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Fondazione italiana sommelier Inaugura la nuova sezione Lombardia

Emanuela T. Cavalca
di Emanuela T. Cavalca
05 ottobre 2015 | 18:37

Oltre 350 vitigni autoctoni, più di 500 varietà di olio d’oliva, una cinquantina di tipi di miele. Sono alcuni numeri che dimostrano quanto il territorio italiano sia diversificato. “Diffondere l’eccellenza italiana del vino, olio, birra…” è ciò che si propone di fare la Fondazione italiana sommelier che ha il vanto di avere ottenuto il riconoscimento giuridico dello Stato, l’accredito presso la Presidenza del consiglio dei ministri e i ministeri della Cultura, Esteri e Politiche agricole.  

foto: Dario Raimondi

Il 3 ottobre scorso è nata ufficialmente la sezione Lombardia, che vuole dare risalto alla qualità prodotta nella regione. La presentazione si è tenuta a Milano nelle sale di AthaHotel Executive di viale Sturzo, che diventa la sede ufficiale dei corsi della fondazione. «Cibo e vino - ha esordito Daniele Rigillo, presidente della Fondazione italiana sommelier Lombardia - sono alla portata di tutti e dunque ambasciatori di un pezzo della nostra tradizione culturale da salvaguardare». La Lombardia ha il record di vini di qualità: «un’incidenza delle Doc e Docg pari a circa il 60% della produzione totale di vino regionale - ha rilevato Gianni Fava, assessore agricoltura Regione Lombardia - non siamo i primi produttori, ma favoriamo la qualità, sensibilizzando i ristoranti milanesi».

La viticoltura lombarda è caratterizzata da zone produttive diversificate, che si distinguono per condizioni climatiche e geografiche. Una ricchezza che si estende dai versanti terrazzati della Valtellina, alle aree moreniche dei laghi Garda e Iseo, per raggiungere i colli appenninici dell'Oltrepò Pavese e la bassa. Il successo dei vini Franciacorta è dovuto alla coesione dei proprietari di aziende vinicole che hanno visto lungo, così i vini pregiati di questa zona hanno sposato la Fondazione sommelier.

foto: Dario Raimondi

«Il vino di qualità nasce 30 anni fa - interviene Franco Maria Ricci, editore di Bibenda e anima della fondazione - manca la cultura del vino e del cibo. Ci sono troppe trasmissioni sulla cucina, ma poche sul vino. Abbiamo raggiunto un accordo importante, così il vino italiano è diventato un regalo di stato. Durante ogni incontro ufficiale di stato viene regalata una scatola con tre bottiglie di vino e una di olio. Significa che il patrimonio italiano va all’estero».

La cultura del vino deve intervenire anche nelle scuole e nei corsi professionali di cucina. «Non ci basta dire ai ragazzi che bere fa male - prosegue Ricci - ma occorre far conoscere il vino attraverso la qualità, perché il vino è arte». Un vasto programma formativo supporta la missione della fondazione: si parte da un corso di qualificazione per sommelier che si terrà il 19 di ottobre prossimo, seguiranno altri sull’olio extravergine, formaggio, peperoncino etc.

Credito fotografico: Dario Raimondi

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