Ottantacinquesimo anniversario per la storica e leggendaria Orval, tra le birre trappiste forse una delle più amate ed apprezzate. Era il 7 maggio del 1932 quando fu documentata la prima produzione ufficiale venduta. Ma l’Abbazia di Notre-Dame d’Orval venne fondata in Belgio ben prima, attorno al 1070, dove pochi anni dopo trovò ospitalità la contessa Matilde di Canossa.

È da qui che deriva il simbolo dell’abbazia e della birra trappista (la trota con un anello dorato in bocca), dalla leggenda secondo cui l’anello nunziale le cadde in acqua ma una trota emerse dal lago porgendoglielo dopo averlo ritrovato. Un luogo ricco di storia e dedizione al lavoro e alla passione dove la birra ha sempre fatto parte dell’attività dei monaci di Orval, dagli anni della fondazione del monastero e fino alla sua distruzione durante la rivoluzione francese. Fu allora, nel 1926, che per finanziare le opere di ricostruzione dell’abbazia, i monaci decisero di costruire un nuovo birrificio e di cominciare a vendere la propria birra anche all’esterno.
I monaci iniziarono ad assumere lavoratori dalle campagne circostanti, e riuscirono ad ingaggiare anche il mastro birraio tedesco Martin Pappenheimer che fu l’ideatore della ricetta della famosa birra qui prodotta. Così, poco dopo, esattamente sabato 7 maggio del 1932, ben 85 anni fa, la birra trappista belga di Orval uscì per la prima volta dalle mura dell’omonima Abbazia mantenendo però sempre le politiche commerciali al servizio della comunità monastica: tutti i profitti generati vennero impiegati per la manutenzione degli edifici e per le attività sociali.
Non è difficile immaginare quanto i numeri legati alla produzione siano contenuti: nel 2000 vennero imbottigliati circa 40mila ettolitri e nel 2012 69mila hl, dichiarato come limite massimo della capacità produttiva. La possibilità di aumentare il numero ci sarebbe anche ma per scelta qualitativa si è scelto di rimanere entro questa soglia, così come per l’export a cui è dedicata una fetta inferiore al 15% della produzione totale.
A differenza di quanto avviene in altri monasteri trappisti, qui si produce soltanto Orval, la tipologia commerciale da 6.2°, ed esclusivamente per il consumo interno da parte dei monaci e la vendita all’interno del monastero la leggera “Petite Orval” da 3.5°. Colore dorato con riflessi arancioni e schiuma cremosa, la doppia fermentazione e il dry hopping donano freschezza e note speziate, pepate e tendenti all’agrumato. Corpo snello, finale pulito e grande equilibrio. Lunga vita alla Orval!
Per informazioni: www.orval.be