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La Croazia ci riprova con il Prosek. Ma l'Italia difende il suo Prosecco

Come nel 2013 (fallimento), la Croazia chiede alla Commissione europea di registrare la denominazione che richiama quella italiana. Per riuscirci, però, dovrebbe scardinare il sistema di tutela Ue

02 luglio 2021 | 16:05

Le parole fanno la differenza. Soprattutto quando si parla di enogastronomia, tipicità e marchi da difendere e valorizzare. L’ultimo caso è quello legato al Prosecco, una delle denominazioni più conosciute (e imitate) del Made in Italy che ora rischia di giocarsela sul mercato con il Prosek croato.

Posek vs. Prosecco: l'Italia pronta a difendere la sua Doc La Croazia ci riprova con il Prosek Ma l'Italia difende il Prosecco Docg

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La richiesta della Croazia, come avvenuto nel 2013

Nei giorni scorsi, infatti, la Croazia ha presentato la proposta alla Commissione europea di registrare il nome che si riferisce a un vino bianco locale. Una richiesta che doppia quella già avvenuta nel 2013 e rifiutata da Bruxelles proprio per l’estrema somiglianza con le bollicine italiane. Anche questa volta è molto probabile che i croati rimangono a bocca asciutta. Al di là del fatto che, dal 2009, quando la Doc è stata allargata anche al paesino di Prosecco in provincia di Trieste, la denominazione si è assicurata l’adesione all’area geografica oltre che produttiva, per arrivare all’ok alla proposta croata il percorso è lungo.

La Ue tutela le denominazioni anche quando vengono tradotte

Per riuscire nell’intento, la Croazia dovrebbe ottenere lo scrutinio degli Stati membri. Con una scontata bocciatura da parte dell’Italia. Inoltre, dovrebbe riuscire a scardinare un principio base della tutela delle Dop e Igp nell’Ue ossia la tutela da ogni abuso, imitazione o evocazione, anche quando il nome protetto viene tradotto in un’altra lingua.

Luca Zaia: «Niente confusioni, bisogna salvaguardare il diritto identitario»

«Ogni tanto ci riprovano, come un vecchio tormentone. Ma il Prosecco ha una sua identità che non può essere assolutamente confusa. Non si tratta soltanto di scongiurare la confusione sui mercati ma di salvaguardare un diritto identitario. Stiamo parlando di prodotto che riconosciuto con la massima denominazione, con precise zonazioni. A riguardo vale la pena ricordare che le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono Patrimonio dell’Umanità Unesco; è come se qualcuno andasse ad intaccare la denominazione dello Champagne o altre realtà ben radicate a specifici territori e culture. I Croati sono nostri vicini di casa e amici, abbiamo ottimi rapporti. Ma ci sono temi sui quali non si può transigere e uno è questo», ha commentato il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia.



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