L’Italietta usciva dal dopoguerra, a Roma si svolgevano i Giochi Olimpici, l’Autostrada del Sole era work in progress. Insomma, correva (e correva davvero per come si era nel cosiddetto boom economico) l’anno 1960.

La Cantina La Guardiense
Il mercato del vino dagli anni '60 a oggi
Vino, tanto ma proprio tanto. Rese per ettaro a quanto più è possibile. E i nomi delle varietà? Ma che domande! I bianchi e i rossi. Venduti come? In prevalenza sfusi, ovviamente. Le bottiglie erano poche e quelle con il tappo di sughero erano destinate ai ristoranti di fascia alta. Consumo pro-capite circa 100 litri, due litri a settimana. Una curiosità, il consumo pro-capite nell’anno 2024 è stato di circa 25 litri: la metà della metà rispetto all’anno 1960!
Il Sannio, un territorio fertile e produttivo
E nel Sannio, rigoglioso territorio dell’entroterra campano, praticamente un unico grande vigneto, a tratti inframezzato da uliveto, le uve, talvolta i mosti e talvolta la commodity vino, in un viavai di autocisterne, se ne andavano al nord. Le nostre regioni settentrionali e anche la Francia. E a farci cosa? Boh, chi vuole intendere, intenda!

Le vigne del Sannio
La nascita de La Guardiense a Guardia Sanframondi
Però, la storia ce lo insegna, esistono i visionari, esistono coloro i quali al cospetto di uno scenario di cui intuiscono l’evoluzione, non si chiedono il “perché”. Si chiedono il “perché no”! E osano! Ed è così, con il lodevole intento di valorizzare la cultura, il lavoro e il territorio, che nell’anno 1960 nasce a Guardia Sanframondi, nel Sannio, “La Guardiense”. In ostetricia 33 vignaioli coraggiosi e lungimiranti.
L’evoluzione della cooperativa La Guardiense
Oggi, 65 anni dopo, La Guardiense è una realtà cooperativa tra le più importanti e consolidate del comparto vitivinicolo italiano. La produzione annua è di circa 150mila ettolitri di vino e di circa 6 milioni di bottiglie.

Domizio Pigna, presidente de La Guardiense
Quei 33 vignaioli dell’anno 1960 adesso sono all’incirca mille. L’attuale presidente de La Guardiense è Domizio Pigna. Vignaioli, vinicoltori, adesso imprenditori. La prima vendemmia risale all’autunno 1963. Vitigni prevalenti: a bacca bianca la Falanghina; a bacca nera l’Aglianico.
Il contributo di Riccardo Cotarella dal 2007
Camminare le vigne, diceva Luigi Veronelli. Cammin facendo, è proprio il caso di esprimerci così, nell’anno 2007 l’incontro e subito dopo la collaborazione con il celebre enologo Riccardo Cotarella.
La linea di alta gamma Janare: cultura e leggenda
Arrivano premi e riconoscimenti: La Guardiense fa vini eccellenti. Si diceva di valorizzazione del territorio e della cultura in esso innervata. Le Janare, secondo la tradizione popolare sannita, sono le seguaci di Diana, dea sulla cui fronte una mezza luna sancisce il legame profondo tra l’astro d’argento e i culti ancestrali.

Domizio Pigna e Riccardo Cotarella
Diana era la divinità lunare e degli incantesimi notturni, protettrice della natura selvaggia, dell’agricoltura e delle donne. Diana affianca il noce sacro come simbolo di una magia che ha sempre permeato queste terre. Le donne del Sannio sono indomite al punto da commutarsi in streghe. Il termine sannita per dire streghe è Janare. E Janare diviene il progetto di alta gamma dei vini La Guardiense.
Degustazioni guidate e nuove prospettive dei vini bianchi
Mediante degustazione guidata, abbiamo avuto occasione di fare meditati assaggi di ben sette vini. In successione, prima l’annata 2024 e poi l’annata 2016 del Senete Falanghina del Sannio Doc. Considerazione originale: non sono molto lontani i tempi in cui, sospinti dai produttori dei bianchi veneti, il vino bianco doveva essere quello della vendemmia corrente e se al ristorante ti portavano annata “vecchia” diventata il tentativo del ristoratore disonesto di vendere quanto veniva considerato fondo di magazzino. Fino a circa quindici anni fa purtroppo era ancora così.

La Falanghina del Sannio Doc
Ecco, degustando prima l’annata 2024 e poi la 2016 ci verrebbe da esclamare, rivolgendoci ai bevitori dello scorso secolo che “scansavano” i bianchi non di vendemmia corrente: «eh, che vi siete persi!!».
Altri assaggi significativi: Biancolume, Colle di Tilio e Pietralata
Intrusione gradita del Biancolume Falanghina del Sannio DOC 2022. Che bontà! E perciò, quanto funesta l’assenza, in abbinamento, della porcellana bianca: la Mozzarella di Bufala Campana Dop. Abbinamento di assoluta eccellenza. Ne siamo convinti

Colle di Tillio di Cantina La Guardiense
La Falanghina fa un garbato passo indietro onde cedere la scena al Fiano. Ci ripetiamo, sì, quasi un copia e incolla, ma non potrebbe essere diversamente. . In successione, prima l’annata 2024 e poi la 2016 del Colle di Tilio Sannio Doc Fiano. Ci sta tutta la ripetizione, è appropriato rivolgersi ai bevitori dello scorso secolo, seguaci del bianco di ultima vendemmia e dire a costoro: «eh, che vi siete persi!». Una chicca in termini di abbinamenti differenti in funzione delle due annate. In abbinamento con il “giovane 2024” un piatto ben fatto di spaghetti alle vongole. Abbinamento canonico, da manuale. In abbinamento con il “meno giovane 2016” un rombo al forno con patate eseguito impeccabilmente.

La Pietralata di Cantina La Guardiense
Diverse le considerazioni per quanto attiene al PIETRALATA Sannio DOC Greco. Due le annate: la 2024 e la 2019. Sono parsi, ci sia consentita quella che è comunque un’esagerazione, due vini completamenti differenti il primo dal secondo. Di impatto solare, ma senza che ciò gli comporti dare subito confidenza, il “giovane 2024”. Elegante, sapienti i contrappunti armonici tra acidità e sapidità. Altezzoso della serie.. “me lo posso permettere !” il “meno giovane” 2019. Sembra quasi voluta l’esibizione vistosa della pietra focaia. Gran plateau di crudi con il giovane; pasta con provola e patate per il meno giovane.
Il saluto del Presidente e il valore della cooperazione
Ascoltare il Presidente Domizio Pigna quando accoratamente, al termine dell’evento, con signorile garbo ringrazia gli astanti (ma sono gli astanti che ringraziano il Presidente !) per il tempo dedicato a La Guardiense, ci fa sovvenire i primi due versi della poesia Buona Giustizia di Paul Eluard: “È la calda legge degli uomini / Dall’uva fanno il vino”.
Correva, e correva davvero (!) l’anno 1960. Ha il suo modo, faticoso a tratti, di camminare (camminare le vigne) l’anno 2025. Sono passati 65 anni. La Guardiense guarda al suo futuro radioso. Perché va lontano chi viene da lontano.
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