Dal pulpito della chiesa di Broni nel giorno del suo funerale l'accorato appello degli amici di Lino Maga al sindaco di Broni per intitolare al leggendario vignaiolo e "padre" del vino Barbacarlo una via.

Una via per Lino Maga
Una via per ricordare la figura di Lino Maga. O meglio, come amava chiamarsi, Maga Lino. L’uomo e il cuore del vino Barbacarlo, mancato nella notte di Capodanno a 90 anni. Un vignaiolo che ha fatto la storia del mondo vitivinicolo oltrepadano e italiano, diventando un simbolo per intere generazioni di produttori. A tal punto che alcuni amici, dal pulpito della chiesa parrocchiale di Broni, dove si sono svolti i suoi funerali in un uggioso pomeriggio di inizio gennaio, hanno avanzato al sindaco di Broni la proposta di dedicargli una via della città.
Il sindaco è pronto ad accogliere l’accorato appello
L'idea è stata ben accolta dal primo cittadino Antonio Riviezzi che formalizzerà il tutto in seno al consiglio comunale. Potrebbe essere l’attuale via Mazzini, sede della sua storica enoteca, nel cuore della città. Da qui sono passati estimatori del Barbacarlo, appassionati e i suoi grandi amici come Veronelli e Brera. Ma anche semplici estimatori che trovavano in questo locale un bicchiere sempre pronto all’assaggio, due fette di salame e quattro chiacchiere di Maga intrise di storia e filosofia. «Di strade intitolate a Mazzini ce ne sono davvero tante - ha detto Walter Massa, vignaiolo tortonese, maestro del Timorasso e amico di Maga - A Broni può anche non esserci più. Mazzini è stato un eroe di Risorgimento italiano, così Lino è stato un vero paladino del risorgimento del vino italiano. Ha dato tanto al nostro settore, ha insegnato con le sue battaglie che un prodotto può diventare iconico per un territorio. Ha dato tanto all’Italia, alla Lombardia e al suo Oltrepò».
Un’icona della viticultura italiana
Figura minuta, silenziosa, affascinante. A tratti quasi mistica. Lino Maga, rappresenta un’icona della viticoltura italiana, capace con le sue battaglie, in tribunale («mi ci hanno costretto ad andare»¸ diceva sempre...) e non solo, di valorizzare il vino che amava di più, il suo Barbacarlo. Un prodotto legato indissolubilmente alla sua figura e all’Oltrepò Pavese. In particolare, a quelle colline sopra Broni, con pendenze estreme, che profumano di viticoltura eroica. Come eroico è stato nella sua vita Lino Maga che a breve avrà dedicata una vita nella sua città. «Lino era una persona eccezionale - ha detto il sindaco, Antonio Riviezzi, durante l’ultimo saluto al vignaiolo - Ha dato lustro alla nostra città scrivendo pagine indimenticabile del mondo vitivinicolo. In accordo con la sua famiglia ci impegniamo già da ora ad onorare la sua memoria». Stretti intorno al figlio Giuseppe, erede della cantina e del Barbacarlo, e alla famiglia c’erano tanti amici, persone che stimavano Lino non solo per le sue capacità in cantina, ma anche per la sua pacatezza.
E poi i produttori (Andrea Picchioni, Alessio Brandolini, Gabriele Marchesi, Paolo Verdi, Mattina Nevelli, Franco Pellegini…) che hanno interpretato tra i filari delle loro aziende la filosofia delle basse rese e della qualità perché «è la terra che fa il vino», come ricordava sempre Lino. «Torniamo alla terra e godiamoci i suoi frutti»: è questo uno dei passaggi del testamento spirituale di Barbacarlo che l’amico Valerio Bergamini ha voluto leggere pubblicamente durante le esequie. «Quando sono nel vigneto mi sembra di aver tutto quello che mi serve. Anche se la terra è povera, ti dà da mangiare: torniamo alla terra e godiamoci i suoi frutti», si legge nel testo. E poi un pensiero al suo Barbacarlo: «...Credo sia stato Veronelli a dire che in fondo a ogni bicchiere c’è un volto di donna. Ecco, io vorrei che tutti vedessero un volto di donna in fondo a ogni bicchiere di Barbacarlo». Questo è il suo testamento ed il suo augurio per un prodotto che ha fatto la storia. Come lui.