Quella de "La Regola" è la storia di una famiglia toscana, i Nuti, che alla fine dell'800 acquistò nel Comune di Riparbella, nella Maremma Pisana, un piccolo appezzamento nell'omonima località, un toponimo presente nelle carte del catasto di Firenze del 1700. Siamo nella valle del Fiume Cecina, all'interno del sito etrusco di Belora. Come tanti, allora, volevano coltivarlo per il consumo familiare, quindi cereali, olio e anche vino, dato che c'era una piccola vigna di Sangiovese.

La Regola ha sede a Riparbella, nella Maremma Pisana
La Regola, la storia
Tutto progressivamente cambia nel corso di tre generazioni e, dopo il bisnonno Corrado, il nonno Nilo e il padre Rolando, è Luca a dare la svolta negli anni '90. Appena laureato in Agraria, si decide di trasformare la modesta produzione di vino in attività vinicola strutturata. Ma per vinificare non basta più il “cillieri”, la piccola cantina sotto casa dove si facevano appena poche damigiane. Bisognava rifare, impiantare e soprattutto evolversi, forse anche attuando un sogno di chi c'era prima. Impresa non facile, anche in una terra vocata fin dai tempi degli etruschi, vicina al Tirreno e ricca di biodiversità, tra boschi e querceti. La scelta prioritaria è stata la coltivazione in biologico e anche la cantina, firmata da Sergio Scienza, è oggi totalmente ecosostenibile, alimentata da energia solare.

La Regola: la famiglia Nuti
Al timone sono Flavio Nuti e il figlio di Luca, Valentino, come enologo con la consulenza di Luca Rettontini. Sono venuti a Roma al Ristorante Il Ceppo a raccontare la storia di La Regola e far degustare le loro bottiglie con l'orgoglio di essere stati i primi a scommettere sull'areale di Riparbella. «Sta crescendo molto negli ultimi anni anche dal punto di vista degli investimenti - ha detto Flavio - e noi vitivinicoltori ci siamo da poco riuniti in associazione. La vocazione territoriale era nota fin dai tempi degli etruschi, come dimostrano i reperti trovati. Noi ci siamo limitati a riscoprirla con tutto il rispetto per la natura e per i suoi ritmi. Il nostro è un progetto che nasce per unire concettualmente gli elementi che hanno da sempre contraddistinto il nostro modo di intendere il vino: uomini, territorio e natura, ma non poteva non aggiungersene un altro, emerso dalla terra: l'arte».
Humanitas: arte e vino nella barricaia
È all'interno della barricaia che l'opera “Humanitas” di Stefano Tonelli esprime il legame atavico fra la vite e l'uomo e tra il vino e la sua eterna rinascita, con un Pianeta e, alle pareti, una danza cosmica di costellazioni immaginarie che vegliano sulle barrique dormienti. «Vogliamo che la nostra cantina diventi una sorta di “Ambasciata territoriale” - sottolinea Flavio Nuti - un luogo di incontro, di scambio culturale, sociale e soprattutto artistico».
La Regola, i vini
Tra le referenze, tutte bio, i rossi: Lo Strido, un Merlot 100%; il Cru La Regola, un IGT Toscana Rosso 100% Cabernet Franc; Il Vallino, Cabernet Sauvignon, Sangiovese e Syrah; Il Ligustro, un IGT Rosso Costa Toscana, Merlot e Cabernet Franc; Le Prode, l'unico rosso DOC Montescudaio; Il Rosegola, un rosato da Sangiovese, Merlot e Syrah. Ma in una terra di rossi nascono anche grandi bianchi come La Regola La Costa Toscana Bianco IGT 2021, un uvaggio di Chardonnay e Sauvignon Blanc che ha dimostrato complessità aromatica e longevità. È giallo dorato brillante, denso, con un'eleganza percepibile già all'olfatto con profumi di fiori bianchi che lasciano spazio a sentori di frutta tropicale. Prodotto da poco e in poche migliaia di bottiglie, ha ricevuto numerosi apprezzamenti. «Avevamo notato subito le particolarità e la qualità di queste due varietà di uve nei nostri terreni fossili, composti di sabbie plioceniche, argilla e limo, lungo il Cecina - racconta Flavio - così dal Duemila abbiamo intrapreso il percorso per realizzare un grande bianco che fosse paritetico per qualità e struttura ai nostri rossi, e ancora più iconico rispetto al nostro Lauro, da uve Viognier e Chardonnay, già noto ed apprezzato sia dalla critica che dal mercato.»

La Regola: i vini degustati
Altri bianchi sono Lo Steccaia, da Vermentino e Sauvignon Blanc; Le Prode, Vermentino in purezza; Il Sondrete, un passito di tradizione da Trebbiano, Malvasia e Colombana che viene sottoposto a lenta disidratazione su graticci in ambiente areato, fino a fine dicembre, con resa minima. Poi Grappa e Olio EVO. A questi si aggiunge L'Eccezione 36 e 60 mesi, la linea bollicine metodo classico da uve Gros Manseng e Chardonnay. Riposa sui propri lieviti naturali con remuage manuale, senza dosaggio, e poi affinamento di almeno tre mesi in bottiglia. Una scelta azzardata ma con buon risultato, quella di usare il Manseng, tipico dei Pirenei, che gli era stata suggerita dal produttore francese di barbatelle per la sua base acida, quasi citrica. Dal 2023 si produce anche il Metodo Classico Rosato da Pinot Nero, affinato 36 mesi sui lieviti naturali, con remuage manuale e dosaggio zero.
La filosofia: natura, arte e sostenibilità
Tutto è accurato e manuale, in vigna come in cantina, in armonia con gli equilibri della natura. Il clima è temperato per la vicinanza alla costa tirrenica e forte l'escursione termica. Ma la qualità del vino è solo una parte di una filosofia condivisa dalla famiglia: la cantina vuole essere un'«ambasciata territoriale», un luogo di incontro, di scambio culturale, sociale e soprattutto artistico. «Il paesaggio e la produzione devono convivere con armonia e la cantina sarà la porta aperta verso una dimensione nella quale uomo, natura ed arte diventano una cosa sola e riescono ad interagire con creatività».

La Regola: l'opera “Humanitas” di Stefano Tonelli nella barricaia
L'architetto di interni Giorgio Balestri si è occupato dell'arredamento, in particolare dei locali adibiti alla vendita, la sala convegni e per degustazioni, e una grande cucina ben attrezzata. Per questo La Regola è stata premiata dall'Unesco e dal Touring Club Italiano per il suo inserimento in armonia con l'ambiente circostante. Tra i vari progetti: “La Regola degli Chef” con iniziative enogastronomiche, l'istituzione di un premio per il territorio e la pubblicazione di un libro: “La Cultura Enogastronomica diventa arte”.
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