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Onav in trasferta in Perù per educare al consumo di vino di qualità

di Salvatore Longo
06 marzo 2017 | 10:36

Una delle caratteristiche peculiari dell’attuale presidenza Onav (Organizzazione nazionale assaggiatori di vino) è una visione ampia e adeguata alle esigenze insite in un’epoca in cui il concetto di globalizzazione non è solo economico (con le luci e ombre di cui si ha ogni giorno conferma), ma anche culturale e di vicinanza e conoscenza dei popoli e delle rispettive abitudini. Fattori che hanno - sapendoli utilizzare - riflessi commerciali importanti per un Paese come il nostro in cui le esportazioni sono un pilastro dell’economia.

Onav in trasferta in Perù per educare al consumo di vino di qualità

La funzione dell’Associazione non è, quindi, solo giudicare caratteri e peculiarità di un vino, ma anche e soprattutto formare nuovi consumatori fornendo i parametri per scegliere nel rispetto della qualità i vini che meglio rispondono al gusto dell’acquirente e all’abbinamento con i cibi. Percorrendo la strada tracciata decenni fa dai Francesi, abituare i nuovi mercati al consumo del vino di qualità è l’arma vincente della nostra produzione che non potrà mai competere con quelle locali a basso costo.

Nella sua attività “missionaria” l’Onav ha già creato delegazioni in Cina e in altri Paesi e ora - avendo identificato la persona “giusta” - ha iniziato a operare in Perù: il direttore dell’Associazione, Michele Alessandria, vi si è recato recentemente per avviare con una serie di iniziative l’attività di David Bosia, neo-commissario Onav per il Perù e la Colombia.

Nella prospettiva di operare in tutto il Sud America, il Perù rappresenta un ottimo laboratorio per molteplici motivi: è una nazione di media dimensione (30 milioni di abitanti) e non è nuova alle tematiche del vino. La viticoltura, infatti, vi è stata introdotta nel XVI secolo dai Conquistadores spagnoli che avevano individuato alcune aree favorevoli alla coltivazione della vite, ma le difficili condizioni economiche e il fatto che usualmente si beve birra hanno a lungo impedito l’affermazione del vino al di fuori delle élite e l’adeguamento alle moderne tecnologie in vigneto e in cantina.

Attualmente il consumo annuo supera di poco i 40 milioni di litri (1,5 la media annua pro capite, contro i 44 della birra) coperti per il 78% dalla produzione locale: il 22% importato proviene per oltre il 75% dai vicini Cile e Argentina, per cui alle altre nazioni produttrici rimangono le “briciole” (l’Italia in questa classifica dei poveri è al secondo posto). I peruviani amano soprattutto i vini rossi (65%), mentre i bianchi sono al 16% seguiti da spumanti (13%) e rosati (6%).

Negli ultimi anni la situazione ha cominciato ad evolversi positivamente sia per i consumi sia per gli investimenti produttivi (l’area vinicola per eccellenza è la regione di Ica a sud di Lima): la produzione è quasi totalmente assorbita dalla domanda interna con vini di fascia bassa e medio-bassa e il principale canale distributivo sono i supermercati con oltre il 50% delle vendite.

Onav in trasferta in Perù per educare al consumo di vino di qualità

Le prospettive però sono molto positive perché la crescita economica del Paese ha determinato un reddito più elevato e un aumento del potere d’acquisto per un’ampia fascia della popolazione con conseguente ricerca dei prodotti che sottolineano il nuovo status come i “vini di importazione”, specialmente dall’Europa, che infatti hanno fatto registrare incrementi a due cifre.

Si sono aperte quindi prospettive per il radicamento della qualità nella cultura dei singoli. Far divenire la qualità una necessità è la finalità perseguita dall’Onav con le proposte di corsi per assaggiatore e gli incontri di degustazione: alcuni esempi sono stati realizzati (con notevole interesse e successo) nel recente viaggio del direttore Alessandria che ha tenuto quattro conferenze (due a Arequipa, seconda città del Perù con 2 milioni di abitanti, e due a Lima, la capitale in cui è concentrato circa un terzo della popolazione peruviana) accompagnate da degustazioni guidate che hanno permesso ai partecipanti (sommelier, ristoratori, operatori e opinion leader) di comprendere la scuola di assaggio e conoscere il modo dell’Onav di interpretare la qualità.

Importanti per le prospettive culturali e per il vino italiano anche l’incontro avvenuto con i giovani e gli insegnati della principale scuola di gastronomia di Arequipa e quelli svoltisi a Lima con la collaborazione dell’Ambasciata italiana nei locali dell’Istituto culturale italiano. In queste occasioni si è evidenziata una grande voglia di cultura enologica con riferimento in particolare alla tradizione vitivinicola italiana, presidio della qualità a livello internazionale. Anche in questa occasione l’Onav ha mostrato di sapersi muovere con intelligente tempestività e di essere indispensabile strumento di supporto - anche per la sua accertata neutralità commerciale - per i produttori italiani.

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