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Onav e Assoenologi: «Valorizzando il territorio si difendono vitigno e vino»

Gabriele Ancona
di Gabriele Ancona
vicedirettore
09 maggio 2018 | 18:24

Serata di alto standing enologico il 7 maggio all’Hotel Leonardo di Milano. Protagoniste l’Organizzazione nazionale assaggiatori di vino, presieduta da Vito Intini, e Assoenologi, guidata da Riccardo Cotarella.

Un incontro tra “numeri uno” con un momento di degustazione di rilievo. Sala gremita e in passerella Falanghina 2015 I Mille di La Guardianese (Guardia Sanframondi, Bn), Verdicchio dei Castelli di Jesi 2004 Vigna Novali di Moncaro (Montecarotto, An), Brunello di Montalcino 2013 La Poderina di Tenute del Cerro (Montepulciano, Si), Albarossa 2016 di Bricco dei Guazzi (Olivola, Al), Ogrà Shiraz 2016 di Famiglia Cotarella (Montefiascone, Vt) e Selvarossa Salice Salentino Riserva del Presidente 2013 di Cantina Due Palme (Cellino San Marco, Br). «Questi vini - ha ricordato Riccardo Cotarella - esprimono la volontà e la tenacia di persone che hanno creduto nella propria terra. Solo tutelando e valorizzando il territorio si difende il vitigno».

Vito Intini e Ricardo Cotarella (Onav e Assoenologi: «Valorizzando il territorio si difendono vitigno e vino»)
Vito Intini e Ricardo Cotarella

«Un grande cambiamento culturale ha rivoluzionato il vino italiano», ha sottolineato il presidente Onav, Vito Intini, che ha condotto la degustazione. «Un’evoluzione caratterizzata dall’orgoglio dei produttori e dalla loro prontezza nel capire che il consumatore vuole sapere cosa è successo nella bottiglia e prima della bottiglia. Un percorso che può essere narrato e garantito solo dalla presenza dell’enologo in cantina, oggi fondamentale, ma un tempo vista con sospetto».

Il momento di degustazione è stato preceduto dalla presentazione del volume edito da Assoenologi “Vinifera. L’Italia dei vitigni” (432 pagine, 60 euro), che presenta e analizza trentadue vitigni simbolo del nostro territorio. «Il Registro nazionale della varietà delle viti, il solo strumento in grado di garantire le singole identità - annota Cotarella nell’introduzione al testo -  fissa in 513 le uve da vino coltivate in Italia, per un totale di 1.299 cloni. Un patrimonio senza confronti, dove ogni vitigno racconta il suo territorio, che dobbiamo imparare a conoscere e a spendere. Un vitigno non è solo la matrice di un vino, ma identifica un’area precisa e soprattutto esprime una cultura».

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