Angelo Nero, il vino che non c’è, e proprio per questo, affascina più degli altri. Viene prodotto da Mastrangelo - Tenimenti del Grifone, cantina abruzzese, e seduce fin dal primo sguardo. O, meglio, dal primo tocco.

Blend sartoriale e visione artistica: il segreto del vino che non c’è
Un’etichetta d’artista per un vino unico al mondo
L’etichetta di Angelo Nero non si limita a vestire la bottiglia: è un’opera d’arte in patchwork firmata da Fabio De Poli, artista raffinato, capace di intrecciare astrazione, mito e materia. I frammenti colorati costruiscono l’icona di un cavaliere nero, enigmatico, sospeso tra luce e ombra. Un personaggio che potrebbe uscire da un sogno o da un racconto medievale.
Un’esperienza sensoriale: arte, tatto e Braille
Ma la vera seduzione arriva con le dita. L’etichetta è tattile, in rilievo, scritta anche in Braille: un invito ad accarezzare la superficie, a leggere con la pelle. L’etichetta è numerata, parte di una tiratura limitata di sole 100 bottiglie per annata. Nessuna replica, nessun remake: solo l’originale, ogni anno diverso.
Angelo Nero: il vino che si trasforma ogni anno
Il vino che non c’è cambia volto, blend, racconto - ma mantiene intatta la sua anima collezionabile e visionaria. Angelo Nero è anche “il vino che non c’è” perché ogni anno si reinventa: non ha un disciplinare, né un protocollo fisso. Solo cento bottiglie per ogni vendemmia, ognuna diversa dall’altra.

L’etichetta di Angelo Nero, firmata da Fabio De Poli: un’opera da accarezzare
Il blend ispirato dell’enologo Vittorio Festa
Il blend è frutto di una selezione ispirata e sartoriale curata dall’enologo Vittorio Festa. Per il 2024 si tratta di un blend di uve rosse. Ma ogni anno il blend cambia, come il racconto e l’ispirazione artistica. Un angelo che si reinventa ogni vendemmia.
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