I più, quasi per difesa d’ufficio, hanno duramente bacchettato il sottosegretario ai Beni culturali
Ilaria Borletti Buitoni per le
recenti dichiarazioni sul rischio di dequalificazione dell’offerta dei nostri cuochi. In pochi hanno colto nelle sue parole un segnale d’allarme sul rischio di perdita di identità della nostra Cucina. E così, una questione strategica per l’intero Paese ha rischiato di trasformarsi nella più classica delle polemiche all’italiana, come quella per cui tutti vorrebbero gli inceneritori, ma nessuno vicino a casa...
Consapevole che le sue parole erano state fraintese (anche perché estrapolate da un contesto più generale), l’ex presidente del Fai si è limitata a precisare il suo pensiero con una
lettera inviata a Italia a Tavola, dopo che
Matteo Scibilia ne aveva in parte condiviso il pensiero sulla necessità di difendere le tradizioni rispetto ad eccessi di sperimentazione.
Il punto è proprio questo: scontato che l’innovazione, soprattutto nelle tecnologie di cottura, è fondamentale per mantenere una leadership duramente conquistata negli anni, hanno ancora senso alcune sperimentazioni ardite o non è meglio invece innovare i piatti partendo da una tradizione che è riconosciuta in tutto il mondo e che per il sistema Italia è fattore di sviluppo?
Se valutiamo in questa prospettiva le dichiarazioni di Ilaria Borletti Buitoni, una delle vere signore della Cultura italiana, appare più che comprensibile il suo pensiero. Del resto, cosa ci si dovrebbe aspettare da chi a livello di Governo deve tutelare e valorizzare i Beni culturali? E magari deve anche dare un contributo per una strategia nazionale oggi ancora frammentaria in vista dell’Expo 2015?
Certo c’era un eccesso di provocazione nella frase secondo cui in Italia si sarebbe «smesso da tempo di mangiare bene»: per fortuna siamo ancora il Paese dove si mangia meglio al mondo, grazie ai cuochi e alle nostre materie prime. Come non è vero che ci saremmo allontanati dalla «nostra idea di cucina» perché saremmo «corsi dietro alle mode, ai francesi»... Gli sbandamenti più grossi li abbiamo avuti scimmiottando gli spagnoli di Adrià. Ma certo le parole di Ilaria Borletti Buitoni hanno il merito di indicare il rischio che il re sia nudo, e che dietro tanta enfasi su un certo tipo di Cucina (spesso montata ad arte da alcune guide) ci sia il rischio di perdere per strada il valore della nostra tradizione a tavola.
Detto questo, ci aspettiamo dal sottosegretario un’iniziativa forte per dare peso, sul serio, al valore culturale della Cucina italiana. Il suo Ministero ha fatto pochi mesi fa un
primo passo importante con la proposta al Presidente della Repubblica di attribuire, per la prima volta, una medaglia come
benemerito della Cultura ad un cuoco (il responsabile scientifico di Italia a Tavola,
Matteo Scibilia). Ora si deva proseguire riconoscendo in maniera forte ai cuochi lo status di garanti e ambasciatori della nostra Cultura enogastronomica. Ma della “nostra” Cucina che è fatta anche della tradizione.