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Altri guai per Chef Rubio: post contro Israele e scatta la perquisizione

di Redazione Italia a Tavola
22 luglio 2025 | 18:35

Gli agenti della sezione antiterrorismo della Digos della Questura di Roma hanno effettuato una perquisizione presso l’abitazione di Gabriele Rubini, noto al pubblico come Chef Rubio, nella zona dei Castelli Romani. L’operazione si è svolta su delega dell'autorità giudiziaria, e ha portato al sequestro di strumenti elettronici e supporti digitali, tra cui computer e chiavette USB. La notizia è stata diffusa sui social da Alberto Fazolo, attivista e amico dello chef, che ha anche condiviso l'immagine del verbale di perquisizione.

Altri guai per Chef Rubio: post contro Israele e scatta la perquisizione

Nuovi guai per Chef Rubio

Chef Rubio, perché è stato fermato

Secondo quanto riferito da Fazolo, l’azione si è svolta nella mattina del 17 luglio, quando gli agenti hanno perquisito l’abitazione e successivamente accompagnato Chef Rubio al commissariato di Frascati, dove è stato trattenuto fino alle 19:50. L’obiettivo dell’indagine – sempre secondo Fazolo – riguarderebbe alcuni contenuti pubblicati sul social X (ex Twitter), in particolare due post del mese di maggio, nei quali Rubini esprimeva posizioni critiche nei confronti dello Stato di Israele e dei suoi rappresentanti diplomatici. Le autorità avrebbero anche visionato le sue chat private su Telegram e Signal, alla ricerca di ulteriori elementi. I contenuti contestati includono due post particolarmente espliciti. Il primo, datato 21 maggio, recita: «Morte ai diplomatici complici del genocidio in atto da 77 anni, morte agli invasori e a chi li finanzia, morte al colonialismo, suprematismo, razzismo e odio antimusulmano. Morte quindi al sionismo e alla colonia ebraica. Lunga vita alla Palestina e ai nativi semiti palestinesi».

Nel secondo post, scritto poco dopo un attentato avvenuto a Washington, si legge: «Che differenza c'è tra un impiegato dell'ambasciata della colonia ebraica e un soldato suprematista ebraico che massacra i palestinesi per il loro solo esistere e resistere? Che uno esegue gli omicidi (Eichmann) e l'altro fornisce legittimità e mezzi per farlo impunemente.» Le frasi, secondo gli investigatori, potrebbero essere interpretate come istigazione all’odio o all’uso della violenza, sebbene non siano ancora stati formalizzati capi d'accusa.

Chef Rubio attualmente senza accesso ai propri canali

Rubini non ha rilasciato dichiarazioni dirette. Tuttavia, tramite Fazolo, ha fatto sapere che sta bene, è in libertà, ma al momento non ha accesso ai propri strumenti digitali né può comunicare attraverso i suoi consueti canali. «Gabriele è libero, ma non può usare telefoni o social finché non verranno dissequestrati. Chiede di non essere contattato per ora» – scrive Fazolo su Facebook. Lo stesso attivista sottolinea come Chef Rubio sia da tempo oggetto di attenzione e critiche per le sue posizioni politiche, specie in relazione alla questione israelo-palestinese, che ha affrontato spesso anche tramite i social.

Chef Rubio, in passato altri guai

Chef Rubio è stato fermato dalla Polizia nei pressi di via Prenestina a Roma, mentre si stava recando a un sit-in a favore della Palestina davanti alla Farnesina. Nel veicolo gli agenti hanno rinvenuto una tanica contenente 5 litri di sangue animale. Il contenuto è stato sequestrato e sarà sottoposto ad analisi. Secondo le prime dichiarazioni, Rubio intendeva partecipare alla manifestazione di protesta contro l’esclusione di una sua videoricetta da un evento dell’Istituto Italiano di Cultura a Córdoba, in Argentina, a causa di una maglietta pro-Palestina da lui indossata. Il cuoco ha negato che l’iniziativa avesse come obiettivo diretto Israele. Il materiale sequestrato e l’intenzione d’uso del liquido potrebbero avere rilievo penale.

Tra i procedimenti più delicati, figura anche una denuncia per diffamazione sporta dalla senatrice a vita Liliana Segre. Rubio risultava infatti tra le venti persone identificate dai Carabinieri per presunti post diffamatori diffusi in occasione della Giornata della Memoria. Le autorità hanno effettuato accertamenti incrociando dati informatici e social network, individuando tra i sospettati anche professionisti e impiegati, tra cui proprio lo chef. Chef Rubio era anche imputato in un processo per diffamazione aggravata a seguito di un tweet pubblicato nel 2020, nel quale commentava la presenza di cassonetti in prossimità della lapide dedicata a Federico Aldrovandi, deceduto durante un fermo di polizia nel 2005. Nel messaggio, Rubio definiva i poliziotti condannati per l'episodio come «maiali della Polizia di Stato».

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