La 6ª edizione del Boroli Wine Forum 2015 ospitato alla Locanda del Pilone di Alba (Cn) affronta un tema attuale, quella della comunicazione del vino in modo articolato con la partecipazione di figure di primissimo piano del mondo enoico con tante storie da raccontare ed esperienze da condividere. Il Bolori Wine Forum è nato nel 2009 da una felice intuizione di Silvano Boroli e del figlio Achille per affrontare temi di attualità legati al vino attraverso uno scambio di opinioni tra produttori, stampa internazionale ed associazioni.

Gli argomenti che hanno caratterizzato le edizioni precedenti sono stati il vino come motore di sviluppo, il futuro del vino, l’aspetto sociale, l’universo Cina e lo scorso anno il valore del marchio. Ospiti dell’edizione 2015 sono stati: Margareth Enriquez presidente e Ceo Krug, Roberto Voerzio (Cantine Voerzio di La Morra, nel cuore delle Langhe), Pio Boffa (Pio Cesare di Alba), Giovanni Geddes da Filicaja, Ceo Tenuta dell’Ornellaia di Bolgheri, Enrico Viglierchio, general manager Castello Banfi di Montalcino e Larry Turley, proprietario di Turley Wine Cellars in California con gli interventi di Pierre Godé, vice-presidente di Lvmh International e Jean-Robert Pitte, presidente dell’Académie du vin de France. Moderatore dell’incontro Franz Botré, fondatore e azionista di riferimento di Swan Group ed editore di Spirito diVino.
Uno scenario internazionale che ha delineato un filo conduttore comune: il miglior prodotto senza comunicazione non esiste e non si può vendere solo la bottiglia di vino, occorre parlare dei valori veri, dell’equilibrio che si instaura, vendere il territorio, l’offerta che il territorio può dare, l’accoglienza e tutto quello che ne consegue. «Qualità, etica, cultura - sostiene Margareth Enriquez presidente e Ceo Krug - per dare emozione è la chiave per riuscire a vincere la sfida nel mercato. L’emozione scaturisce dalle radici del marchio, dalla sua storia e dal percorso che ha compiuto».
Il barolista Roberto Voerzio affida alla bottiglia la sua comunicazione, «ogni bottiglia deve essere messaggera di se stessa», preferisce raccontare la storia di ogni vigneto e fare innamorare il consumatore delle sue vigne, un consumatore che ha tempo e vuole ascoltare il vino. Il territorio “comunica da solo” anche per Pio Boffa alla guida della Pio Cesare. «È importante portare le persone sul territorio - afferma Boffa - per far vedere come viviamo e percepire la vera essenza della nostra terra con il “mondo ai piedi”» il camminare la terra, per ricordare il pensiero di Veronelli.
La parola d’ordine per Enrico Viglierco è coinvolgere, modernizzare la cultura del vino e parlare ai giovani portando la comunicazione online. «Il vino appartiene a chi lo consuma - sottolinea Viglierco - un consumatore soddisfatto condivide la proprio esperienza». Giovanni Geddes da Filicaja, ceo della Tenuta dell’Ornellaia di Bolgheri racconta l’idea nata nel 2009 con la vendemmia 2006 di legare il proprio brand all’arte con il progetto Vendemmia d’artista. Ogni anno un artista di fama internazionale viene chiamato ad interpretare la personalità e l’individualità dell’annata.
«La miglior comunicazione - sostiene Larry Turley, proprietario della Turley Wine Cellars in California - è la qualità del vino stesso, la risorsa più importante sono i vigneti condotti in modo biologico senza utilizzare lieviti commerciali per produrre vini che siano immagine e somiglianza delle nostre origini». Per il presidente dell’Académie du vin de France «la comunicazione è un’arte difficile», il suo intervento sintetizza tutte le riflessioni, dalle Langhe alla California: il vino è un prodotto di cultura, deve comunicare con passione e dietro il vino c’è sempre una persona, quindi importante il rapporto umano.