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Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Nel cuore del Monferrato degli infernot, il Castello di Uviglie unisce storia, sostenibilità e innovazione e affonda le sue radici nel 1491. Oggi alla guida dell'azienda c'è la famiglia Bonzano, che punta a valorizzare questo territorio attraverso i propri vini come ad esempio lo Chardonnay piemontese, la Barbera e l'Albarossa, declinati anche attraverso la pregiata gamma “firme”

Mauro Taino
di Mauro Taino
Redattore
25 aprile 2025 | 09:30
Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Cun altro Monferrato, quello degli infernot, che sta cercando di ritagliarsi un proprio spazio sulla mappa enologica italiana. Caratterizzato proprio dalla presenza unica delle cave sotterranee, gli infernot appunto, che sono valse al territorio una menzione Unesco autonoma rispetto all'Astigiano, le cantine sono scavate a mano nella pietra da Cantoni, un materiale giallognolo simile alla pietra leccese, utilizzato per la costruzione delle cascine della zona. Ed è in questo contesto che a crescere è anche la Cantina Castello di Uviglie che ha sede a Rosignano Monferrato (Al).

Castello di Uviglie, la storia

La prima vigna impiantata nella tenuta del Castello di Uviglie risale al 1491, rendendo la cantina una delle più antiche realtà vinicole del Piemonte. Nel corso dei secoli, la proprietà è appartenuta a diverse famiglie storiche italiane, tra cui i Conti Pico Gonzaga e i Conti Cacherano di Bricherasio. La famiglia Bonzano, alla guida dell'azienda dal 2021, è attiva nel mondo del vino da diverse generazioni, portando avanti una tradizione che affonda le radici nel territorio. Con l'intento di ampliare il progetto familiare, ha scelto di consolidare la propria attività con l'acquisizione della cantina del Castello di Uviglie, intensificando la produzione e investendo nella promozione e valorizzazione del Monferrato, area d'origine della famiglia stessa.

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie ha sede a Rosignano Monferrato

Attualmente il Castello di Uviglie, inteso in senso stretto come maniero, è occupato in parte dall'azienda che utilizza alcuni spazi - tra cui la stalla riconvertita in cantina già dalla precedente gestione -, mentre un'altra parte del castello è aperto alle visite guidate, ma è indipendente rispetto alla casa vinicola. A svelare la filosofia e il lavoro dell'azienda oggi sono due giovani esponenti della famiglia Bonzano, i cugini Francesca e Davide, rispettivamente marketing ed export manager e responsabile agronomico e di cantina.

Castello di Uviglie, la cava

All'interno della tenuta della cantina, sotto il Bricco del Conte (il cru più antico dell'azienda) è presente anche l'ultima cava da pietra da Cantoni rimasta, ancora attiva fino a circa metà degli anni Trenta e che l'azienda include nelle visite guidate che organizza. «Di oltre 200 cave originarie - racconta Francesca -, molte sono state vendute ai cementifici, altre sono crollate o sono andate perse. La nostra, invece, è stata preservata con il supporto di fondi statali del Ministero dei Beni Culturali, ed è oggi visitabile. È un luogo unico, carico di storia». Nel corso del tempo, questo spazio ha avuto diverse destinazioni d'uso. In un periodo, ad esempio, si racconta che vi si coltivassero persino funghi. Quando però la produzione moderna è stata avviata, l'ambiente è stato ingegnosamente adattato per l'affinamento dei vini, seguendo un modello simile a quello utilizzato per lo Champagne.

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Francesca e Davide Bonzano, rispettivamente marketing ed export manager e responsabile agronomico e di cantina di Castello di Uviglie

«La cava - sottolinea la marketing ed export manager - presenta infatti condizioni ambientali ideali per l'affinamento: la temperatura è costante tutto l'anno, tra gli 8 e i 13 gradi, a seconda della stagione. L'ambiente è inoltre caratterizzato da un'elevata umidità naturale, che favorisce la conservazione dei tappi e delle bottiglie, e da un'oscurità totale, che aiuta a non interferire con l'evoluzione del vino. Le luci installate nell'area di lavoro adiacente sono infatti specificamente progettate per non disturbare il processo di affinamento. Il vino rimane indisturbato, il che consente di favorire anche lo sviluppo del profilo aromatico. Questo ambiente contribuisce a una maturazione ottimale, preservando le caratteristiche del vino e accompagnandolo verso un affinamento costante e regolare, senza interferenze esterne. Non si tratta tanto di alterare le componenti, quanto di permettere un'evoluzione armoniosa e continua nel tempo».

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

All’interno della tenuta di Castello di Uviglie è presente anche una cava da pietra da Cantoni dove vengono affinati alcuni vini

«Per quanto riguarda i vini bianchi - aggiunge Davide -, in passato si effettuava la vinificazione, ma la pressatura avveniva altrove. Per mantenere bassa la temperatura dell'uva prima della pressatura, si utilizzava una cella frigorifera allestita in container di grandi dimensioni. Questo passaggio era fondamentale, perché pressare a basse temperature permette una maggiore estrazione dei profumi. Oggi, invece, l'uva viene raccolta in cassette e i carri vengono posizionati direttamente in questo spazio, dove la temperatura si abbassa naturalmente. Il giorno successivo si procede con la pressatura. È interessante osservare come, alla fine della giornata, l'uva possa arrivare anche a 30°C, mentre al mattino successivo, grazie alle condizioni ambientali della cava, viene portata alla pressatura a circa 12°C. Appena esposta all'aria, si forma la rugiada sulle cassette, un fenomeno suggestivo e visivamente molto particolare. Questa soluzione risulta anche più ecologica rispetto all'impiego dei container frigoriferi utilizzati in precedenza».

Cantina Castello di Uviglie, biodiversità e sostenibilità

E proprio l'aspetto ecologico rimane centrale nella filosofia della cantina. Su tre ettari di vigneti, nel 2024, è stato realizzato un impianto di irrigazione con pompe e sei vasche in cemento, originariamente utilizzate per il vino. «Le abbiamo rimosse dalla cantina - illustra Davide - e sostituite con nuove vasche in acciaio, recuperando quelle vecchie per lo stoccaggio dell'acqua piovana. Il tetto sopra raccoglie l'acqua che poi viene pompata per l'irrigazione di questi tre ettari, una soluzione che abbiamo scelto dopo le annate particolarmente siccitose del 2022 e 2023. Quest'anno, invece, dopo le abbondanti piogge, le riserve d'acqua sono risultate particolarmente utili». La cantina ha anche ottenuto le certificazioni di sostenibilità SQNPI ed Equalitas.

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie produce poco meno di 100mila bottiglie annue

«Per quanto riguarda il vigneto con le 14 file di viti, stiamo collaborando con l'Università di Napoli per sperimentare l'uso di un composto fermentato. Il processo prevede che questo compost venga messo in infusione con aria, al fine di riattivare i funghi e batteri presenti, favorendone la moltiplicazione». Il compost viene applicato sia alle foglie che alle radici delle piante. In modo empirico, Castello di Uviglie ha visto che l'applicazione al piede della pianta ha «stimolato in modo significativo la crescita radicale, con evidenti miglioramenti nelle piante». Quindi il responsabile agronomico aggiunge: «Con il supporto dell'università, abbiamo continuato a somministrare trattamenti fogliari, senza aggiungere altri prodotti, se non il compost naturale. Questo approccio sembra contrastare l'insediamento dei funghi patogeni, poiché i funghi benefici presenti nel compost colonizzano il legno e le foglie, impedendo a quelli dannosi di prendere piede. Nonostante l'elevata umidità e le condizioni favorevoli per lo sviluppo di funghi durante l'anno, non abbiamo riscontrato problemi fitosanitari sui filari trattati con compost. Al contrario, nelle parcelle dove sono stati effettuati trattamenti tradizionali, abbiamo avuto qualche difficoltà. Questo ci ha spinto a incrementare la produzione di compost e continuare su questa strada».

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie ha una superficie vitata di circa 45 ettari

«Il professore che ci segue - dice ancora - è convinto che l'applicazione di sostanza organica diversa dalla pianta coltivata possa evitare la stanchezza del suolo, fenomeno che si verifica quando lo stesso terreno viene utilizzato per la stessa cultura per troppo tempo. Fin dal Medioevo, infatti, si sapeva che la rotazione delle colture evitava questa problematica. Secondo il professore, quando la stessa specie viene coltivata nello stesso posto per anni, la sostanza organica prodotta dalle piante, che contiene il loro dna, può diventare tossica per la stessa pianta. Utilizzando compost proveniente da colture diverse, si apporta nuova sostanza organica al terreno, migliorando la sua fertilità e prevenendo la stanchezza».

Cantina Castello di Uviglie, la cantina e i vini

Oltre alle vasche in cemento riconvertite a cisterne per l'acqua piovana, ne sopravvive qualcuna anche per il vino, anche se l'azienda tende a usarle solo per passaggi brevi o fermentazioni, ma poi si procede quasi sempre in acciaio, come spiega Davide: «Tutte le lavorazioni avvengono in queste vasche, ma quando il vino deve stare a lungo, preferiamo l'acciaio, che riteniamo più sicuro, anche se le vasche sono vetrificate. È una scelta nostra: ci piace tenere i vini in acciaio. Facciamo vini che affinano prevalentemente in acciaio, ma in qualche caso anche in legno che usiamo soprattutto per la Barbera e un po' di Chardonnay in stile Borgogna, che fa fermentazione e affinamento tutto in legno». I legni sono tutti di rovere francese, con tostatura media o leggera, tenuti leggermente inclinati per limitare al massimo il contatto con l'ossigeno in occasione dei rabbocchi. «Ristrutturando la cantina - aggiunge -, recentemente abbiamo trovato una vecchia vasca murata, e abbiamo creato una piccola cascata, che accendiamo d'estate per aumentare l'umidità nell'ambiente, riducendo la perdita di vino per evaporazione».

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie: la barricaia

Il responsabile di cantina quindi spiega: «Il terreno del Monferrato, in generale, cambia da parcella a parcella ma è tendenzialmente molto calcareo, grazie alla roccia madre, che è tuffo, una roccia sedimentaria composta da scheletri di animali marini. Questo dona al terreno la componente calcarea e lo rende poco fertile, ma molto vocato alla viticoltura. È povero di sostanza organica, quindi la vite produce poco ma di qualità, con una mineralità che si ritrova sia al naso che al palato, soprattutto nei bianchi come lo Chardonnay del Piemonte, che a mio avviso meriterebbe più attenzione».  Oltre allo Chardonnay, l'azienda, nei suoi 45 ettari di vigneto, produce anche Pinot Nero, un po' di Sauvignon, e altri vitigni come Freisa, Nebbiolo, Barbera e Grignolino, ma vinifica anche Barbera, Grignolino, Pinot Nero, Sauvignon e Alba Rossa, un vitigno raro, con solo 80 ettari in tutta Europa, tutti in Italia, che è il risultato di un incrocio tra Nebbiolo e Barbera ed è un vino molto interessante. «Produciamo più uva di quella che vinifichiamo per cui ne vendiamo una parte», racconta Davide. Attualmente la produzione di Castello di Uviglie si attesta appena sotto le 100mila bottiglie all'anno, ma, come detto, la capacità produttiva è decisamente superiore (circa 4 volte tanto) e non è escluso che col passare degli anni l'azienda possa scegliere di aumentare. Oggi l'azienda è seguita sia da un enologo interno, Betarice Fara, che da uno esterno, Donato Lanati.

Cantina Castello di Uviglie, la degustazione dei vini

La degustazione si è aperta con una delle bollicine “Le Cave”, proposto qui nella sua versione Extra Brut, uno Spumante Metodo Classico Millesimato 48 mesi, un blend di Chardonnay e Pinot Nero affinato nella cava del Castello di Uviglie. «Non volevamo renderlo completamente secco come un Pas Dosé, ma lasciargli un tocco di piacevolezza, quella nota “da festa” che a me, personalmente, non dispiace affatto. Invece di puntare su aromi troppo tropicali, come spesso capita con certi Chardonnay piemontesi, noi abbiamo scelto uno stile più austero, che punta tutto su mineralità e sapidità», spiega Francesca. E in effetti è proprio la mineralità il tratto distintivo di questo vino, con anche una radice di liquirizia.

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie: la sala degustazioni

Sempre in tema Chardonnay, cui si aggiunge una nota di Sauvignon Blanc, ecco Lunariae. Si tratta di un vino che esprime grande freschezza, profumi delicati di fiori bianchi, pera, frutta matura a nocciolo, con un'acidità marcata, agrumata. Le uve provengono da due parcelle: una è quella degli Uviglie, l'altra si trova tra San Giorgio e Zanco Monferrato, sempre nel cuore del Monferrato degli Infernot. Proprio quest'ultimo vigneto è stato un po' trascurato per vent'anni, con parti a cordone speronato e altre a guyot, ma da questo piccolo caos «esce uno Chardonnay incredibile: è quasi un vigneto “darwiniano” perché le viti che hanno resistito oggi producono uve straordinarie», come sottolinea Francesca che svela anche l'origine del nome: «Il nome nasce da un ricordo personale: da bambini, con i nostri genitori, andavamo a raccogliere il fiore della Lunaria - quello che chiamavamo “la medaglia del Papa” - durante la Domenica di Pasqua. È un'immagine che mi è rimasta nel cuore. Lunaria mi ispirava: richiama il bianco candido dello Chardonnay, la sua freschezza, e l'idea di un vino quasi serale, perfetto per una sera d'estate».

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie: Le Cave Spumante Metodo Classico Millesimato 48 mesi e Lunariae

È quindi la volta di San Bastiano, un 100% Grignolino come «secondo me andrebbe sempre fatto: senza forzature, senza cercare di imitare altri vitigni, senza trasformarlo in qualcosa che non è», come dice la marketing manager che aggiunge: «Il nostro Grignolino è profondamente legato al territorio, ed è un vino che ci rappresenta tanto come azienda. Abbiamo vigneti anche di 35 anni attorno a Uviglie, e il cru da cui proviene si chiama San Bastiano. È una parcella che trattiamo con grande cura, vinificata in parte in cemento e tronco-coniche, che ci permettono di esprimere al meglio la sua complessità.». La vinificazione prevede una leggera macerazione e fermentazione in vasche tronco-coniche, seguita da un affinamento in acciaio tra i 9 e i 12 mesi, per mantenerne intatta la parte più fresca e croccante. Il risultato è un vino fresco ma complesso, dai profumi classici e riconoscibili: radice di liquirizia, rosa canina, una nota quasi balsamica.

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

La degustazione al Castello di Uviglie è stata accompagnata da prodotti locali

Al tavolo arriva quindi Hosteria, un blend di Barbera e Pinot Nero, vinificati interamente in acciaio. «Lavoriamo i due vitigni separatamente - illustra Davide - e li assembliamo solo successivamente». In linea di massima la percentuale si attesta su un 50-50, anche se in realtà cambia ogni anno in base all'annata: l'obiettivo è sempre quello di mantenere un profilo gustativo coerente, riconoscibile di vendemmia in vendemmia. «È un vino molto pensato, nel senso che l'abbiamo progettato fin dall'inizio per essere piacevole, immediato, comprensibile per tutti. Un vino quotidiano, ma con grande attenzione al dettaglio. Lo definiamo spesso un vino di convivialità. Anche l'estetica è stata studiata per trasmettere questo spirito: la bottiglia è ispirata a quella del vecchio fiasco, con un tocco moderno, un po' pop. In realtà è una bottiglia da birra, volutamente scelta per rompere gli schemi. Anche l'etichetta segue questo stile, giocosa e colorata».

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie: Hosteria, San Bastiano e Le Cave

La Barbera diventa poi protagonista della degustazione nella sua declinazione “Le Cave”. Si tratta, di fatto, di una Barbera Superiore e chiamata così perché il vigneto da cui proviene è proprio sopra le vecchie cave. «È una parcella storica, un vigneto piuttosto vecchio, che ci dà uve di grande concentrazione e struttura», come rimarca il responsabile di cantina. Questo vino fa un affinamento di 18 mesi in legno, che gli dà profondità, complessità e quella rotondità che ben si sposa con l'anima più intensa della Barbera. Quindi Francesca aggiunge: «È un ex suolo marino, lo si capisce subito dalla presenza di calcare e argilla: quella che noi chiamiamo marna bianca, proprio per l'elevata componente calcareo-argillosa, molto fine e compatta. Dal soffitto della cava bastano due metri e già iniziano le radici delle vigne. Le piante devono lottare parecchio per trovare nutrimento, e questo le rende viti forti, resilienti. In questo caso stiamo parlando di un vigneto che ha oltre 53 anni, uno dei più vecchi che abbiamo. Ed è proprio questa fatica, questo equilibrio difficile col suolo, che dà grande carattere e profondità al vino che ne nasce».

Cantina Castello di Uviglie, la degustazione delle “firme”

Spazio, infine, alla collezione firme, il culmine della produzione artigianale del Castello di Uviglie. Tre vini dedicati ad altrettanti personaggi storici della storia della cantina. Sofia dedicato a Sofia di Bricherasio (contessa, filantropa e mecenate e ultima nobile tenutaria del Castello), Genevieve in ricordo di Genevieve Gavine, avvenente attrice del XIX Secolo, uccisa tragicamente e il cui fantasma si dice faccia la sua comparsa ogni 3 gennaio sulle scale della cupola ottagonale della Mandoletta, sorseggiando vino da un calice di cristallo che successivamente getta a terra, provocando un rumore che testimonia la sua presenza. E poi c'è Bruno, dedicato a Bruno Bonzano, nonno di Francesca e Davide: «Purtroppo non ha fatto in tempo a vedere nascere questa azienda, ma è stato senza dubbio il capostipite di tanti progetti imprenditoriali che, come famiglia, portiamo avanti ancora oggi, anche nei valori».

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie, le “firme”: Sofia, Bruno e Genevieve

Sofia, ottenuto da sole uve di Albarossa, fa una macerazione molto lunga sulle bucce, che prosegue poi per due anni insieme alle sue fecce nobili, in modo da ottenere la massima estrazione di frutto, colore e sapore, per poi avere un affinamento di 18 mesi in botti di legno. Genevieve è invece uno Chardonnay in purezza che completa la sua trasformazione in barriques francesi di primo e secondo passaggio, a cui segue l'affinamento nello stesso legno con roulage per 12 mesi ed un successivo riposo in bottiglia per almeno 6 mesi. Bruno, 100% Barbera, nasce solo nelle migliori annate con la migliore selezione di uve vendemmiate a mano provenienti dalla Vigna Mandoletta, Cru MGA della omonima tenuta di famiglia e ha un affinamento di 24 mesi parte in barriques francesi di primo e secondo passaggio e parte in tonneaux, prima di riposare in bottiglia almeno 12 mesi.  Si tratta di vini decisamente interessanti, ognuno a suo modo capace di sorprendere, in cui l'azienda riesce a mettere anche la propria firma, oltre a quella dei personaggi cui sono dedicati. Ed è una firma non solo tecnica, ma anche emozionale.

Cantina Castello di Uviglie, non solo vini

Dopo aver rilevato e rilanciato l'attività di Castello di Uviglie, l'obiettivo dell'azienda è quello di continuare ad investire scommettendo nel valore di questo angolo di Monferrato.  In questo senso, Francesca sottolinea: «È un posto più autentico, con un turismo lento, fatto di bici, camminate, natura. Attira molti svizzeri, danesi, che poi si innamorano del territorio. Qui si vive un'esperienza più genuina rispetto ad altri territori, anche piemontesi, maggiormente inflazionati».  

Cantina Castello di Uviglie: una storia tra vino, territorio e famiglia nel Monferrato

Castello di Uviglie: la sala eventi

Enoturismo, dunque, e non solo: la sala polivalente di circa 300 metri quadri si presta a diversi utilizzi, dai matrimoni ai battesimi, ma anche a riunioni di lavoro e team building.

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