Costaripa, cantina sulla sponda bresciana del lago di Garda, ha presentato la nuova annata del suo RosaMara, un rosé che si distingue per la capacità di evolvere nel tempo e per una struttura capace di ridefinire il ruolo di questa tipologia di vino in Italia. Con il suo inconfondibile colore rosa cipria e una composizione studiata nei minimi dettagli, il RosaMara 2024 si inserisce in un progetto più ampio portato avanti da Mattia Vezzola, enologo di riferimento della Valténesi.

RosaMara 2024: il rosé di Costaripa che sfida il tempo
L'obiettivo? Dimostrare che il rosé non è solo un vino da bere giovane e in modo disimpegnato, ma può ambire a un posto di rilievo nella grande tradizione enologica italiana. Il lancio della nuova annata segna un ulteriore passo in questa direzione, con un'attenzione sempre maggiore alla selezione delle uve, alla vinificazione e all'affinamento.
Tutto quello che c'è da sapere sul RosaMara di Costaripa
Il RosaMara, ricordiamo, nasce dall'unione di quattro vitigni: Groppello Gentile (50%), Marzemino (30%), Sangiovese (10%) e Barbera (10%). Le uve provengono da vigneti con un'età media superiore ai 25 anni, coltivati su suoli morenici ghiaiosi con presenza di argilla, un mix che conferisce al vino finezza e freschezza. La vendemmia, invece, avviene manualmente alle prime luci dell'alba, preservando così l'integrità aromatica dei grappoli, mentre la vinificazione segue la tecnica tradizionale "a lacrima", che permette di estrarre solo la parte più pura e nobile dell'acino.

Il RosaMara 2024 di Costaripa: un rosé fatto per durare e sorprendere
Uno degli elementi distintivi del RosaMara è il passaggio in piccole botti di rovere bianco, un dettaglio che dona al vino maggiore profondità e complessità, senza comprometterne la freschezza. Un processo che consente al RosaMara di evolvere con grazia per almeno tre o quattro anni, dimostrando che un rosé può andare ben oltre il classico consumo immediato. Un approccio che richiama quello dei grandi vini, basato su una selezione meticolosa delle uve, una vinificazione attenta e un affinamento che amplifica la sua espressione aromatica.
Il RosaMara di Costaripa è un punto di riferimento per la valorizzazione del rosé italiano
Se per molto tempo i rosé sono stati considerati vini di rapido consumo, Costaripa, come detto, sta lavorando per cambiare questa percezione: il RosaMara è la prova concreta che anche questa tipologia può aspirare a livelli di eccellenza, esaltando la materia prima e l'identità del terroir. Con un equilibrio tra tradizione e ricerca, il progetto di Mattia Vezzola è quindi un punto di riferimento per la valorizzazione del rosé italiano, andando oltre le convenzioni.

Mattia Vezzola, enologo di riferimento della Valténesi
«Oggi più che mai vogliamo sfatare i pregiudizi legati ai rosé italiani e mostrare il loro potenziale. Il RosaMara è il simbolo di questo percorso: un vino elegante, longevo, capace di attraversare il tempo e di sorprendere ad ogni sorso» dice Vezzola. Parole che riassumono perfettamente l'ambizione dietro questo vino, che non si limita a essere un'interpretazione raffinata del rosé, ma una vera e propria dichiarazione di intenti. La nuova annata 2024 è pronta a raccontare questa storia, con la promessa di un'esperienza di degustazione capace di sorprendere e lasciare il segno.
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