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Sistema Pavia, tra i fascicoli della Procura di Brescia anche Terre d’Oltrepò

Stefano Calvi
di Stefano Calvi
04 novembre 2025 | 16:26

La Procura di Brescia accende i riflettori anche sul caso Terre d’Oltrepò nell’ambito dell’inchiesta sul “Sistema Pavia”. Tra i fascicoli trasmessi dalla Procura di Pavia a quella di Brescia figurerebbe anche l’inchiesta sulla presunta frode del vino di Terre d’Oltrepò, la storica cooperativa vitivinicola con sede a Broni e Casteggio. Il trasferimento dei procedimenti, tra cui quelli relativi ad altri casi come Diasorin, Biolevano e Adriatici, rientrerebbe nell’approfondimento avviato dai magistrati bresciani sui fascicoli aperti a Pavia tra il 2017 e il 2021, periodo in cui il procuratore era Mario Venditti, oggi indagato per corruzione in atti giudiziari nell’ambito della nuova indagine sul delitto di Garlasco e sul ruolo di Andrea Sempio.

Sistema Pavia, tra i fascicoli della  Procura di Brescia anche Terre d’Oltrepò

Terre d'Oltrepò tra le carte della Procura di Brescia

Un’inchiesta che ha segnato la storia della cooperativa

Nel caso di Terre d’Oltrepò, l’inchiesta - che si era chiusa solo un mese fa con l’assoluzione piena di tutti gli imputati - non aveva portato ad alcuna condanna, ma aveva comunque lasciato segni profondi sulla storia della cooperativa. Il clamore seguito al blitz del 2021, con elicotteri e decine di carabinieri forestali impegnati nelle perquisizioni coordinate dall’allora pm Paolo Mazza, segnò infatti una frattura nella governance interna, innescando una lunga fase di instabilità culminata con l’attuale liquidazione della più grande cooperativa vitivinicola lombarda, che all’epoca contava oltre seicento soci produttori. «Quanto accaduto - aveva dichiarato dopo la sentenza l’ex presidente Andrea Giorgi - ha compromesso la mia carriera al vertice della cantina e la tenuta stessa dell’azienda. Tutto ciò che è seguito è nato anche da quella vicenda».

Un esposto anonimo e una lunga indagine

L’indagine era stata aperta nel 2020 a seguito di un esposto anonimo arrivato in Procura, che segnalava una presunta irregolarità in una fornitura di vino destinata a una catena di supermercati. Secondo la segnalazione, alcune bottiglie contenevano tracce di diglicerina ciclica, una sostanza innocua per l’uomo ma vietata dalla normativa italiana in campo enologico perché impiegata per rendere più morbido il vino.

Le analisi successive, disposte direttamente dalla cantina, avevano però escluso qualsiasi adulterazione, attribuendo la presenza della sostanza a una contaminazione accidentale. Ma la macchina giudiziaria, una volta avviata, non si era più fermata.

Cinque anni di indagini e un’assoluzione piena

Dopo cinque anni di indagini e rinvii, i sei imputati - tra cui, oltre a Giorgi, due enologi e tre produttori - sono stati assolti con formula piena. Oggi Terre d’Oltrepò si trova in una situazione finanziaria estremamente difficile, gravata da decine di milioni di euro di debiti e di fatto commissariata. Una parabola amara per quella che per decenni era stata un punto di riferimento della viticoltura lombarda, travolta da una vicenda giudiziaria che, pur conclusasi con un’assoluzione, ne ha segnato in modo profondo il destino.

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