«A causa dei recenti avvenimenti, le fiere giocano un ruolo sempre più strategico, tanto per le grandi che per le piccole imprese e Vinitaly segna la ripartenza anche dei piccoli viticoltori che noi, in quanto cooperativa, rappresentiamo». Questo un primo commento a Vinitaly concluso di Carlo Dalmonte, presidente di Caviro, la più grande cooperativa vitivinicola in Italia con 35.200 ettari di vigne dei soci.

Caviro a Vinitaly ha rappresentato i suoi 12mila viticoltori
Elemento integrante e trasversale
«Quello che è emerso - ha puntualizzato - è che il vino ha ripreso il posto che gli spetta, la sua propria dimensione di alimento fondamentale all’interno della cultura e della dieta mediterranea, nonché il suo ruolo come elemento integrante della tradizione italiana, dell’economia e del costume nazionale, espresso anche dal lavoro quotidiano dei nostri 12mila viticoltori».

SimonPietro Felice e Carlo Dalmonte
La valorizzazione economica degli scarti
Vinitaly è stata anche un’occasione per parlare dell’impegno, effettivo e concreto, in ambito di sostenibilità. «Sono convinto che la sostenibilità e l’economia circolare siano la strada per reggere meglio le incertezze dei mercati internazionali - ha dichiarato il direttore generale SimonPietro Felice - Dalla valorizzazione degli scarti delle nostre uve arrivano i fondi, dai 10 ai 15 milioni di euro, che investiamo ogni anno per innovazione e ricerca, ma anche per l’apertura di nuove cantine. Gli incontri fatti a Verona sono stati molti e proficui anche in merito all’export. Gli auspici per ProWein 2022 (a Düsseldorf, dal 15 al 17 maggio, ndr) sono promettenti. La più importante fiera del settore sarà l’occasione per intercettare anche i partner in Germania, mercato che per noi è uno tra i più importanti in Europa».
Caviro
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