Da anni si parla di lotta allo spreco. Expo 2015 è stato la punta dell’iceberg di questa lotta, e in un certo senso di cibo in quella manifestazione se ne è sprecato molto, ma questo è un altro problema. Purtroppo la lotta allo spreco ha un grande nemico: la nostra cultura gastronomica, che soffre ancora del retaggio della fame patita dai nostri nonni durante le guerre. Ancora molte persone se non si trovano davanti ad una tavola straripante di pietanze non si sentono soddisfatte.
Tempo fa mi capitò di fare un piccolo buffet per sole 10 persone. Avevo preparato il giusto, pensando anche che essendo un buffet di lavoro i commensali non volessero appesantirsi troppo; ebbene fui oggetto di un appunto da parte del cliente perché c’era poco da mangiare. Feci notare che erano avanzate alcune porzioni... Niente, per questa persona era importante vedere tanti vassoi pieni.
Penso anche al successo di molti agriturismi che fanno la loro fortuna proprio sulle porzioni enormi e sui bis di portate per attirare i clienti. Quante volte, amici lettori, sentiamo amici o vicini di casa che ci suggeriscono questo o quel locale solo per la grandezza e abbondanza delle porzioni servite? Certo fra le mura domestiche un po’ tutti troviamo il modo di risparmiare, ma nella ristorazione medio bassa, quella più gettonata dal pubblico, questo senso del risparmio e del non sprecare si sente meno. Il motto è: “esco a cena, pago e voglio mangiare”.
Purtroppo questo modo di pensare fa sì che molti ristoratori, nel loro tentativo di soddisfare questa richiesta, giocano al ribasso, creano menu da 10 euro, a volte anche meno. Chi ha capito e interpretato al meglio questo pensiero sono stati i locali “all you can eat”, aperti dai ristoratori cinesi. Purtroppo non è facile contrastare questo modo di vivere il cibo e la tavola. Ho visto format televisivi dedicati ai matrimoni, soprattutto in Meridione, dove gli stessi clienti modificano al rialzo i già sontuosi menu di nozze: è la cultura del cibo come affermazione di potenza, un po’ come accadeva nei secoli scorsi.
Onestamente non saprei dove cominciare questa lotta. Dalla scuola? Dalla ristorazione? Dalla tv? Un pomeriggio mi sono fermato a guardare una nota trasmissione televisiva, dove una signora distribuiva al pubblico enormi bomboloni e ciambelle sottolineando, con la sua fisicità di donna prosperosa, l’importanza di mangiare tanto, ma così tanto che molti del pubblico lasciavano cadere pezzi per terra.
Forse dobbiamo aspettare ancora qualche generazione per arrivare alla consapevolezza che si deve mangiare bene e con la moderazione che ci possa evitare di sprecare il cibo. Forse anche nelle scuole si dovrebbe insegnare il peso delle porzioni, il valore di un menu completo che dall’antipasto al dolce deve essere necessariamente equilibrato e dosato bene nelle sue parti, per garantire la qualità ma anche il valore del cibo stesso. Spero che non sia una guerra persa.