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Etichette trasparenti e alimentazione sicura

di Alberto Lupini
direttore
 
07 ottobre 2013 | 12:10

Etichette trasparenti e alimentazione sicura

di Alberto Lupini
direttore
07 ottobre 2013 | 12:10
 

Basta che a Londra si introduca un’etichetta a semaforo sugli alimenti in vendita (con in rosso l’eventuale allarme per i contenuti elevati di sale, zucchero, grassi, ecc.) che subito in Italia ci si straccia le vesti parlando di attentati alla dieta Mediterranea. La verità è che, come al solito, ci muoviamo in ritardo e, quel che è peggio, finora abbiamo fatto finta di ignorare che dal 2016 diventerà obbligatoria in tutta Europa l’etichettatura nutrizionale. Come dire che per ogni prodotto alimentare dovrà essere scritto chiaramente quali sono i principi nutritivi e l’apporto calorico di quanto si mangia. In Gran Bretagna, dove sono certamente meno europeisti di noi, ma più attenti a quanto viene deciso in sede comunitaria, si sono attrezzati per tempo e, in assenza di regolamenti europei (dove siamo stati finora? perché le nostre istituzioni non se ne sono preoccupate?) hanno fissato dei criteri validi per la loro cultura e le loro abitudini alimentari.

È indubbio che in questa prospettiva i prodotti alimentari italiani rischino di finire con molti bollini rossi (a partire dai nostri formaggi o salumi Dop e Igp, fino all’olio extravergine), ma ci siamo mai interrogati su come proteggiamo e valorizziamo la nostra dieta? Certo i consorzi italiani destinano risorse importanti per promuovere all’estero i prodotti (che oggi non sono più a rischio per la salute come un tempo…), ma cosa facciamo per tutelare quelli buoni rispetto ai troppi tarocchi che invece andrebbero tutti bollati in rosso per come sono fatti?

E, ancora più importante, cosa facciamo in Italia per tutelare la nostra dieta e la salute dei cittadini? Praticamente nulla. Ed è proprio da questa situazione che nasce l’iniziativa europea di rendere obbligatoria l'indicazione di almeno il contenuto di 100 grammi di prodotto. Quando mese dopo mese cresce la tendenza all’obesità degli italiani (e i nostri bambini sono i più grassi al mondo dopo quelli statunitensi) è chiaro che in molti si chiedono se l’alimentazione italiana sia corretta. Il problema è di quantità, non certo delle materie prime utilizzate, ma questo è un po’ difficile da spiegare. Il miglior biglietto da visita della validità della nostra dieta e dei nostri prodotti dovrebbe essere il nostro livello di salute, ma lo Stato sembra disinteressarsene. Gli altri però, inglesi per primi, ci guardano e avendo anche loro problemi di sovrappeso e di malattie legate all’alimentazione sbagliata, cercano di porvi rimedio, magari in maniera grossolana e semplicistica.

Del resto basterebbe ricordare il problema dello scorso anno quando la Nutella incappò in un serio pasticcio negli Stati Uniti perché sulle sue etichette non erano riportati correttamente contenuti utili per la salute e per regolare le dosi di consumo senza danni.

Il problema di fondo è in ogni caso che le etichette vanno rese veritiere e va assolutamente valorizzata la provenienza, l’eventuale trattamento biologico (che nel semaforo inglese è invece assente) e le giuste dosi di consumo. L’operazione trasparenza, se gestita bene, ci potrà permettere di superare anche questo scoglio, purché siamo corretti e dimostriamo coi fatti di tutelare realmente anche la nostra salute. A partire dal peso degli italiani.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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14/10/2013 12:41:59
3) Interessante
Interessante
ANTONIO MIGLIORELLI
Consulente
11/10/2013 16:13:49
2) L'obesità è legata anche alla cattiva informazione
Gentilissimo Direttore,
ho appena letto il Suo articolo sulla trasparenza delle etichette. Finalmente, anche Voi della “Ristorazione” ve ne siete accorti. E’ una battaglia che porto avanti da parecchio e se sentisse quello che mi dicono i pazienti in ambulatorio, rimarrebbe sconvolto. Più che ignoranza, la cattiva informazione la fa da padrona. La conseguenza è l’obesità, i dismetabolismi, le sofferenze intestinali, le intolleranze alimentari ecc. Ho scritto un articolo due giorni fa che parlava proprio di questo e di come si sia poco preparati ad affrontare tale problema. C’è molto da fare... Anche quando si va al ristorante certe regole vanno tenute a mente, senza con questo sentirsi in una clinica e non in un bel ristorante... Buon lavoro.
Cordialmente,
Francesco Lampugnani
medico
09/10/2013 11:11:44
1) Siamo seri
Caro Alberto, la risposta al tuo quesito è nelle tabelle che accompagnano quasi ogni bottiglia di latte, di qualsiasi provenienza. Da una decina d'anni il tema della informazione sulle qualità di prodotto era evidente negli scopi della messa in atto della normativa europea. Se ancora manca qualsiasi accordo sulla definizione di qualità gastronomica di un qualsiasi prodotto originale e/o cucinato, non manca la competenza per potere elencare sotto ogni etichetta le proprietà nutrizionali.
Abbiamo in Italia fior di laboratori dispersi e/o concentrati, dalla scuola e università, all'industria e alle associazioni specifiche di prodotto. Latte e formaggi non fanno difetto, anzi devono fare esempio.
Tabella nutrizionale o Informazioni tradizionali sono in etichetta su ogni tipo di latte commercializzato dalla grande distribuzione. Raramente sui formaggi, anche nei testi più completi, se escludo "I Formaggi Italiani" di G. Fiori in Appendice, pag 153, che traccia la comprensione dei "Valori nutritivi" in alcune pagine! Esempio ottimo invece per la ristorazione, sono le schede nutrizionali che ad esempio migliaia di copie di "Per un codice della cucina Lombarda", 2a edizione 2001 di Regione Lombardia Agricoltura, contengono: da pag 163 a 213.
Buona settimana!
Siamo seri, o come affermi tu "l’operazione trasparenza, se gestita bene, ci potrà permettere di superare anche questo scoglio, purché siamo corretti e dimostriamo coi fatti di tutelare realmente anche la nostra salute. A partire dal peso degli italiani!" Saggio invito alla serietà....
Vincenzo Scalzo

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