La decisione del ministero delle Imprese e del made in Italy è arrivata il 26 settembre e ha lasciato dietro di sé una scia di domande. Terre d’Oltrepò, la più grande cooperativa vitivinicola dell’Oltrepò Pavese, è stata messa in liquidazione coatta amministrativa. Una misura che porta con sé timori immediati.

È sempre più complicata la situazione di Terre d'Oltrepò
Il nodo pagamenti delle uve
In particolare chi pagherà le uve conferite quest’anno? Se lo sono chiesti a voce alta i rappresentanti del modo politico amministrativo, interpretando l’ansia di decine di soci e viticoltori. Il compito di dare risposte spetta ora al commissario liquidatore Luigi Zingone, chiamato a gestire una situazione intricata. I conferimenti della vendemmia 2024 sono stati chiusi con 160mila quintali, ma gran parte dei produttori ha ricevuto soltanto un acconto di 10 euro al quintale.
E i 50mila quintali consegnati in queste settimane restano senza garanzie sui pagamenti. Un paradosso, considerando che la liquidazione riguarda la cooperativa e non la Spa nata nel febbraio scorso, con la quale sono stati firmati i nuovi contratti. Ma la Spa è controllata al 100% dalla stessa cooperativa, e le quote restano congelate nel contenzioso con Mack&Schuhle, sul quale si attende una sentenza all’inizio del 2025.
Lavoratori, stabilimenti e marchi simbolo a rischio
Accanto alla sorte dei conferitori, c’è quella dei 65 dipendenti. Sono loro il volto più esposto della crisi, con famiglie e stipendi legati al destino della Cantina. I sindacati hanno parlato di “sconcerto” e hanno chiesto un confronto immediato con il liquidatore e con la Regione Lombardia. L’esercizio provvisorio concesso dal ministero consente di mantenere per ora operative le attività, ma l’incertezza resta alta. La vicenda tocca anche gli stabilimenti di Broni, Casteggio e Santa Maria della Versa, insieme al marchio storico “La Versa”, simboli di un territorio e di una tradizione che rischiano di essere travolti dalla crisi.

Futuro incerto per i lavoratori di Terre d'Oltrepò
Il mondo politico ha espresso giudizi durissimi. Il dipartimento Agricoltura del Pd pavese parla di “disastro annunciato” e mette in guardia sulle ricadute: «Non è solo una cooperativa che chiude, ma un intero comparto in sofferenza. Senza un sostegno concreto alle imprese agricole, rischiamo di vedere terreni abbandonati e un aggravarsi del dissesto idrogeologico, già oggi una minaccia reale per le comunità locali». La voce dei sindacati aggiunge un’ulteriore sfumatura. «Mi auguro che questa scelta nasconda un progetto di rilancio - ha sottolineato Carlo Barbieri, coordinatore territoriale della Uil -. In caso contrario, siamo pronti a difendere con forza il lavoro e i lavoratori. L’Oltrepò ha bisogno di essere rivalutato, reso attrattivo e competitivo, altrimenti a farne le spese sarà l’intera economia del territorio».
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