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Premio Ferrari e salone Enologica Gli incontri più sorprendenti del 2016

Guido Ricciarelli
di Guido Ricciarelli
27 gennaio 2017 | 17:20

L’inizio di un nuovo anno è un’occasione naturale per volgere lo sguardo all’indietro e ripercorrere rapidamente i dodici mesi lasciati alle nostre spalle. Per una volta non parlo di vino in senso stretto, snocciolando punteggi come al solito, ma preferisco raccontare gli incontri più sorprendenti e, conseguentemente, i ricordi più durevoli, quelli maggiormente prodighi di riflessioni a posteriori.

Premio Ferrari e salone Enologica  Gli incontri più sorprendenti del 2016

La 9ª edizione del Premio Ferrari, nato da una felice intuizione di Casa Lunelli, è stata per me la “prima volta”. Oggi che l’informazione viene consumata e bruciata con estrema rapidità, vedere riportati all’attenzione generale grandi temi selezionati dai lavori di 230 testate su scala planetaria rappresenta una potentissima operazione culturale che solo una grande azienda fieramente italiana poteva permettersi di sostenere andando oltre visioni strettamente ombelicali e utilitaristiche. Tutto da vivere il pathos che ha accompagnato la premiazione, nelle parole di Camilla Lunelli. E tutto da gustare il fantastico walking dinner firmato Da Vittorio, tra una bollicina Ferrari e l’altra. Al top anche il lato glamour della serata viste le personalità di spicco intervenute alla Triennale di Milano.

Ma vale la pena, soprattutto, ricordare i vincitori nelle varie categorie. Premio Arte di Vivere Italiana alla Frankfurter Allgemeine Zeitung per lo speciale magazine di ben 80 pagine dedicato al Belpaese nell’aprile 2015. Una vera e propria dichiarazione d’amore dalla Germania, bella e inattesa. Premio Copertina dell’Anno a SportWeek, magazine della Gazzetta dello Sport, che, con l’immagine di un bacio tra due rugbisti, introduce ad un’inchiesta ficcante su sport e omosessualità. “Chi ha paura di un bacio?” l’incipit del pezzo. Premio Titolo dell’Anno a “Niente Asilo”, apparso sulla prima pagina de Il Manifesto il 3 settembre 2015 e accompagnato dalla foto di Aylan, il bambino siriano morto su una spiaggia turca che ha commosso il mondo. Un pugno nello stomaco per non dimenticare.

Parliamo ora di un gradito ritorno. Ho sempre respirato un clima di grande complicità ad Enologica, Salone del vino e del prodotto tipico dell’Emilia-Romagna. Kermesse nata nel 1998, portata a notorietà nazionale ed internazionale con la nomina a curatore del poliedrico Giorgio Melandri nel 2007, lascia la storica sede di Faenza Fiere dopo l’edizione 2012 (l’ultima alla quale avevo partecipato) e si sposta nella centralissima sede di Palazzo Re Enzo a Bologna. Quattro anni di stacco mi hanno consentito di apprezzare la crescita esponenziale dell’enologia regionale, ora finalmente capace di proporre punte di eccellenza diffuse, da Piacenza a Rimini.

Piacere puro quello di soffermarsi fra i 117 banchi d’assaggio, capaci di valorizzare i vari distretti vinicoli, con la possibilità di approfondirne i dettagli grazie ad un formidabile programma di laboratori collaterali (o meglio direi di acculturate conversazioni attorno ai bicchieri). Molto opportuno il focus Pignoletto con un press trip che ha portato a verificare sul campo gli sforzi in atto per la valorizzazione di un territorio che, forse proprio perché alle porte di Bologna, non è ancora conosciuto come meriterebbe. Grande cura organizzativa (e non poteva essere altrimenti) anche in punto cibo con una prima cena tipica affidata alla sapienza di Alberto Bettini (Da Amerigo di Savigno) e un gala dinner affidato all’estro di Aurora Mazzucchelli (Marconi di Sasso Marconi). Il bicchiere di Enologica 2016? Romagna Sangiovese Predappio di Predappio Vigna del Generale Riserva 2013 di Fattoria Nicolucci, non a caso il vino regionale che più incrocia i premi delle Guide di settore. Darà filo da torcere ai più blasonati sangiovese toscani.

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