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I professionisti del vino dalla Cina in viaggio nelle migliori cantine italiane

Mariella Morosi
di Mariella Morosi
06 luglio 2015 | 17:36

Le 31 imprese italiane del comparto vino aderenti all'Istituto grandi marchi e all'Italia del vino consorzio vogliono vincere insieme, unite in un progetto triennale denominato “Italia in Cina”, la sfida delle nostre etichette nel mercato cinese. Nel primo trimestre di quest'anno il nostro valore export ha segnato +20,3%: una cifra che incoraggia la penetrazione in un mercato immenso ma difficile, che richiede strategie diverse rispetto a realtà più mature. Fondamentale quindi un percorso di conoscenza che sappia raccontare il saper fare vino made in Italy, nell'ambito di un più vasto scenario culturale e territoriale, favoriti dell'indiscusso appeal del nostro life style.



Per questo fino all'11 luglio 27 top wine influencer provenienti dalla Cina e da Hong Kong - sommelier, giornalisti, operatori e manager - saranno presenti in Italia per un educational tra vigne e cantine in Puglia, in Calabria in Campania, nelle Marche e in Liguria. Con incontri formativi e degustazioni guidate i futuri ambasciatori del nostro vino potranno concludere la loro esperienza enologica cominciata all'Expo di Milano.

Per il presidente dell’Istituto del vino italiano di qualità Grandi marchi, Piero Mastroberardino, questo progetto di collaborazione apre la strada a strategie più mirate ed efficaci per aumentare il nostro posizionamento in Cina. «14,5 milioni di euro di export rispetto al primo trimestre del 2014 - ha detto Mastroberardino - sono un risultato importante anche se siamo consapevoli che c'è ancora molto lavoro da fare in termini di educazione e informazione per avvicinare e fidelizzare i consumatori cinesi».

Soddisfatto anche Andrea Sartori, presidente di Italia del vino consorzio. «La Cina - ha detto Sartori - è un mercato strategico che richiede uno sforzo congiunto e costante in termini di presidio. La crescita in termini di valore e di volume di questo primo trimestre ci fa sperare in una possibile inversione di tendenza per il nostro vino che, negli ultimi dieci anni (2004-2014), ha incrementato la propria quota solo di due punti percentuali, passando dal 5 al 7% . Il programma “Italia in Cina” dimostra che questo settore ha le capacità per superare la frammentazione e la divisione per affrontare uniti il dominio dei nostri competitor, Francia e Australia in primis».

L'iniziativa dei due gruppi - che insieme rappresentano 20mila ettari vitati in 13 regioni italiane e 3mila addetti - è stata presentata a Roma all'Hotel Parco dei Principi, alla presenza degli ospiti cinesi che hanno partecipato a degustazioni alla presenza dei produttori. Tra loro, per Italia del vino consorzio, Daniela Mastroberardino (nella foto in basso) dell'azienda Terredora, che con il fratello Paolo prosegue nell'impegno dello scomparso Lucio Mastroberardino, e Alberto Tasca (nella foto in basso, al centro), (Grandi marchi) dell'azienda siciliana Tasca D'Almerita.

«È importante che due consorzi privati si mettano insieme - ha detto Alberto Tasca - per fare quello che i nostri competitor e soprattutto la Francia fanno da tempo. Così in Cina il vino viene percepito francese. Dobbiamo fare uno sforzo comune per far sapere a quell'enorme Paese con mille sfaccettature che all'origine della cultura del vino ci siamo noi».

da sinistra: Daniela Mastroberardino, Alberto Tasca e Carlo Flamini

Anche per Daniela Mastroberardino per penetrare nel mercato del gigante asiatico bisogna uscire dai nostri tradizionali schemi di comunicazione del vino. «È difficile - ha detto Daniela Mastroberardino - la lettura di questo grande mercato potenziale, dove forse non funziona neppure la leva dell'abbinamento con il cibo, che altrove è stata decisiva. Importante è invece la conoscenza del territorio, delle nostre bellezze, dello stile italiano, in una parola del “messaggio Italia”, che è al centro del nostro progetto comune».

All'incontro romano Carlo Flamini (nella foto sopra, il terzo da sinistra), direttore del Corriere Vinicolo, ha fornito le principali cifre del comparto nazionale: un patrimonio di 442 vitigni, 642mila ettari coltivati, una produzione di 45 milioni di ettolitri (22 esportati) e 384mila aziende produttrici, tra piccole, medie, grandi e cooperative). Fanno parte dell'Istituto del vino di qualità Grandi marchi le aziende: Alois Lageder, Argiolas, Biondi Santi Greppo, Ca' Del Bosco, Michele Chiarlo, Carpenè Malvolti, Donnafugata, Ambrogio e Giovanni Folonari Tenute, Gaja, Jermann, Lungarotti, Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca d'Almerita, Tenuta San Guido, Umani Ronchi. Le aziende che aderiscono a Italia del Vino Consorzio sono: Banfi, Casa Vinicola Sartori, Cantine Lunae, Drei Donà, Ferrari Fratelli Lunelli, Gruppo Italiano Vini, Librandi, Marchesi di Barolo, Medici Ermete, Santa Margherita, Terredora, Zonin1821.

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