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Soddisfazioni

Il vino più conosciuto dagli italiani? Il Brunello di Montalcino

20 novembre 2021 | 16:30

Il Brunello di Montalcino è il vino più conosciuto tra i consumatori italiani, con una notorietà al 67% e davanti a corazzate come il Prosecco, il Chianti e il Chianti classico e il Montepulciano d’Abruzzo. È il verdetto espresso, in occasione di Benvenuto Brunello (19-29 novembre), dal report annuale di Wine Intelligence realizzato su un campione rappresentativo di consumatori del Belpaese. Ma c’è di più: a Montalcino in 30 anni il valore vigna è salito a +2000% (2 miliardi di euro), il valore vino a +300%. Inoltre a Montalcino convivono professionalità da 70 paesi, la disoccupazione è quasi azzerata (2%) e c’è il boom enoturismo. Per l’occasione sono stati svelati anche i 7 premiati del Leccio d’Oro: all’estero vincono locali a Oslo e Malta, in Italia la ristorazione parla Brunello tra locali storici e big della cucina, in primis La Trattoria Enrico Bartolini.

Nuovo format per Benvenuto Brunello Il vino più conosciuto dagli italiani? Il Brunello di Montalcino

Nuovo format per Benvenuto Brunello. Fonte: Facebook


L’indagine Wine Intelligence: risultato non scontato

«L’indagine – ha detto il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci - restituisce un risultato per nulla scontato, se si considera che il nostro vino rappresenta meno dello 0,2% della produzione annuale nazionale ed è la denominazione che esprime meno volumi tra le top 20 in classifica. Il risultato è un riconoscimento della qualità e della forza di un marchio collettivo che sino a oggi credevamo più forte all’estero che in Italia».


L’amante del Brunello? Donna tra i 35 e i 54 anni con reddito alto

Secondo l’analisi di Wine Intelligence, il consumatore tipo di Brunello è principalmente donna, del Centro Italia, di età compresa tra i 35 e i 54 anni, con un reddito medio che supera i 50mila euro, con una buona propensione all’acquisto online e appassionato di vino. In rapporto alla conoscenza, il tasso di conversione all’acquisto è del 15%. Relativamente al grado di notorietà (67%), il Brunello vince sui competitor sia tra i maschi (68%) che tra le femmine (66%) e risulta in testa già tra i consumatori da 35-54 anni (65%), mentre domina dai 55 anni in su (73%). La geografia della conoscenza premia il Centro Italia (70%) e il Nord (69%), dove però è superato dal Prosecco (71%).


Nuovo format per Benvenuto Brunello

Benvenuto Brunello, iniziato con 2 giornate riservate alla stampa nazionale e internazionale, ha fatto il suo debutto con un nuovo format nell’inedita collocazione autunnale in occasione dei suoi 30 anni. A Montalcino, 11 le giornate di degustazioni previste con 119 cantine per tenere a battesimo il Brunello 2017, il Brunello Riserva 2016 e il Rosso di Montalcino 2020 assieme a winelover e operatori. Il Brunello di Montalcino Docg ha una produzione media annua di circa 9 milioni di bottiglie; di queste, il 70% sono destinate all’estero.

A Montalcino in 30 anni valore vigna a +2000%  Il vino più conosciuto dagli italiani? Il Brunello di Montalcino

A Montalcino in 30 anni valore vigna a +2000%. Fonte: Facebook


A Montalcino in 30anni valore vigna a +2000% (2 miliardi di euro). Valore vino a +300%

La nascita del primo wine district dell’era moderna, un aumento esponenziale (+1.962%) del valore del vigneto e il successo di una “controrivoluzione agricola” che, nelle ultime 3 decadi, ha ripensato l’evoluzione di un territorio attorno allo sviluppo della qualità di un prodotto legato a doppio filo con le sue radici. Sono “les trente glorieuses” di Montalcino, miracolo economico del principe dei rossi toscani che in occasione dei 30 anni di “Benvenuto Brunello”, l’evento che dal borgo toscano ha inventato le “Anteprime” dei vini italiani nel 1992, festeggia l’exploit di uno dei simboli del made in Italy da semplice prodotto della terra a caso di studio dell’enologia italiana e mondiale. Oggetto di una ricostruzione storica affidata dal Consorzio del Brunello di Montalcino alla testata di settore WineNews, il trentennio 1992-2022 testimonia la circolarità virtuosa di un distretto che, pioneristicamente, ha saputo trovare fin dai suoi albori la chiave del proprio successo proprio nel trinomio della sostenibilità ambientale, economica e sociale. «Il concetto di qualità – ha detto il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino, Fabrizio Bindocci – oggi non si limita al solo vino ma abbraccia una sfera più ampia. A un aumento della qualità del Brunello corrisponde in maniera direttamente proporzionale un incremento del benessere socioeconomico della comunità sul territorio».

 


L’incremento record della resa fondiaria

E a dimostrarlo sono i numeri, raccolti nell’analisi di WineNews, che documentano una crescita trasversale del territorio, trainata dal boom del suo prodotto ambasciatore. Se infatti nel 1992 un ettaro di terreno vitato di Brunello di Montalcino valeva 40 milioni di vecchie lire (36.380 euro attuali secondo il coefficiente Istat per l’attualizzazione dei valori), oggi il prezzo è circa 20 volte superiore, pari a 750.000 euro, con una rivalutazione record del +1.962% che raggiunge il +4.500% se si allarga l’orizzonte temporale al 1966, quando un ettaro di terreno vitato costava 1,8 milioni di lire. Stando alle stime 2020 del Consorzio, il “vigneto Brunello” vale oggi circa 2 miliardi di euro complessivi, e continua ad attrarre investimenti.


L’effetto “Brunello” sulla crescita socio-economica

A partire dai primi anni ’90, la produzione di Brunello ha portato a Montalcino professionalità da 70 Paesi diversi, rendendola non solo un vero e proprio “melting pot” di esperienze e know how (rappresenta il 15,8% la percentuale di stranieri sulla popolazione totale, il doppio della media italiana), ma anche un esempio virtuoso in tema di occupazione, soprattutto giovanile e una disoccupazione che non arriva al 2%, in grado di assorbire anche gran parte della manodopera dei Comuni limitrofi. Quasi la metà delle oltre 1.500 imprese sono oggi a stampo agroalimentare, di cui 300 legate direttamente all’agricoltura, e si è assistito negli ultimi 30 anni anche al decuplicarsi degli esercizi nel campo della ristorazione e dell’hospitality. Forte della bellezza del territorio e il sodalizio con le altre “Eccellenze di Montalcino” (tartufo bianco, olio, miele, zafferano, formaggio, prugne, pasta e farro), il borgo medievale è stato infatti precursore anche nel campo del turismo enogastronomico. Ogni anno accoglie oltre 1 milione di enoturisti e “big spender” (con quasi 200mila presenze e più di 75.000 arrivi prima del Covid, secondo le elaborazioni su base statistica della Regione Toscana), in 7 casi su 10 stranieri e provenienti da più di 60 Paesi.


Il mercato globale

Sul fronte del prodotto, attualmente sono 14 milioni le bottiglie immesse nel mercato (di cui 9 milioni di Brunello di Montalcino e 4 milioni di Rosso di Montalcino). A produrle sono 218 aziende (erano 147 nel 1992) su oltre 4.300 ettari di vigneti coltivati essenzialmente a Sangiovese (di cui 3.150 iscritti a Doc e Docg, e quasi il 50% a coltivazione biologica). Le esportazioni, che nel 1993 erano il 45% delle vendite, rappresentano oggi il 70% del business, che raggiunge ogni anno più di 90 Paesi in tutto il mondo, con Stati Uniti, Canada, Germania e Regno Unito in testa. Interessante anche il dato sulla resa dello sfuso, che ha registrato un incremento del +300% nelle ultime tre decadi. Infine, le giacenze in cantina con gli stock conservati in botte nei caveau delle cantine che secondo l’analisi valgono già 400 milioni di euro e addirittura 1,2 miliardi una volta che il Brunello sarà imbottigliato e pronto alla vendita.


Al focus sui 30 anni di questa sera, il presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino Fabrizio Bindocci; lo storico presidente del Consorzio del vino Brunello di Montalcino Enzo Tiezzi; l’autore della mattonella celebrativa del 1992 Roberto Turchi; il direttore di WineNews Alessandro Regoli; il presidente del Consorzio del Rosso e vicepresidente del Consorzio del Brunello del 1992 Andrea Costanti; il master of wine Gabriele Gorelli.


I 7 premiati del Leccio d’oro

È un red carpet lungo dalla Norvegia a Malta e che attraversa il Belpaese quello del Leccio d’Oro, il premio del Consorzio del vino Brunello di Montalcino che ha svelato i 7 vincitori tra ristoranti, locali storici ed enoteche, nazionali e internazionali. Ad aggiudicarsi il Leccio d’Oro nella categoria ristorante estero è il Casa Matta di Oslo: il locale, nonostante abbia aperto solo lo scorso anno, ha già all’attivo circa 40 referenze di Brunello.


Sale invece sul podio della ristorazione tricolore, La Trattoria Enrico Bartolini. Situato all’interno dell’Andana Resort a Castiglion della Pescaia (Gr), il ristorante stellato “declinato - secondo la guida Michelin - in salsa maremmana” offre nella sua carta vini circa 150 referenze di Brunello, una library di annate dagli anni ‘90 e una stanza tutta dedicata al re dei vini di Montalcino.


Dalla Toscana al Veneto, con l’esordio del Leccio d’Oro nella città di Giulietta e Romeo grazie allo storico Caffè Dante Bistrot, che conquista il riconoscimento nella sezione ‘Osterie’. Sono circa 90 le etichette di Brunello presenti nella carta vini del locale di Piazza dei Signori a Verona, dove la statua del sommo Poeta vigila sulla cantina premiata anche quest’anno con i due bicchieri del “Best of award of Excellence” di Wine Spectator.

Boom per l'enoturismo sul territorio Il vino più conosciuto dagli italiani? Il Brunello di Montalcino

Boom per l'enoturismo sul territorio


Per le enoteche entra nel palmares internazionale del Leccio d’Oro, Vini e Capricci by Abraham’s nella città di Xeuchia a Malta, un vero e proprio luogo cult e punto di riferimento nell’isola per gli appassionati di gourmet food, wine & spirit. Mentre la sezione tricolore va all’Antico Vinaio di Cernusco sul Naviglio, la “casa del vino” alle porte di Milano guidata da Cristiano Navalesi, originario toscano trasferito al Nord per “seguire il cuore”.


Per quanto riguarda i premi speciali del Leccio d’Oro 2021, la storica Salumeria Roscioli, famosa in tutto il mondo per la sua carbonara da podio a ridosso di Campo dei Fiori a Roma, si aggiudica la sezione “Rosso di Montalcino”, mentre il riconoscimento “Brunello Lovers” va al Calandrino (Rubano, Padova), il locale eclettico e informale del pluristellato Massimiliano Alajmo, che propone oltre 50 etichette di Brunello in carta.


Istituito nel 1994, il Premio Leccio d’Oro è dedicato ai ristoranti e alle enoteche nazionali ed estere con una wine list particolarmente rappresentativa dei vini espressione del borgo toscano, a partire proprio dal Brunello.

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