È il cosiddetto anno zero per la Cantina sociale di Canneto Pavese, travolta ad inizio 2020 da una bufera giudiziaria, dall’eco nazionale, su una presunta maxi frode in commercio che ha ributtato nell’incubo l’intero territorio oltrepadano, e costretto la stessa realtà cooperativistica ad azzerare i suoi vertici. Una situazione vissuta dalla stessa cantina con la paura che la questione potesse anche, in un primo momento, portarla alla chiusura totale, con il lockdown a complicare ulteriormente l’aspetto economico e commerciale.

Carlo Alberto Torazza
Ed è anche con
la nomina di un nuovo direttore,
Carlo Alberto Torazza, giovane enologo con positive ed appaganti esperienze passate in importanti cantine a livello italiano, membro del direttivo di Assoenologi – Sezione Lombardia e Liguria, che la Sociale di Canneto prova a guardare avanti a poche ore dalla vendemmia.
Nel frattempo sono stati comunicati ai soci agricoltori anche
i prezzi delle uve che si attestano quest’anno in media a 56 euro al quintale, in linea con i prezzi, comunque bassi e scarsamente remunerativi, delle ultime annate in
Oltrepò Pavese. Il piano industriale, insieme ad una serie di importanti investimenti negli impianti di produzione, prevede un restyling completo delle linee di prodotto per evidenziare un netto cambio di marcia rispetto al passato ed alcune novità come la raccolta in cassetta delle uve destinate esclusivamente al Metodo Classico. A poche ore dal suo insediamento abbiamo incontrato il neo direttore, il 37enne Torazza, originario della Lomellina, terra di grandi risi, ma con una marcata esperienza nel settore vitivinicolo.
«Quella della cantina mi è parso un progetto molto valido e molto solido - ha detto - Un progetto a lungo termine i cui benefici si vedranno a livello pluriennale e quindi ci siamo dati degli step. Il primo è stato mettere in sicurezza l’azienda, garantire una continuità lavorativa e, infine, garantire il pagamento delle uve pregresse ai soci. Poi abbiamo disciplinato la nuova vendemmia, proprio in queste ore abbiamo approvato il nuovo prezzo medio delle uve. Insomma, abbiamo cercato di lavorare sulle questioni urgenti ed imminenti».
La Cantina di Canneto è da sempre posizionata commercialmente anche nella grande distribuzione.
La GDO ha rallentato, se non bloccato, i rapporti con la cooperativa dopo i fatti di inizio anno. Ora si attendono nuovi abboccamenti. Così il direttore: «I contratti con la GDO sono in fase di pianificazione. Con la nuova annata siamo fiduciosi di ritornare sui palcoscenici che già occupavamo. Contestualmente faremo dei vini nuovi per conquistare quelle fasce di mercato dove prima eravamo presenti in maniera poco rilevante, oppure addirittura assenti. Mi riferisco all’estero e all’Horeca».
Idee chiare per il nuovo Direttore anche in merito ad alcune operazioni essenziali per aumentare la valenza qualitativa dei vini prodotti. «
Andremo a fare la raccolta in cassetta del Pinot Nero, se per il territorio è ormai una costante, per la cantina è una novità assoluta. Un modo per migliorare la qualità dell’uva portata in lavorazione e quindi, giocoforza, per garantire un prodotto top al consumatore. Poi ci concentreremo sulla Bonarda, il vino simbolo dell’Oltrepò, punteremo sul Pinot Nero anche nelle altre declinazioni. Lavoreremo su Buttafuoco e Sangue di Giuda che sono i due vini principe della Valle Versa e sono sempre stati un baluardo della cantina di Canneto».
E sul piano della ristrutturazione aziendale? Cosi l’enologo Carlo Alberto Torazza: «Vi saranno degli investimenti che andranno a razionalizzare il processo produttivo, quindi porteranno a dei risparmi anche dal punto di vista delle risorse. Avremo un occhio di riguardo per l’efficientamento energetico che, a sua volta, gioverà sulle casse. Saranno interventi importanti su base pluriennale per un ammontare di diversi milioni di euro». Alla domanda se anche per la cantina di Canneto il futuro sia più legato alla bottiglia rispetto allo sfuso, il neo direttore Torazza ha le idee chiare: «Assolutamente sì. Mi dispiace solo che il territorio dell’Oltrepò abbia intrapreso questo importante cammino sempre e solo dopo dei terremoti».