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Intervista

Marco Micheli, un po' cuoco un po' showman

Stefano Nico
di Stefano Nico
09 maggio 2022 | 09:30

Marco Micheli da uomo della notte a showman chef. Con il suo spirito sempre creativo e coinvolgente riesce ad inebriare gli occhi dei propri clienti con creazioni di crudi e fumate di azoto liquido. Da diversi anni sposa il progetto di Maurizio Cialini al ristorante Cherì di Alba Adriatica (Te) con la preparazione di crudi e piatti innovativi. La passione per questo mestiere avviene pian pianino preparando cene spettacolo ed eventi gastronomici cui andavo alla ricerca sempre di sviluppare l’effetto wow nei clienti ed amici. Ciò che ama comunicare al cliente con i suoi piatti è il lato elegante e trasgressivo tipico del suo carattere. Più che una vocazione, la definisce voglia di sfidarsi e di mettersi in gioco costantemente, azzardando con abbinamenti sempre più curiosi ma mantenendo la contrapposizione dei gusti e sapori.

Lo abbiamo intervistato per conoscerlo un po' meglio.

Marco Micheli Marco Micheli, lo showman chef si racconta

Marco Micheli

Come ti descrivi in tre parole?
Stravagante, ricercatore e curioso.

Come nasce la tua passione per la cucina?
Nasce per gioco, sin da giovane mi dilettavo dietro un bancone bar utilizzando spesso non solo la frutta nelle preparazioni dei cocktail ma anche mini-decorazioni con pesce scottato piuttosto che chips di guanciale. Poi iniziai a preparare delle cene a casa di amici seguendo una mia linea identificativa che ben presto si rivelò il mio lavoro.

Cosa devono esprimere i tuoi piatti?
I miei piatti seguono il mio stato creativo che spesso ricerco nei vari percorsi di formazione personale legati alla mia anima stravagante. Ma come dico spesso ai più stretti collaboratori un piatto deve essere buono, bello ed invitante.

La tua dinamicità ed estrosità quanto ti hanno aiutato nel lavoro?
Molto, se penso ad un altro me senza il mio carattere sicuramente non sarei riuscito a trasmettere quelle emozioni che mi contraddistinguono.

Qual è il piatto che più ti rappresenta?
Devo essere sincero, non ho un piatto che davvero mi rappresenta, ma non per scelta, bensì perché mi piace seguire e conoscere tutto l’iter del prodotto che ho la possibilità di lavorare cercando di esaltarlo nel miglior modo possibile. Questa filosofia mi spinge sempre più a conoscere nuove referenze ed abbinamenti che spesso vedono contrapporsi tra Occidente ed Oriente. Per rispondere più chiaramente alla domanda ti direi che il piatto che più mi rappresenta è quello che farò domani….

Se potessi regalarti del tempo come lo spenderesti?
Sicuramente in una spiaggia tropicale, sotto l’ombra di una palma a sorseggiare un cocktail.

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