il Baccio”, neonato ristorante jesino, non si limita solo al pranzo e cena, ma si allarga anche agli aperitivi, con circa 100 etichette di vini regionali. Sessanta coperti all’interno e un’area esterna con vista sulle mura antiche di Jesi; lo chef Yuri Zanatta propone cucina marchigiana partendo ai salumi e formaggi locali, come il saporito ciauscolo. Potete assaggiare i celebri vincisgrassi, ovvero la lasagna marchigiana “doc”, coniglio in porchetta (con il finocchietto selvatico) e il fritto misto con le olive all’ascolana. La pasta con i moscioli di Portonovo e i paccasassi (verdure spontanee marine del monte Conero). Tra gli ingredienti locali, anche la Cicerchia di Serra de’ Conti, Presidio Slow Food, legume che diventa burger e viene proposto su uno sformatino di polenta, servito con crema alle fragole e misticanza.

Sformatino di cicerchia al Baccio di Jesi Tappa gastronomica a Jesi: ecco cosa e dove mangiare

Sformatino di cicerchia al Baccio di Jesi

 

A piedi o in bicicletta fuori porta tra i castelli di Jesi, con tappe enogastronomiche

Partendo dalla storica Trattoria Antonietta, lungo il borgo che costeggia il centro storico di Jesi, dove assaggiare sicuramente le paste fresche e ripiene, valgono una visita i castelli limitrofi, facendo tappa in onore al ciclismo a Filottrano, la città del compianto campione Michele Scarponi. Qui un piccolo ristorante fa ricerca sulla cucina storica marchigiana. Si chiama Trattoria Gallo Rosso e propone piatti raffinati dove prevalgono le carni dell’aia. Se siete fortunati, si può assaggiare la trippa alla canapina, ovvero il succulento piatto jesino dei cordai, preparato con abbondante maggiorana e una generosa cascata di formaggio pecorino sopra.

Trippa alla canapina (credito foto: Gallo Rosso) Tappa gastronomica a Jesi: ecco cosa e dove mangiare

Trippa alla canapina (credito foto: Gallo Rosso)

Nella vicina Montecarotto l’Agriturismo Cadabò vi farà immergere nell’atmosfera agreste con i suoi piatti di terra, i sughi “potenti” a lenta cottura per la pasta fresca. Come pure dalle colline si può scendere verso la valle per visitare la cucina schietta della Locanda Hostaria della Posta, che con oltre cento anni di storia è una meta dal rapporto qualità prezzo ineguagliabile. Anche fuori menu, chiedete la pasta fatta in casa, che è sempre presente. Salendo verso la riva destra dell’Esino invece, in direzione Cupramontana, patria del Verdicchio e degli spumanti, la tradizione in tavola porta il nome di Rosina, dove il fritto misto è a regola d’arte. Quello marchigiano, con il suo mix di sapore dolce-salato fatto di gnocchi di crema panati, le olive all’ascolana farcite a mano e le carni locali di agnello, vitello e tacchino. Le tagliatelle da Carola (Ristorante La Chiusa) sono un altro motivo per deviare fuori Jesi in direzione della costa, mentre a Morro d’Alba il Mago è una tappa assolutamente da non perdere con i suoi piatti forti che derivano dalla tradizione.

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