Niente da dire, ha proprio un bel coraggio e tanta fantasia. Nel pieno dei bagordi natalizi, nel cuore della movida cinematografica bresciana, il locale “San Ciro” si accende con una tipica tradizione del Sud. Lo chef-pizzaiolo napoletano Ciro Di Maio presenta infatti la “Stella di Quartiere”, un omaggio contemporaneo a una delle preparazioni più simboliche del Natale partenopeo: la pizza di scarola, storicamente consumata la sera della Vigilia come piatto di magro, quando la carne era vietata. Un rito che nelle famiglie di Napoli ha attraversato generazioni e che oggi Di Maio propone a Brescia con una sensibilità moderna e un forte affetto per le sue origini. Da questa memoria nasce una pizza dedicata al mese in teoria più freddo dell’anno, realizzata con scarola riccia stufata, alici, olive nere, uvetta, pinoli tostati e una finitura di olio e peperoncino fresco.

La “Stella di Quartiere”
«Negli ultimi anni ho capito quanto sia importante ascoltare davvero le persone che entrano in pizzeria» spiega Di Maio. «Le abitudini alimentari stanno cambiando e credo che un pizzaiolo debba essere capace di rispettarle senza snaturare la tradizione. Per questo ho voluto creare una versione vegetariana della mia pizza di Natale: stessa struttura, stessi profumi, stessa anima, ma per chi lo preferisce sarà senza alici. Non è un compromesso, è un modo diverso di raccontare la stessa storia. La scarola, l’uvetta, i pinoli, le olive: sono questi gli elementi che danno carattere al piatto e che permettono di ritrovare quel sapore festivo che in tante famiglie napoletane accompagna la Vigilia. Volevo che nessuno, per scelta o necessità, fosse escluso da questa esperienza. La cucina deve unire, non dividere. E se una tradizione riesce a parlare a più persone, allora diventa ancora più viva». Con questo nuovo piatto, Ciro Di Maio conferma la sua visione: unire l’identità napoletana all’innovazione, restituendo ai clienti non solo una pizza, ma un racconto. A Brescia, per tutto il periodo natalizio.
Portare Napoli a Brescia, nel periodo più sentito dell’anno
«Per me la pizza di scarola è molto più di una ricetta: è un pezzo della mia storia» conclude Ciro. «A Napoli, quando arrivava la Vigilia, ogni famiglia aveva il suo modo di prepararla e il profumo riempiva i vicoli. Era il segnale che iniziavano davvero le feste. Portare questa tradizione a Brescia, nel periodo di Natale, è un impegno che sento profondamente. Non voglio solo far assaggiare un gusto nuovo: voglio condividere un ricordo, un’emozione, un modo di vivere la cucina che è fatto di semplicità e di calore. Qui al San Ciro cerco di raccontare la mia città attraverso i sapori, perché credo che la cucina sia uno dei linguaggi più sinceri che abbiamo. La “Stella di Quartiere” nasce proprio da questo: unire la mia identità napoletana all’accoglienza bresciana, portando sulle tavole un pezzo di casa e di Natale». E se proprio volete chiudere alla grande, fatevi preparare, seduta stante, la classica sfogliatella napoletana a base di ricotta «e altri ingredienti segreti - sottolinea lo chef pizzaiolo - che non svelerò mai». Calda, appena sfornata, è di una bontà impagabile!
Dal Napoletano a Brescia, la storia di Ciro Di Maio
Ciro, 35 anni, è nativo di Frattamaggiore, un comune del Napoletano. Mamma casalinga, papà dal passato burrascoso. Inizia a lavorare a 14 anni, poi si iscrive all’Alberghiero, ma a 18 anni lascia gli studi e parte con la sua personale avventura. Nel 2015, la svolta: trova un lavoro da pizzaiolo per una grossa catena in Lombardia, poi riesce a rilevare quella pizzeria assieme a sei soci, infine diventa titolare unico. È così che è salpato in mare aperto “San Ciro”.

Lo chef-pizzaiolo napoletano Ciro Di Maio
Il locale bresciano (vicino al multisala Oz, in via Sorbanella) oggi impiega una quindicina di persone ed è noto per la veracità delle sue pizze, ma anche per il suo menu alla carta di alta cucina. Un locale amato perché rappresenta la tradizione napoletana, a partire dagli ingredienti: olio Dop, mozzarella di bufala campana Dop, pomodorino del Piennolo, ricotta di bufala omogeneizzata e porchetta di Ariccia Igp. Le pizze sono tutte diverse, sono fatte artigianalmente. Ciro lo ripete spesso. «Mi piace tirare le orecchie alle pizze, ognuna ha il suo carattere e deve mostrarlo. Odio le pizze perfettamente rotonde e se c’è più pomodoro da una parte rispetto a un’altra è perché usiamo pomodori veri».
Molti i vip che lo amano: le pareti del suo ristorante sono piene di fotografie. Tra le altre anche Eva Henger, che è stata a cucinare pizze una sera nel locale. Senza dimenticare i giocatori del Brescia Calcio e della Germani Brescia, che quando possono, anche dopo le partite, passano a salutarlo. Ciro ama le iniziative benefiche. Oltre al lavoro in carcere per formare i detenuti a diventare pizzaioli, si è dedicato anche alla formazione nel Rione Sanità di Napoli, un quartiere che gli ricorda la strada in cui è cresciuto, via Rossini a Frattamaggiore. L’istituto che ha accolto il suo progetto è stato l’Istituto alberghiero D’Este Caracciolo: ha portato a termine lezioni online per ragazzi che seguono l’indirizzo enogastronomico e l’indirizzo sala e accoglienza.
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