La fonte dell'epidemia di E.coli è molto probabilmente nei germogli di fagiolo "mung" (che in Italia chiamiamo comunemente "germogli di soia", pur non essendo generati dal legume in sé) e nei germogli di alfa-alfa (l'erba medica). Lo ha detto il direttore dell'Istituto Robert Koch, Reinhardt Burger. I consumatori che «hanno mangiato germogli hanno una probabilità nove volte più alta di soffrire di diarrea emorragica rispetto a coloro che non li hanno mangiati», ha spiegato Burger, sottolineando che l'epidemia «non è finita».
L'azienda della Bassa Sassonia (nord-ovest) produttrice di germogli e sospettata di essere al centro dell'epidemia di E.coli è da oggi ufficialmente chiusa e tutti i suoi prodotti verranno ritirati dal commercio. Lo hanno annunciato le autorità sanitarie tedesche.
La Germania ha dichiarato il cessato allarme sul consumo di cetrioli, insalate e pomodori crudi. Lo ha annunciato Andreas Hensel, il direttore dell'Istituto nazionale per la valutazione del rischio (Bfr), il laboratorio di riferimento per il batterio E.coli nel cibo. Hensel ha comunque sottolineato che l'allarme sui germogli rimane. Ed è stata trovata una variante del batterio sulle barbabietole.
Intanto, Continua l'attività di controllo da parte dei carabinieri dei Nas nell'ambito delle indagini sul batterio killer. Lo ha confermato il vice comandante dei Nas, Concezio Amoroso, spiegando che, come riferito anche dal ministro della Salute Ferruccio Fazio e così come segnalato dall'Unione europea, si stanno conducendo dei controlli sui semi di legumi (lenticchie e fagioli), erba medica, zucche e fieno greco).
I casi di contagio stanno diminuendo ma l'emergenza non può ancora dirsi finita. E la Germania, aiutata dall'Europa, deve continuare a indagare per tentare di scoprire la cause dell'epidemia da escherichia coli, che resta circoscritta in un'area ben definita dei Lander del Nord, Amburgo, parte della Sassonia e della Westfalia, e che ha fatto ad oggi, secondo le autorità sanitarie tedesche, 2.808 contagiati, 722 casi di sindrome emolitica uremica (Seu) e 30 vittime (29 in Germania e 1 in Svezia).
è questo il bilancio tracciato prima dal commissario europeo alla Salute, John Dalli, in visita in Italia, e poi dal ministro della Salute, Ferruccio Fazio, che ha illustrato in Senato la situazione dell'epidemia del cosiddetto batterio killer. Dopo i cetrioli e i germogli di soia, le indagini, ha riferito il ministro, dal 5 giugno si sono concentrate su «germogli di erba medica, lenticchie, fagioli e fieno greco» anche se bisognerà attendere le analisi di laboratorio in corso per vedere se l'ipotesi sarà confermata. Indagini che comunque «vanno continuate», ha ribadito Dalli, ringraziando l'Italia per il contributo dell'Istituto Superiore di Sanità, che ha elaborato il metodo di identificazione per il batterio killer tedesco in 48 ore invece che sei giorni. Fino ad ora, ha sottolineato il commissario «si è fatto tutto quello che si doveva». Anche se c'è stato qualche problema di comunicazione, che va evitato cercando «un coordinamento molto stretto, anche all'interno degli Stati». Se contagi si sono registrati in «13 Paesi europei», riconducibili a precedenti viaggi nell'area focolaio dell'epidemia, per l'Italia, ha chiarito Fazio anche davanti al Consiglio dei ministri, non c'è «nessun allarme».
E in ogni caso, se anche ci dovessero essere casi di infezione di cittadini provenienti dalla Germania, «questo non sarebbe un problema». Perché «tutte le strutture sanitarie sono allertate», compreso il laboratorio dell'Iss. A maggior ragione, quindi, vanno evitati «allarmi infondati che possono non solo generare inutile preoccupazione nei cittadini ma anche conseguenze per i nostri prodotti agricoli e alimentari». Rassicurazioni sono venute dal ministro dell'agricoltura Saverio Romano che ha riferito al Consiglio dei ministri: «la frutta e gli ortaggi italiani sono tutelati da un sistema di controlli che li rendono sicuri».
Secondo la Cia le preoccupazioni dei consumatori pesano sui conti italiani per più di «150 milioni di euro» e che sono costati fino ad ora al sistema agroalimentare europeo 600 milioni di euro. Insomma, ha ribadito Fazio, bisogna cercare di rassicurare i cittadini e «raccomandare il consumo di frutta e verdura fresca». Anche perché dal punto di vista dei controlli, che i Nas hanno intensificato in queste settimane, «l'Italia si conferma uno dei Paesi più sicuri al mondo». Resta comunque da sciogliere il nodo della modalità di diffusione del batterio, che va «indagato di più e meglio». Per farlo, Fazio ha proposto all'ultimo consiglio dei ministri della Salute in Lussemburgo «quattro interventi specifici», dalla verifica che il batterio non sia frutto di una «modifica o manipolazione avvenuta in laboratorio», a un «sistema di identificazione delle sementi», fino al «controllo sanitario diretto dei prodotti biologici».
Fonte: Ansa
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