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«I vignaioli ritrovino coesione»: l'appello dei Punti di Affezione Fivi

Enoteche, wine bar e ristoranti che sposano la storia, la filosofia e il racconto di territorio dei produttori della Federazione italiana vignaioli indipendenti sono in subbuglio, per via delle recenti dimissioni e surroghe: «Nei nostri locali aleggia un fantasma. Sembra che Fivi, almeno quella che abbiamo conosciuto noi, non ci sia più»

Davide Bortone
di Davide Bortone
09 marzo 2024 | 05:00
«I vignaioli ritrovino coesione»: l'appello dei Punti di Affezione Fivi

Rischia di avere ripercussioni anche all’esterno della Federazione il periodo di forti tensioni tra i vignaioli Fivi. Dopo aver fatto i conti con le dimissioni di quattro consiglieri nel giro di due mesi, tra dicembre e febbraio, con il successivo rifiuto di subentro in Consiglio di quattro soci e il ricorso alla cooptazione, gli “Indipendenti” devono oggi gestire un’altra bega: quella dei malumori che serpeggiano all’interno dei Punti di Affezione Fivi, ovvero i locali - principalmente ristoranti, enoteche e wine bar - che hanno scelto di servire vini di vignaioli aderenti alla Federazione. In totale sono presenti in Italia 374 Punti di affezione: «Locali - spiega Fivi - che più di altri hanno a cuore il nostro lavoro e offrono agli appassionati una scelta molto ampia dei nostri vini: gestiti da persone che, come noi, hanno fatto dei valori di territorialità, artigianalità, qualità e sostenibilità i pilastri della loro attività».

«I vignaioli ritrovino coesione»: l'appello dei Punti di Affezione Fivi

Eppure, qualcosa sembra essersi rotto nel rapporto tra la Federazione e il nutrito gruppo di ristoratori italiani, che in vetrina espongono il marchio della Federazione, con la “mascotte” Ampelio e il suo inconfondibile cesto di uva in testa. «Con orgoglio ed attenzione abbiamo seguito la nascita, il percorso e gli sviluppi della Fivi, assorbendone con spirito entusiasta i nobili e fondamentali obbiettivi. Con lo stesso entusiasmo non solo abbiamo elevato le nostre enoteche e i nostri ristoranti a “punti Fivi”, ma abbiamo intrapreso un nostro percorso eno-culturale del tutto nuovo», spiegano Filippo Andreotta, Alessandra Staltieri, Luca Personeni e Alessio D'Alberto, titolari dei punti di affezione Fivi Vineria Tirano (Sondrio), Ristorante Orterie (Villa di Tirano, Sondrio), La Fastuchera Vineria & Bistrot Mediterraneo (Bologna), Cubo Cucina e Bottega (Luino, Varese) e Osteria d’Alberto (Brissago-Valtravaglia, Varese).

«Fivi e i punti di affezione? Dialogo interrotto»

«Per alcuni anni - continua il gruppo di ristoratori, che ha contattato la redazione di Italia a Tavola per esprimere le proprie perplessità - abbiamo dialogato in maniera pura e sincera con i vertici Fivi: propositi, collaborazioni, interscambi di idee e di progetti. Tutto volto a comunicare e sostenere il pensiero e la missione dei contadini Fivi alla gente, al consumatore finale. Avremmo voluto contribuire a migliorare contenuti, la comunicazione, le strategie a partire dai nostri locali fino al Mercato di Piacenza, ora di Bologna; avremmo voluto amplificare il messaggio Fivi sul ruolo del “vignaiolo” quale custode e megafono di un territorio e della sua cultura. Il dialogo si è interrotto, da noterelle e comunicati di scarsa importanza al silenzio più assoluto. I rapporti con la dirigenza Fivi si sono interrotti. Tra noi e gli altri punti Fivi da alcuni anni aleggia un fantasma. Sembra che Fivi, almeno quella che abbiamo conosciuto noi, non ci sia più».

«I vignaioli ritrovino coesione»: l'appello dei Punti di Affezione Fivi

Filippo Andreotta, uno dei titolari dei punti di affezione Fivi preoccupati per le divisioni interne alla Federazione

Parole forti, ma non è tutto. «Il polverone di questo febbraio 2024 - continuano i titolari dei cinque punti di affezione Fivi - ha evidenziato con quattro dimissioni all’interno del Cda che il fantasma sta prendendo forma e i malumori, le difficoltà ci mettono in condizione di porre delle domande, attraverso liberi mezzi che ci competono: cara Fivi, ci aiuti a rinnovare con orgoglio le targhette ed i loghi che adornano i nostri locali da vino buono, o ci consigli di oscurarle, per evitare che le vostre beghe, riflettano un messaggio negativo sul nostro lavoro? Di vino buono ed etico in Italia ce n'è molto, non solo Fivi. Cara Fivi, siamo sulla stessa barca o siamo solo quelli che vendono al 40% in più al Mercato del Vino? Speriamo che anche di questo si sia parlato nell'assemblea del 26 febbraio, perché essere punto Fivi dovrebbe essere innanzitutto un maggior valore di cultura, non un indirizzo mail a cui ad inizio anno spedir listini».

Al gruppo fa eco Giorgio Liberti, titolare del ristorante Prato Gaio di Montecalvo Versiggia (Pv), in Oltrepò Pavese, Punto di Affezione Fivi dal gennaio 2020. «Dopo aver letto recentemente sulla stampa di settore diversi articoli che hanno reso noto l’emergere di tensioni sempre più forti in seno all’associazione vorrei chiedere alla Federazione di ripresentare, dopo l’assemblea annuale dei soci di Bologna, quella coesione che è stata uno dei suoi punti di forza in questi anni. Sarò ancora più orgoglioso di esporre nel mio locale il simbolo di un’associazione che, ritrovando piena unità, prosegua nel suo impegno per la tutela del lavoro e degli interessi dei vignaioli».

Tre mesi di bufera tra i vignaioli indipendenti Fivi

I malumori, all’interno della Federazione, sono iniziati a dicembre 2023 con le dimissioni del consigliere Luca Ferraro (Fivi Veneto), a cui è subentrata Simona Natale Fino (Fivi Puglia). Da allora il terremoto, con il successivo addio al Consiglio dell’ex vicepresidente Gaetano Morella (Fivi Puglia), Monica Raspi (Fivi Toscana) e Francesco Maria De Franco (Fivi Calabria). I vertici della Federazione guidata dal trentino Lorenzo Cesconi hanno quindi chiesto la disponibilità al subentro ai primi tre consiglieri esclusi dalle ultime votazioni - Cesare Corazza (Fivi Emilia-Romagna), Celestino Gaspari (Fivi Veneto) e Daniele Parma (Fivi Liguria) - raccogliendo da loro un netto rifiuto.

A pochi giorni dall’ultima assemblea dei soci tenutasi a BolognaFiere, l’ennesimo colpo di scena, questa volta riguardante uno dei tre consiglieri cooptati: dopo aver dato la propria disponibilità ad entrare in Consiglio, Stefano Casali (Fivi Toscana) si è tirato indietro. Al suo posto è subentrato Gianluca Morino (Fivi Piemonte) che, insieme ad Andrea Annino (Fivi Sicilia) e Desirèe Pascon Bellese (Fivi Veneto) ha consentito la ricomposizione del Consiglio Fivi.

Fiducioso il presidente Lorenzo Cesconi, che in questi mesi non si è mai espresso sui dissapori interni alla Federazione, se non per minimizzarli: «Nel percorso di crescita di Fivi - ha dichiarato in occasione dell’assemblea di Bologna del 26 febbraio - dobbiamo essere sempre più in grado di affrontare le inevitabili pluralità di opinioni, senza che queste debbano diventare occasione di scontro o, peggio ancora, di divisione. L'esito dell'Assemblea di ieri dimostra che Fivi è coesa, pur nella sua diversità, e che ha gli strumenti e la maturità per crescere senza snaturare se stessa».

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