Continua a rimanere alta la tensione nel Pavese, con Terre d’Oltrepò che si avvicina all’assemblea del prossimo 11 luglio in un clima sempre più pesante in cui si gioca molto - se non tutto - del futuro della cantina più grande della Lombardia. Dopo l’incontro di lunedì 7 luglio con l’assessore regionale all’Agricoltura Alessandro Beduschi, il cda ha risposto con le immediate dimissioni.

Si è dimesso il cda di Terre d'Oltrepò
Terre d’Oltrepò, l’incontro di Casteggio
Durante un incontro pubblico molto partecipato a Casteggio, Regione Lombardia ha illustrato un piano di rilancio per l’azienda, sostenuto da cooperative, organizzazioni agricole e dal fondo di investimento AVM, pronto a entrare come socio privato. Il progetto prevede anche un prestito ponte, reso possibile grazie alla collaborazione con Finlombarda, Ismea e alcuni istituti bancari, per garantire il pagamento delle uve conferite. Beduschi ha sottolineato il valore strategico di Terre d’Oltrepò, definendola “un patrimonio collettivo da salvaguardare” e ha parlato del piano come dell’ultima vera possibilità di rilancio.

L'assessore regionale all'Agricoltura Alessandro Beduschi
In vista dell’assemblea, è stata presentata una proposta per il nuovo Consiglio di Amministrazione. Tra i nomi in evidenza ci sono Andrea Massari, direttore generale dell’Agricoltura in Regione Lombardia, Paola Fugagnoli, direttrice di CIA Pavia, e Filippo Nevelli, alla guida della cantina Ballabio di Casteggio. Secondo Beduschi, la lista non risponde a logiche politiche o sindacali, ma nasce dalla volontà del territorio di voltare pagina, garantendo una discontinuità rispetto alla gestione attuale e assicurando al contempo continuità operativa.
Terre d’Oltrepò, attesa per la vendemmia
Lo sguardo è già rivolto alla vendemmia del 2025, considerata un passaggio cruciale. L’assessore ha ribadito che, così come i viticoltori hanno il dovere di conferire le uve, la cantina ha l’obbligo altrettanto forte di pagarle puntualmente, affermazione accolta con un applauso da parte dei numerosi soci presenti.
Terre d’Oltrepò, la reazione del cda: dimissioni immediate
I Consigli di Amministrazione di Terre d’Oltrepò S.c.a.p.a. e Terre d’Oltrepò S.p.A. hanno presentato le dimissioni con effetto immediato, motivandole con senso di responsabilità e rispetto per il territorio e le istituzioni cooperative, e per «favorire la transizione sostenuta dalle istituzioni e dalle associazioni di categoria». La governance uscente rivendica la creazione della S.p.A. come modello moderno e strumento essenziale per attirare capitali esterni, condizione che ha reso possibile l’apertura al fondo AVM e il dialogo con Invitalia per il rilancio del marchio La Versa. Infine, il cda uscente denuncia il rischio di liquidazione giudiziaria evitato solo grazie all'intervento strategico e legale coordinato con PwC, e critica parte della nuova lista sostenuta da Regione Lombardia e Coldiretti, che include soggetti che hanno violato obblighi statutari.

Umberto Callegari, ceo di Terre d'Oltrepò
Ecco il comunicato integrale diffuso dai Consigli di Amministrazione di Terre d'Oltrepò:
Gentili Soci,
oggi i Consigli di Amministrazione di Terre d’Oltrepò S.c.a.p.a. e di Terre d’Oltrepò S.p.A., che abbiamo avuto l’onore di presiedere, rassegnano con effetto immediato le proprie dimissioni.
Lo facciamo con senso di responsabilità, consapevoli non solo di ciò che abbiamo ereditato, ma soprattutto di ciò che lasciamo. Lo facciamo per rispetto del mandato affidatoci, della verità dei fatti, della dignità delle istituzioni cooperative e, soprattutto, per amore del territorio che ci è stato affidato come bene comune da custodire e proteggere.
Dal nostro insediamento - da febbraio 2023 per i consiglieri della Cooperativa SCAPA e dalla costituzione della S.p.A. - abbiamo scelto di operare a titolo gratuito, rinunciando a qualsiasi compenso e assumendoci integralmente le responsabilità civili e legali del nostro ruolo. Una scelta consapevole, presa in un contesto complesso, talvolta ostile, che abbiamo affrontato con rigore, determinazione e coscienza, guidati esclusivamente dall’interesse generale dei soci, dei lavoratori e dell’intera filiera.
Abbiamo operato in uno dei momenti più difficili della storia recente del gruppo, caratterizzato da tensioni interne, ostacoli esterni, un clima di ostilità e attacchi personali. Non abbiamo risposto con polemiche, ma con lavoro, silenzio e responsabilità. Abbiamo affrontato una delle vendemmie più drammatiche degli ultimi decenni, segnata dalla peronospora e dal mancato conferimento di una parte dei soci, che ha ridotto i volumi a 159.000 quintali.
Eppure, l’azienda ha chiuso l’esercizio con oltre 24 milioni di euro di fatturato, contenendo il calo rispetto all’anno precedente a solo il 10%, nonostante una perdita del 60% nella disponibilità di uve. Un risultato che testimonia la serietà e l’efficacia dell’azione svolta.
Siamo, con ogni probabilità, l’unica cantina in Italia a vivere il paradosso di non disporre di vino a sufficienza per soddisfare una domanda commerciale in costante crescita, risultato diretto del lavoro svolto e della credibilità riconquistata sui mercati.
In questo scenario estremamente critico, abbiamo ottenuto risultati concreti e misurabili. L’indebitamento bancario complessivo è stato ridotto, migliorando l’equilibrio finanziario dell’impresa. La capitalizzazione è aumentata, il mix di vendita si è evoluto verso prodotti a più alto valore aggiunto, e la redditività industriale ha mostrato segnali tangibili di miglioramento.
Abbiamo conseguito le certificazioni BRC, IFS ed Equalitas, tutte con il massimo del punteggio. Traguardi imprescindibili per operare in modo continuativo con la Grande Distribuzione Organizzata e per consolidare la nostra posizione sui mercati internazionali più qualificati.
Con il supporto di Deloitte, abbiamo introdotto una nuova contabilità industriale, che ha permesso di ottenere una mappatura puntuale e trasparente dei costi, dei margini e della redditività per linea e per singolo prodotto. Uno strumento strategico che ha reso possibile una gestione orientata ai dati, fondata sull’efficienza e sulla sostenibilità economica.
Abbiamo trasformato uno scantinato cadente e inutilizzato da anni presso lo stabilimento di Broni in un moderno magazzino climatizzato per Metodo Classico, oggi capace di ospitare circa 400.000 bottiglie. Un progetto realizzato con risorse minime, ma con visione e rigore, che ha generato un asset strategico per la crescita futura del gruppo.
Nel solo 2024 abbiamo prodotto oltre 800.000 bottiglie di Metodo Classico, dopo le 600.000 del 2023. In due soli anni, abbiamo realizzato da soli più bottiglie di Metodo Classico DOCG rispetto all’intera produzione dell’Oltrepò, dimostrando che visione, competenza e determinazione possono ribaltare ogni limite.
Siamo stati anche i primi, nel settore vinicolo italiano, a riconoscere la necessità economica e gestionale di adottare una struttura societaria più moderna e manageriale. Questa consapevolezza ci ha condotto alla creazione di un modello innovativo: una cooperativa gerarchica con una S.p.A. operativa, in grado di coniugare il principio mutualistico con l’efficienza industriale.
La S.p.A. è stata costituita per dare valore alla produzione dei soci, garantire una gestione più efficace delle attività industriali e commerciali, attrarre capitale privato, favorire l’accesso ai mercati globali, rafforzare i margini operativi e offrire alla cooperativa un braccio operativo dotato di strumenti manageriali e competitivi. Se oggi possiamo parlare di un possibile ingresso di un socio di capitale, lo possiamo fare esclusivamente grazie all’esistenza della S.p.A., unica struttura giuridicamente idonea ad accogliere investimenti esterni che alla cooperativa sarebbero altrimenti preclusi.
Abbiamo infine avviato un percorso strutturato con il Fondo Salvaguardia, volto alla tutela e al rilancio del Marchio Storico La Versa, attraverso un dialogo diretto con i vertici di Invitalia. Questo progetto rappresenta oggi una delle basi fondamentali dell’aumento di capitale destinato a salvare l’azienda, rafforzarne la continuità e rilanciarne la competitività.
Vogliamo ricordare inoltre che, per evitare uno scenario di liquidazione giudiziaria - causato da azioni irresponsabili di una minoranza di soci e aggravato dall’azione temeraria della società Mack & Schühle Italia, che ha bloccato per oltre cinque mesi in modo ingiustificato e ingiustificabile i conti della cooperativa sulla base di strumentalizzazioni e ricostruzioni distorte - il gruppo ha deliberato l’accesso a tutti gli strumenti di tutela previsti dalla legge, con l’unico obiettivo di salvaguardare l’azienda, i soci conferitori, i lavoratori e l’intera filiera. Un’operazione delicata, resa possibile dalla solidità manageriale dei Consigli di Amministrazione e dalla collaborazione strategica con PwC, che questa governance ha saputo coinvolgere a supporto del piano di rilancio.
Abbiamo preso atto della presentazione di una nuova lista di candidati alla guida della cooperativa, formalmente sostenuta da Regione Lombardia e Coldiretti. Tale lista include anche soggetti che, negli ultimi mesi, hanno violato lo statuto rifiutandosi di conferire le uve e tentando di esercitare un recesso privo dei requisiti legittimi. Per favorire la transizione sostenuta dalle istituzioni e dalle associazioni di categoria, rassegniamo oggi le nostre dimissioni, con lo stesso spirito di servizio con cui abbiamo agito fino ad ora.
Desideriamo ringraziare sinceramente tutti coloro che hanno camminato con noi, offrendo tempo, intelligenza e coscienza. Chi ha creduto in un progetto che andava oltre l’interesse personale. Chi ha scelto la sobrietà anche quando sarebbe stato più facile farsi trascinare nell’irrazionalità o nel risentimento. Abbiamo lavorato in silenzio, per costruire un futuro sostenibile, nel solo interesse dei soci e del territorio. Ora lasciamo spazio a chi sarà chiamato a proseguire e completare questo percorso di rilancio, oggi più che mai assolutamente necessario.
[cartiglio_pers]1[/cartiglio_pers]