Una delle caratteristiche peculiari dell’attuale presidenza Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori di vino) è una visione ampia e adeguata alle esigenze insite in un’epoca in cui il concetto di globalizzazione non è solo economico (con le luci e ombre di cui si ha ogni giorno conferma), ma anche culturale e di vicinanza e conoscenza dei popoli e delle rispettive abitudini. Fattori che hanno - sapendoli utilizzare - riflessi commerciali importanti per un Paese come il nostro in cui le esportazioni sono un pilastro dell’economia.

La funzione dell’Associazione non è, quindi, solo giudicare caratteri e peculiarità di un vino, ma anche e soprattutto formare nuovi consumatori fornendo i parametri per scegliere nel rispetto della qualità i vini che meglio rispondono al gusto dell’acquirente e all’abbinamento con i cibi. Percorrendo la strada tracciata decenni fa dai Francesi, abituare i nuovi mercati al consumo del vino di qualità è l’arma vincente della nostra produzione che non potrà mai competere con quelle locali a basso costo.
Nella sua attività “missionaria” l’Onav ha già creato delegazioni in Cina e in altri Paesi e ora - avendo identificato la persona “giusta” - ha iniziato a operare in Perù: il direttore dell’Associazione, Michele Alessandria, vi si è recato recentemente per avviare con una serie di iniziative l’attività di David Bosia, neo-commissario Onav per il Perù e la Colombia.
Nella prospettiva di operare in tutto il Sud America, il Perù rappresenta un ottimo laboratorio per molteplici motivi: è una nazione di media dimensione (30 milioni di abitanti) e non è nuova alle tematiche del vino. La viticoltura, infatti, vi è stata introdotta nel XVI secolo dai Conquistadores spagnoli che avevano individuato alcune aree favorevoli alla coltivazione della vite, ma le difficili condizioni economiche e il fatto che usualmente si beve birra hanno a lungo impedito l’affermazione del vino al di fuori delle élite e l’adeguamento alle moderne tecnologie in vigneto e in cantina.
Attualmente il consumo annuo supera di poco i 40 milioni di litri (1,5 la media annua pro capite, contro i 44 della birra) coperti per il 78% dalla produzione locale: il 22% importato proviene per oltre il 75% dai vicini Cile e Argentina, per cui alle altre nazioni produttrici rimangono le “briciole” (l’Italia in questa classifica dei poveri è al secondo posto). I peruviani amano soprattutto i vini rossi (65%), mentre i bianchi sono al 16% seguiti da spumanti (13%) e rosati (6%).
Negli ultimi anni la situazione ha cominciato ad evolversi positivamente sia per i consumi sia per gli investimenti produttivi (l’area vinicola per eccellenza è la regione di Ica a sud di Lima): la produzione è quasi totalmente assorbita dalla domanda interna con vini di fascia bassa e medio-bassa e il principale canale distributivo sono i supermercati con oltre il 50% delle vendite.

Le prospettive però sono molto positive perché la crescita economica del Paese ha determinato un reddito più elevato e un aumento del potere d’acquisto per un’ampia fascia della popolazione con conseguente ricerca dei prodotti che sottolineano il nuovo status come i “vini di importazione”, specialmente dall’Europa, che infatti hanno fatto registrare incrementi a due cifre.
Si sono aperte quindi prospettive per il radicamento della qualità nella cultura dei singoli. Far divenire la qualità una necessità è la finalità perseguita dall’Onav con le proposte di corsi per assaggiatore e gli incontri di degustazione: alcuni esempi sono stati realizzati (con notevole interesse e successo) nel recente viaggio del direttore Alessandria che ha tenuto quattro conferenze (due a Arequipa, seconda città del Perù con 2 milioni di abitanti, e due a Lima, la capitale in cui è concentrato circa un terzo della popolazione peruviana) accompagnate da degustazioni guidate che hanno permesso ai partecipanti (sommelier, ristoratori, operatori e opinion leader) di comprendere la scuola di assaggio e conoscere il modo dell’Onav di interpretare la qualità.
Importanti per le prospettive culturali e per il vino italiano anche l’incontro avvenuto con i giovani e gli insegnati della principale scuola di gastronomia di Arequipa e quelli svoltisi a Lima con la collaborazione dell’Ambasciata italiana nei locali dell’Istituto culturale italiano. In queste occasioni si è evidenziata una grande voglia di cultura enologica con riferimento in particolare alla tradizione vitivinicola italiana, presidio della qualità a livello internazionale. Anche in questa occasione l’Onav ha mostrato di sapersi muovere con intelligente tempestività e di essere indispensabile strumento di supporto - anche per la sua accertata neutralità commerciale - per i produttori italiani.