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Cembra e Fiemme

DoloViniMiti e la verticalità del vino: paesaggi, tradizioni e terroir alpini

Daniele Alessandrini
di Daniele Alessandrini
02 dicembre 2025 | 09:30

Leggende a parte, se colline e montagne non vengono a noi, sarebbe bene che fossimo noi ad andarci. Nelle panoramiche valli trentine di Cembra e di Fiemme si è svolta l’edizione 2025 di DoloViniMiti ricchissima di eventi enogastronomici e naturalistici, con l’organizzazione dell’Associazione Turistica Valle di Cembra in collaborazione con l’ApT Fiemme-Cembra. A Cembra (Tn) si è dibattuto innanzitutto di viticoltura eroica, quella che in parole spicciole richiede un lavoro in vigna pari al doppio o al triplo del tempo impiegato nella viticoltura tradizionale, date le difficoltà di accedere e gestire i vigneti.

DoloViniMiti e la verticalità del vino: paesaggi, tradizioni e terroir alpini

L’edizione 2025 di DoloViniMiti ricchissima di eventi enogastronomici e naturalistici

Viticoltura eroica: i produttori raccontano il loro lavoro

Moderati dal noto comunicatore enoico Andrea Amadei, alcuni produttori hanno raccontato le loro esperienze esponendo la propria visione del futuro: Nicolas Bovard di Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle (Ao) Valle d’Aosta; Isabella Pellizzatti Perego di Arpepe (So) Valtellina; Giacomo Cappellini di Cantina Forlini Cappellini (Sp) Cinque Terre; Hannes Baumgartner di Tenuta Strasserhof (Bz) Alto Adige; Nicola Zanotelli di Zanotelli Wines (Tn) Val di Cembra. Ha partecipato alla tavola rotonda Walter Webber, enologo del CERVIM, il Centro di Ricerca, Studi, Salvaguardia, Coordinamento e Valorizzazione per la Viticoltura Internazionale e Montana. In sala, molti viticoltori in rappresentanza di tutti i Comuni della Val di Cembra.

DoloViniMiti e la verticalità del vino: paesaggi, tradizioni e terroir alpini

Un momento del convegno sulla Viticoltura eroica

Il presidente ApT Fiemme-Cembra Paolo Gilmozzi e Laura Tabarelli, presidente della Comunità della Val di Cembra, hanno dato il benvenuto sottolineando l’importanza di una “visione interdisciplinare” per fare rete ed arrestare lo spopolamento dei borghi cembrani, la cui unicità si riscontra anche nel dialetto. Mara Lona, vice-presidente dell’Associazione Turistica Valle di Cembra - parlando a nome della presidente Vera Rossi, impegnata in una riunione sul "turismo slow” al Ministero del Turismo - ha chiarito il triplice significato dell'aggettivo verticale, emblema di DoloViniMiti: verticalità nello spazio (i paesaggi della valle al centro dell’edizione 2025), nel tempo e nella degustazione (l’impronta profonda lasciata dai vini e i tratti netti della beva legati ai terreni ricchi di minerali). L'Associazione nata tre anni fa raduna 90 soci coinvolti in attività enogastronomiche, turistiche e no-profit.

I viticoltori eroici

  • Bovard ha ricordato che la Doc Blanc de Morgex et La Salle è la più alta d’Europa, con vigneti tra i 900 e i 1.215 m. slm a dieci chilometri dal Monte Bianco. Una trentina di ettari in totale allevati a pergola bassa valdostana col 99% di monovitigno a bacca bianca, il Prié Blanc, una delle poche varietà a piede franco in Italia. A quelle altitudini fino a una decina di anni fa poche altre uve potevano resistere, oggi col cambiamento climatico fanno capolino nuovi vitigni. La cooperativa Cave Mont Blanc ha 18 ettari e nessuno dei soci ne possiede almeno uno intero. Dal 2015 si affina un Metodo Classico in una micro-cantina nel Monte Bianco a 2.200 m. slm, col contributo tecnico-scientifico del dipartimento di Enologia dell'Università di Torino.
  • Zanotelli ha parlato dei settecento chilometri di muretti a secco della Val di Cembra e della viticoltura tra i 350 e i 900 m. slm su terra porfirica. Al monovitigno di mezzo secolo fa - lo Schiava - si affiancano adesso molte varietà, dopo che la sperimentazione ha dato buoni frutti nel tempo.
  • Pellizzatti Perego ha posto l’accento sul record di muretti della Valtellina, che si sviluppano per ben 2.500 Km in quella lunga valle est-ovest mitigata dal clima del lago di Como. L’allevamento riguarda in pratica un solo vitigno, il Nebbiolo, considerato autoctono e chiamato Chiavennasca: solo 850 ettari ormai, erano tremila 50 anni fa. Le zone più alte della DOCG Valtellina toccano i 700 m. slm in un panorama terrazzato, su un terreno franco-sabbioso molto sciolto a pH acido.
  • Baumgartner ha descritto la Valle Isarco, l'avamposto più freddo e più a settentrione della viticoltura italiana. Otto varietà a bacca bianca coltivate nei suoi 5,5 ettari terrazzati intorno a Bressanone tra i 550 e i 900 m. slm, con terreni morenici molto sabbiosi e vento costante che spira dal Brennero. In Valle Isarco la fanno da padrone il Kerner, il Sylvaner e il Riesling.
  • Forlini Cappellini ha unito il binomio mare-rocce in virtù di 12 mila metri di vigneti a strapiombo sul Mar Ligure da poco ereditati dai genitori. Si tratta di un territorio estremo anch’esso terrazzato, caratterizzato da accessi angusti al punto che alcuni viticoltori vendemmiano in barca. Nel post fillossera è stato impiantato il vitigno a bacca bianca Bosco, la cui uva è prevista in purezza o in grande maggioranza - unendosi ad Albarola e Vermentino - nella DOC Cinque Terre, una denominazione di 53 ettari (negli anni ‘60 erano 2.000). Diversamente da quanto espresso dai suoi colleghi, Giacomo ha la sensazione che dalle sue parti - straordinariamente turistiche - si sia perso nel tempo il “senso di comunità”.

Alla luce di questo ennesimo confronto coi viticoltori “eroici”, ci appare evidente che ciò che anima il loro duro lavoro spingendoli oltre gli ostacoli sia il forte legame con la terra d’origine e le tradizioni. La serata è proseguita al ristorante Ca’ dei Volti di Cembra Lisignago per un primo contatto con l'enogastronomia locale.

Non solo vini: i sapori tradizionali

Dopo una visita al Museo Casa Porfido di Albiano, che documenta e valorizza l’attività secolare di estrazione della preziosa pietra tesoro della Val di Cembra, abbiamo toccato con mano la realtà economicamente più rilevante della comunità prima dell’avvento del porfido: la castagna. La castanicoltura è stata fondamentale per Albiano fino agli anni ‘50 del secolo scorso e recentemente si sono reimpiantati castagni per rinnovare la tradizione. In autunno si svolge la Castagnata Biana, una festa celebrativa del marrone locale.

DoloViniMiti e la verticalità del vino: paesaggi, tradizioni e terroir alpini

Le vigne della Val di Cembra
 

Il pranzo al ristorante hotel Borgo Antico di Albiano è stata occasione per conoscere altri produttori valligiani tra cui il giovanissimo Dennis Gottardi titolare della Cantina Beghel di Segonzano. A tavola, i piatti della tradizione: speck, fonduta al formaggio Cuor di Fassa e canederlotti con crema di formaggi Casolet della Val di Sole e Trentingrana DOP. Nei calici, gli spumanti metodo classico Trentodoc: Riserva Nature di Man Spumanti, Bait N.1 di Toniolli, Posad’or di Gottardi, Gradar dei F.lli Paolazzi, Brut Riserva di Tenute Novei e Ferro di Simoni.

Esperienze immersive tra musica e enogastronomia

Primo appuntamento interamente dedicato al vino, nella Cantina Corvée di Cembra. Una degustazione di otto etichette introdotta da Vera Rossi e guidata dal divulgatore enoico Saverio Russo. Ne abbiamo apprezzato le dissertazioni filosofiche preferite ai tecnicismi e la scelta dell’aggettivo “custodi dei propri territori” - piuttosto che eroi - per i valorosi viticoltori. Ci ha colpito il metodo classico Cuvée des Guides di Cave Mont Blanc de Morgex et La Salle, un Brut Nature 100% Prié Blanc 30 mesi sui lieviti rifermentato in alta quota a quasi 2.200 m. slm (mille bottiglie all’anno): al naso, ghiaccio che ricopre fiori alpini e - dopo ossigenazione - sentori terrosi e di polipodio; in bocca, persistente freschezza e dolcezza agrumata. Restando a Cembra, annotatevi il 10 Vendemmie Tardive presentato da Michele Pelz, Riesling Renano di Cantina Pelz delle vendemmie dal 2011 al 2020 (anch’esso in tiratura limitata): naso fresco, aromatico di frutta bianca e idrocarburo; in bocca, equilibrio tra acidità e mite dolcezza che richiama il sorso. Armonia speziata per il Pinot Nero 2022 di Tenuta Gottardi. Naso intrigante per il dolce Sciacchetrà Riserva 2018 di Forlini Cappellini, pochissime bottiglie prodotte. E poi il “giovane” Sassella Stella Retica 2022 di Arpepe, il Muller Thurgau 2021 Pietra di Confine dei F.lli Paolazzi, il Kerner 2024 di Strasserhof e il Blanc de Blancs brut nature Trentodoc di Man, presentato dal suo intraprendente produttore Mattia Clementi.

DoloViniMiti e la verticalità del vino: paesaggi, tradizioni e terroir alpini

Un assaggio durante una masterclass

Spostandoci a Villa Corniole nel comune di Giovo - dove i terreni sono un po’ calcarei e un po’ porfirici - Maddalena Nardin ci ha dapprima presentato i suoi vini Trentodoc e fermi; successivamente, abbiamo fatto un’esperienza immersiva con musica classica (Mozart) e narrazioni enologiche a cura del collettivo Miscele d'Aria Factory. Sempre a Giovo in frazione Palù, che ha dato i natali ai campioni di ciclismo Francesco Moser - anch’esso produttore vinicolo - e Gilberto Simoni, l’esperienza immersiva ha privilegiato l’enogastronomia con una cena all’Agritur Cantina Simoni. Tra le coccole dei superlativi “tortei de patate” di nonna Rosina, il simpatico Michele - terza generazione di un’ennesima famiglia di viticoltori - ha attinto a fondo dalla cantina. Notevole il Muller Thurgau 2016 (!), interessante il Pinot Nero 2023 barricato. Il lungo weekend ci ha consentito una visita alla Chiesa di San Pietro di Cembra - che custodisce una camera reliquiaria di 1.500 anni fa - e una “colazione letteraria” in compagnia di Michael Moser, giovane scrittore locale autore di “Vite nei campi”, una storia di ragazzi, valli e muretti a secco.

Il wine trekking

Uno spettacolare Wine Trekking Gourmet tra i vigneti di Cembra con calici al collo e la sapiente guida di Paolo Piffer, che con Elisa Travaglia produce vini nella microfattoria La Campirlota a Grumes, è stato scandito da soste gustose tra Masi e Cantine. Prima tappa in discesa per una colazione nel bellissimo agriturismo Maso Val Fraja e a seguire uno spuntino al Maso Besleri di Pojer e Sandri, con Elisa Sandri ad accoglierci assieme ai propri vini, aceti e distillati: gradita sorpresa, la cucina stellata del fiemmese Alessandro Gilmozzi (Ristorante El Molin, Cavalese) con lo chef in persona ai fornelli.

DoloViniMiti e la verticalità del vino: paesaggi, tradizioni e terroir alpini

Wine trekking alla scoperta dell'enogastronomia del territorio

Poi marcia in salita verso una casera tra le vigne, dove l’unione delle forze tra Rocco Serafini (titolare di Tenute Novei e storico gelatiere di Lavis), Cantina Beghel e Treska Ristorante (Pampeago) ci ha premiato con carne alla brace a lentissima cottura, Lagrein nei bicchieri e buon gelato artigianale al gusto dei vini cembrani. Godendo delle viste sulla valle, abbiamo chiuso il cerchio con una degustazione nell’azienda agricola dei fratelli Pelz.

La masterclass interattiva

In Vigna Veritas è stata una simpatica degustazione interattiva alla cieca condotta da Fabio Gobbi e Francesco Bonomi, ideatori del progetto blind-blogger-tasting. Utilizzando una web app, i partecipanti riunitisi nella Cantina di Montagna di Cembra hanno comunicato le proprie suggestioni d’assaggio sottolineando i caratteri identitari dei vini bianchi della valle. Nei bicchieri:

  • il Muripiani Pinot Grigio e Muller di MoS
  • l’Altigo Pinot Grigio, Chardonnay e Muller di Corvée
  • il Kroz Chardonnay e Muller di Villa Corniole
  • Bait N.2 Muller Thurgau di Toniolli
  • Zymbra 2020 Muller, Chardonnay e Riesling di Cantina Cembra
  • Silvester 2018 Chardonnay di Zanotelli
  • il Riesling Renano di Nicolodi Alfio.
  • Belle note per il “708 chilometri” Cembrani Bianco 2019 del Consorzio Cembrani DOC, uvaggio di Muller Thurgau e Riesling Renano.

Per cena ci siamo trasferiti nella Distilleria Pilzer a Faver, degustando a tavola le grappe Pilzer e Paolazzi nel contesto dello spettacolo Spiriti in Scena in collaborazione con l’Istituto Tutela Grappa del Trentino, con musica e racconti di un passato fatto di persone e distillazione, come ribadito dai distillatori Bruno e Ivano Pilzer. Prima di assaggiare i piatti dello chef di Dispensa Trentina Stefano Tait, ci è stato servito un aperitivo nel suggestivo scenario caratterizzato da caldaie e alambicchi: uno stuzzicante finger food con cocktail a base di grappa.

Il Passo di Lavazè

Il lungo weekend di DoloViniMiti si è concluso in Val di Fiemme ai 1.800 m. slm del Passo di Lavazè. Un’escursione sul pianoro che si estende dal Passo degli Oclini fino all'area del Bletterbach, geologicamente molto importante. Con la guida alpina Stefano Dell’Antonio abbiamo ammirato il Corno Bianco e il Corno Nero, l'Alpe di Siusi, lo Sciliar, il Catinaccio, il Latemar, l’Ortles, il Cevedale, il Similaun (dove è stato ritrovato l'uomo dei ghiacci), le Alpi Venoste e Breonie e verso sud il gruppo del Brenta. Un grande spettacolo naturalistico, di cui fa parte il bosco che sta riprendendo vita dopo la tempesta di vento Vaia del 2018 che abbatté milioni di alberi, quasi tutti abeti rossi. Sosta finale al bar ristoro Malga Varena per gustare in alta quota i salumi e i formaggi dei caseifici sociali di Fiemme, Predazzo e Moena, tra cui il Fontal, il Cavalese con addizione di penicillium e il caprino; tra i formaggi da latte crudo, il Puzzone di Moena DOP e il Valfiemme Riserva.

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