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Pane fresco o conservato? In arrivo una legge per distinguerli

La proposta di legge presentata alla Camera vieta l’utilizzo della denominazione “pane fresco” per il pane destinato a essere venduto il giorno dopo la sua produzione, o contenente dei prodotti intermedi di panificazione

 
08 ottobre 2015 | 10:51

Pane fresco o conservato? In arrivo una legge per distinguerli

La proposta di legge presentata alla Camera vieta l’utilizzo della denominazione “pane fresco” per il pane destinato a essere venduto il giorno dopo la sua produzione, o contenente dei prodotti intermedi di panificazione

08 ottobre 2015 | 10:51
 

Distinguere il pane fresco di giornata da quello conservato. Questo l'obiettivo della proposta di legge presentata alla Camera, firmata dal deputato Giuseppe Romanini, componente della commissione agricoltura. Un metodo efficace per garantire al consumatore di avere tutte le informazioni necessarie sulla qualità del pane in commercio. Nello specifico il comma 4 dell'articolo 2 della proposta di legge prevede il divieto di utilizzare la denominazione “pane fresco” per il pane destinato invece a essere messo in vendita il giorno dopo essere stato sfornato. Lo stesso vale per il pane ottenuto da prodotti intermedi di panificazione, comunque conservati.



«Le trasformazioni tecnologiche e sociali degli ultimi decenni - riporta la proposta di legge - hanno modificato la modalità di produzione e vendita del pane e le tecniche di conservazione del freddo hanno reso l'offerta di questo prodotto estremamente variegata. Il consumatore oggi, infatti, può scegliere fra pane fresco, pane confezionato e presurgelato e altri prodotti da forno simili. In sostanza, ad oggi, la legge non garantisce il consumatore nel riconoscimento del pane fresco artigianale rispetto al pane conservato, distinzione estremamente necessaria non solo per i panificatori, ma anche per gli acquirenti che devono essere messi nelle condizioni di sapere cosa stanno acquistando».

«Mi piace definire questa proposta di legge - commenta Giuseppe Romanini - un testo unico sul pane. Con la legge Bersani 248 del 2006 si prevedeva la distinzione tra pane fresco artigianale e pane ottenuto da prodotti intermedi di panificazione da attuarsi con decreto legislativo che poi non ci fu, anche perché cadde il governo. Ora il governo ha ripreso il percorso su questo fronte ma il decreto non basta, ci vuole un nuovo e più attuale quadro legislativo».

Grande soddisfazione da parte di Assopanificatori, l'associazione nazionale dei panificatori pasticceri. «Esprimiamo grande apprezzamento - commenta Assopanificatori - per questa proposta, che non solo va a tutela dei cittadini, ma anche della tipicità e della specificità del pane artigianale italiano. Un comparto di estrema importanza per l'economia del Paese con quasi 25mila imprese che impiegano oltre 106mila addetti. Nel nostro settore i consumi continuano a premiare l'attrattiva del prezzo, rispetto alla qualità delle produzioni artigiane, prova ne sono sia gli andamenti delle vendite degli hard discount che la continua moria di Piccole medie imprese artigiane e della vendita di pane».

"Negli ultimi anni - continua Assopanificatori - abbiamo assistito al dilagare delle produzioni industriali di pane e di prodotti da forno la cui provenienza è, almeno per le materie e i preparati di base, di origine estera. Siamo, poi, in presenza di crescenti quantitativi di produzioni industriali di pane e prodotti da forno e per la prima colazione derivanti da semilavorati e prodotti surgelati che arrivano dall'estero, talvolta da aziende delocalizzate».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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