Non tanto le sanzioni imposte a Mosca, quanto le controsanzioni russe, quali l'embargo sull'import di carne, pesce e ortofrutta, permettono di calcolare i danni economici subiti dall'export agroalimentare italiano. Si passa da 1.069 milioni di euro prima della crisi ucraina del 2013 ai 768 milioni del 2017.
La differenza, pari a 301 milioni di euro (un'analisi ripresa da
Il Sole 24 Ore) non registra comunque solo l'impatto delle sanzioni. «La vera ragione - spiega
Niccolò Fontana, primo consigliere commerciale dell'Ambasciata d'Italia a Mosca - del calo dell'export è stata la riduzione della capacità di spesa dei russi in quel periodo».
Vladimir Putin (foto: Sputnik Italia)
Crisi economica, quindi, e svalutazione del rublo sono tra i principali responsabili del calo. Quel dato di 301 milioni comprende anche i generi alimentari esclusi dal bando, come caffè e pasta, vini e olio, che hanno mantenuto le posizioni e che ora, con il Sistema Italia concentrato su questi punti di forza, guidano una ripresa.
Andato poi a leggere i dati relativi ai comparti sanzionati, Il Sole dà un'idea del cambiamento negli anni, in una Russia sempre più isolata e chiusa. Ad esempio, latte e derivati, ortofrutticoli freschi: nel 2013 l'export in Russia si aggirava intorno ai 182 milioni di euro, una cifra che tra il 2016 e il 2017 si è invece stanziata vicino allo zero. «Per questi prodotti - sintetizza Fontana - la Russia ormai è un mercato chiuso».
Una via d'uscita c'è, e la suggerisce
Ernesto Ferlenghi, presidente di Confindustria Russia: abbandonare la logica dell'andare a vendere e accettare il modello che proprio le sanzioni hanno spinto la Russia ad adottare, vale a dire la produzione in loco. «Deve cambiare la strategia - osserva Ferlenghi - non possiamo restare legati a un modello basato sulla distribuzione».
Qui si vede la differenza con Paesi come la Francia: «Quella francese è un’economia con una struttura simile alla nostra che però, come i tedeschi, ha deciso di abbracciare la cultura della localizzazione». Il primo investitore straniero nel 2017 è stato Auchan, il secondo la tedesca Metro.