Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
lunedì 15 dicembre 2025 | aggiornato alle 21:58| 116344 articoli in archivio

Tabai Barolo ammette di non produrre vino. Ma solo in italiano

Dopo l'inchiesta di Italia a Tavola, Tabai Barolo ha corretto solo in parte il profilo sul proprio sito web ammettendo di affidarsi ad altri per la produzione, ma resta online la versione inglese che la descrive ancora come produttrice. Date ballerine, versioni discordanti e bottiglie da migliaia di euro, il caso continua a sollevare dubbi

Mauro Taino
di Mauro Taino
Redattore
23 settembre 2025 | 11:10
Tabai Barolo ammette di non produrre vino. Ma solo in italiano

Tabai Barolo non produce vino. A dirlo non è più soltanto Italia a Tavola, ma l’azienda stessa. Dunque qualcosa si muove - almeno online - nel lussuoso mondo di Tabai Barolo, il vino che si accredita tra i più costosi al mondo con bottiglie vendute anche oltre i 2mila euro. Già perché al netto delle opacità riguardanti la partita Iva di una società che al 28 agosto 2025 risultava essere stata attiva per soli 134 giorni e i premi messi in bella mostra sulla pagina web dell’azienda ma di cui non si rinvenivano tracce su quelli dei concorsi, Tabai ha voluto correggere - leggermente e solo per i visitatori italiani - il tiro.

Tabai Barolo ammette di non produrre vino. Ma solo in italiano

Il Barolo Riserva 2016 di Tabai

Tabai Barolo, la prima (mezza) ammissione

Come evidenziato da Italia a Tavola, infatti, Tabai Barolo si limita ad acquistare e distribuire il vino prodotto dalla cooperativa Terre del Barolo, apponendo la propria etichetta e applicando - legittimamente - il prezzo che ritiene adeguato. Un prezzo che molto spesso schizza fuori mercato e sale senza troppa fatica fino a cifre a tre zeri. Un’operazione commerciale legale, tanto più che il Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba Langhe e Dogliani aveva verificato che il vino venduto come Barolo era effettivamente tale.

A non collimare con la realtà dei fatti, però, era la descrizione che l’azienda faceva di sé sul proprio sito web: «L’azienda nasce nel 2012 dalla passione per il vino tramandata da diverse generazioni. Nell’incontaminato paesaggio vicino a Castiglione Falletto, oggi come allora siamo orgogliosi di coltivare ogni giorno con passione ed entusiasmo le nostre terre, per offrire agli appassionati tutta la bellezza e unicità del Piemonte, intatta così come noi la raccogliamo qui». Tutto, insomma lasciava intendere che ci si trovasse di fronte ad una cantina vera e propria tanto che poi arrivava pure una dichiarazione che non lasciava spazio ad ambiguità: «L'azienda vinicola Tabai produce dal Barolo ai distillati». Oggi, forse spinti dall’inchiesta di Italia a Tavola, nella stessa sezione il tiro è stato corretto: «L’azienda Tabai Barolo proprietaria del marchio stesso oggi dal 2020 ha affidato la produzione ad una delle migliori cantine delle langhe per la produzione del Barolo e i distillati».

Tabai Barolo, il valzer delle date

Senza addentrarci nuovamente nelle questioni legate alla proprietà del marchio (la partita Iva associata conduce ad una società che al 28 agosto 2025 risultava non più attiva dopo essere stata in vita dal 19 novembre 2024 al 2 aprile 2025), anche sulle date i conti non tornanoNella nuova comunicazione si fa cenno per la prima volta alla fondazione dell’azienda, fissandola nel 1970 nell’alto mantovano per poi saltare al 2015 quando «nell’incontaminato paesaggio vicino a Castiglione Falletto, la Tabai barolo affida la produzione dei vini barolo ad una piccola cantina delle langhe, per offrire agli appassionati tutta la bellezza e unicità del Piemonte».

Tabai Barolo ammette di non produrre vino. Ma solo in italiano

Vigneti intorno a Castiglione Falletto

È in questa fase dunque che sarebbe stato prodotto il pluripremiato (secondo l’azienda) Tabai Barolo 2016 Riserva. A partire dal 2020, come detto, ecco la nuova svolta con l’affidamento della produzione «ad una delle migliori cantine delle langhe» sia per quanto riguarda i Barolo che i distillati. Nessuna traccia, invece, del 2012, quando nella versione precedente, veniva fissata la nascita dell’azienda e che rimane invece nella versione inglese.

Tabai Barolo, due linguaggi e due misure

Se nel testo italiano, pur con qualche passaggio poco chiaro, Tabai ha finalmente riconosciuto di non essere produttore, non così nella versione in inglese, particolarmente importante considerando il posizionamento del brand. A luglio 2025 Adriaeco parlava del Tabai Barolo Magnum Riserva 2016 come del «Drago Italiano che incanta l’Oriente» dopo che una magnum era stata battuta ad un’asta per 3mila euro. Non solo. Lo stesso sito, nel 2021, raccontava: «Dopo il successo in Belgio, Olanda, Germania e Inghilterra ora è arrivato anche il grande successo di vendite in questo settembre 2021 anche in Francia per la doppia magnum 3 litri del Barolo Tabai Riserva 2016». A novembre 2024, riporta AgenFood, il Barolo Tabai Riserva Vintage 2019 «a Hong Kong è un tesoro enologico», mentre «l’Olanda impazzisce per il vino piemontese, che vale più dell’oro» secondo un articolo de La mia finanza sul Barolo Tabai di settembre 2025.

Tabai Barolo ammette di non produrre vino. Ma solo in italiano

Tabai distribuisce vini e distillati

Europa ed Oriente, ma anche la Russia (almeno pre-guerra in Ucraina secondo Piemonte Economy), dunque i mercati più fertili per Tabai, che non si è preoccupato di aggiornare anche la versione inglese - e dunque internazionale - del profilo che compare sul proprio sito web. Qui siamo fermi ancora al testo precedente, identico alla prima versione italiana, semplicemente tradotta. Troviamo ancora la fondazione nel 2012 e l’orgoglio di coltivare le uve ogni giorno, ma soprattutto la frase: «The Tabai winery produces from Barolo to spirits (la cantina Tabai produce dal Barolo ai distillati, ndr)».

© Riproduzione riservata