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Josko Gravner incanta Bergamo Quando il vino diventa emozione

Alberto Santini
di Alberto Santini
22 dicembre 2016 | 09:38

Chi meglio di un produttore può raccontare e parlare del proprio vino? Esistono recensioni di riviste enogastronomiche che parlano di vino, importanti fiere danno la possibilità di degustare molti vini del nostro territorio, esperti sommelier illustrano caratteristiche di un vitigno e spiegano le peculiarità del vino che se ne ricava, ma mai come chi produce vino ne conosce al meglio le qualità, le fattezze, e può “decantarne” i vari tratti. Si sente l’emozione che traspare dalla voce di chi racconta di sé e della propria azienda. Ed è proprio questa emozione che si è respirata alcune sere fa “Da Vittorio” a Brusaporto (Bg), 3 stelle Michelin, dove è stato protagonista il grande viticoltore Josko Gravner, che ha potuto raccontare ed emozionare i presenti parlando del suo vino.

Josko Gravner incanta Bergamo  Quando il vino diventa emozione

L’evento è unico e lo si percepisce non solo dalla splendida location offerta dal noto Relais&Chateaux dei fratelli Cerea, ma anche dalle numerose “delegazioni” Ais presenti in sala: Sondrio, Milano, Como, i colleghi Onav e l’enogastronauta Elio Ghisalberti. Emozione che traspare anche dalle parole di Roberta Agnelli, delegata Ais di Bergamo e coordinatrice della serata: «Le situazioni della vita succedono, capitano, si vogliono», e lei stessa ha voluto questa serata, ha voluto e cercato questo evento con l’intento di renderlo unico e per pochi intenditori. Il tutto reso speciale grazie alla presenza di Diego Sburlino, noto sommelier friulano, chiamato a parlare della sua magica terra.

Ed è proprio Sburlino ad aprire la serata parlando del forte connubio tra uomo e vino, di come il vino rappresenta chi lo fa e di come Josko Gravner, presente con sua moglie Maria, rappresenta la storia della Ribolla, vitigno autoctono del Friuli e delle terre confinanti, invitando i presenti in sala a «lasciarsi andare alle sensazioni pure, andando oltre i confini della tecnica di degustazione». Il contesto geografico è appunto il Friuli, Oslavia per la precisione, frazione di Gorizia, un cornetto di terra al confine con la Slovenia, poggiato sulle propaggini orientali del Collio. Qui il clima è caratterizzato da forti escursioni termiche che consentono la coltivazione della vite, favorita anche dal particolare tipo di terreno composto da stratificazioni arenacee e marnose.

In piedi: Rossella Cerea, Francesco Cerea, Enrico Cerea, Roberta Agnelli; seduti: Diego Sburlino, Josko Gravner

In piedi: Rossella Cerea, Francesco Cerea, Enrico Cerea, Roberta Agnelli; seduti: Diego Sburlino, Josko Gravner

Cosa rende famoso ed unico Josko Gravner, considerato uno dei più grandi vignaioli d’Italia? L’aver abbandonato la tecnologia ed essere ritornato al passato, aver abbandonato le presse automatiche, l’acciaio, lavorando solo con un vecchio torchio. Ma cosa ha fatto cambiare idea allo stesso Gravner? Tutto è nato da un viaggio fatto in California nel 1987, dove egli assaggiò parecchi Sauvignon figli delle mode del mercato senza anima e prodotti con aromi sintetici. Da qui la volontà di produrre e fare vino, il suo vino.

Ma la vera novità, o meglio il vero ritorno al passato, in una terra che ha visto nascere vino fin dai tempi antichi, è stato l’utilizzo di anfore per la macerazione e vinificazione delle uve. L’interesse per i metodi di vinificazione georgiani spinge Gravner ad approfondire questa tecnica millenaria affascinato dal poter fare vino senza utilizzo di sostanze chimiche e con pochissima o addirittura senza tecnologia, che lui stesso aveva prima utilizzato. Ma non è stato un percorso facile ed aver rifatto per ben tre volte la propria cantina testimonia l’iniziale difficoltà nell’intraprendere un nuovo percorso, un nuovo stile di vita. Lui stesso ammette che non fu facile, «ma i veri buoi si vedono in salita, in discesa è troppo facile».

Certo alla base ci deve essere un terroir unico e l’intuito di sapere quando intervenire sulla vite nel rispetto della natura e seguendo un preciso calendario lunare che detta i tempi delle varie lavorazioni in vigna ed in cantina, secondo vecchie tradizioni contadine. L’obiettivo è quello di tirare fuori il meglio da ogni annata. La qualità prima di tutto: «Il vino lo faccio per me, quello che avanza lo vendo, più garanzia di qualità di così!», dice Gravner, strappando sorrisi in sala.

Josko Gravner incanta Bergamo  Quando il vino diventa emozione

La prima anfora da 200 litri fu acquistata nel 2007, proveniente da Tbilisi, via Mosca. Attualmente la cantina Gravner conta 46 anfore da una minimo di 800 fino ad un massimo di 1.800 litri, tutte fatte a mano. In queste anfore i bianchi fanno più macerazione dei rossi, oltre 6 mesi, con bucce e vinaccioli che durante la fermentazione rilasciano essenze che daranno poi al vino un colore quasi simile al cognac. È molto fiero e sicuro di sé Josko Gravner: ad una prima timidezza (non è molto avvezzo a questi eventi) segue la sicurezza dell’uomo che ha scelto di andare per la sua strada fino in fondo e produrre il suo vino.

Ecco quindi i suoi vini, iniziando la degustazione con il Bianco Breg 2008 e 2006, da uve Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay e Riesling Italico. Il 2008, caratterizzato da profumi avvolgenti di tabacco e fiori appassiti, figlio di un’annata molto piovosa, è stato vendemmiato il 23 novembre. Il 2006 risulta quasi più solenne al naso ma entrambi i vini, a 8 anni e oltre dalla vendemmia, denotano una sapidità e acidità che lasciano presagire grandi possibilità di maturazione nel tempo. Al gusto note mentolate e di liquirizia danno un sapore persistente al vino che lo rende adatto ad accompagnare tranquillamente piatti sia di pesce che di carne.

In un crescendo di sensazioni arriva la Ribolla, considerato un tempo vino povero, adatto solo a grandi produzioni a discapito della qualità, ma che in queste zone ha trovato la sua quintessenza naturale. Le annate 2007 e 2008, risultano di una classe diversa rispetto ai due Breg, direi di un’eleganza superiore. Caratterizzati da profumi equilibrati di tabacco, spezie, tè verde, in bocca sono schietti, lineari con sentori di liquirizia: «Il vino è quasi masticabile, rimane in bocca per minuti», sentenzia Sburlino.

Josko Gravner incanta Bergamo  Quando il vino diventa emozione

Ultimo, ma non meno importante, il Rosso Breg 2004, la cui annata è stata caratterizzata da una primavera e un’estate molto equilibrate e da un giusta piovosità in autunno. Vinificato in anfora, il vino ha seguito un passaggio in botte di rovere ed un affinamento in bottiglia per 5 anni. Prodotto da uve Pignolo, questo “bambino” di 12 anni presenta un colore ancora violaceo, con profumi di frutta matura, spezie, cuoio ed un sapore di una qualità estrema, pieno ed elegante, assai morbido, dai tannini setosi con un retrogusto lungo e persistente.

Terminato il percorso enologico inizia quello gastronomico, in un susseguirsi di sapori raffinati e piatti inimitabili. Assaggiamo il delicato Baccalà alla Vittorio con olive taggiasche e polentina di patate, la sontuosa Nocetta di capriolo con cavolo rosso ed arachidi e il gustoso Panettone di Vittorio. Parlavamo di emozioni, raccontate e vissute, degustate e assaporate, come quando Josko racconta dei sorrisi di suo padre o quando orgoglioso annuncia che il suo miglior vino sarà il Ribolla Riserva 2003, che uscirà nel 2017. Emozioni che fanno sognare.

Per informazioni: www.gravner.it

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