Quotidiano di enogastronomia, turismo, ristorazione e accoglienza
mercoledì 08 maggio 2024  | aggiornato alle 21:23 | 105051 articoli pubblicati

Roero
Salomon FoodWorld
Salomon FoodWorld

La tecnologia fa cucinare i robot Crescono le startup e hanno successo

La cucina intelligente che si affida alla tecnologia 4.0 per cucinare piatti succulenti e conservare al meglio il cibo è realtà in tutto il mondo con numerose startup che stanno sviluppandosi rapidamente

di Giovanni Romito
 
23 giugno 2017 | 12:26

La tecnologia fa cucinare i robot Crescono le startup e hanno successo

La cucina intelligente che si affida alla tecnologia 4.0 per cucinare piatti succulenti e conservare al meglio il cibo è realtà in tutto il mondo con numerose startup che stanno sviluppandosi rapidamente

di Giovanni Romito
23 giugno 2017 | 12:26
 

L’intelligenza, una parola che si usa sempre meno, quasi desueta. Oggi vanno molto di moda termini come resilienza, skills, adattamento, capacità, competenze. Sembra quasi andar scomparire il concetto e l’attributo di “intelligente”, come se alla parola si associasse il significato di secchione, saccente o sapientone, quasi un risvolto negativo, si preferisce essere brillanti o “performanti”, l’intelligenza è una virtù quasi meccanica, di un mondo predigitale. Tuttavia, mentre questa considerazione vale pienamente per gli esseri umani, ciò non vale per il mondo delle macchine, dove l’attributo di intelligente sta gradualmente diventando appannaggio totale del mondo artificiale, dei robot. “Intelligenza artificiale”, “macchine intelligenti”, “sistemi intelligenti”, sono svariati i termini che si associano al mondo degli oggetti che riescono a compiere attività umane, rivestendoli di intelligenza. Nel lessico comune al mondo degli umani è rimasta solo l’intelligenza emotiva, ovvero la capacità di saper modulare rapporti sociali e le reazioni emotive.

La tecnologia fa cucinare i robot Crescono le startup e hanno successo

Tra tutti i settori del lavoro e della creatività produttiva umana, oggi investiti dall’automazione e dalla robotizzazione, il food&beverage non poteva esimersi dall’essere interessato dall’applicazione dell’intelligenza artificiale. In particolare in questo articolo vogliamo soffermarci sulle cosiddette “cucine intelligenti”. Vere e proprie fucine di manicaretti basate su bracci meccanici, sensori e algoritmi. Complessi marchingegni che possono aiutare, integrare o in qualche caso sostituire addirittura cuochi, brigate e camerieri. In particolare tratteremo di tre startup che hanno introdotto in modo intelligente (scusate il gioco di parole), l’intelligenza artificiale nel mondo del food.

Innit è una startup fondata da Kevin Brown ed Eugenio Menvielle, con sede a Redwood in California. La sede è un vero e proprio paradiso dell’intelligenza artificiale in cucina, dove i tecnici sperimentano metodi di cucina del tutto sorprendenti. Basti pensare che i forni creati da Innit riconoscono tutte le caratteristiche specifiche del cibo per poi auto-programmare la ricetta e la cottura. In particolare la cucina Innit riconosce i cibi già quando sono in frigo, misurando e registrando quanto sono vecchi o maturi. In base all’età del cibo la cucina deciderà automaticamente come proporlo ai propri “clienti”. Ad esempio, se in frigo vi è un pomodoro ancora fresco, messo da poche ore, la cucina proporrà un’insalata, magari caprese se riesce a individuare nel frigo la presenza di mozzarella. Se invece il pomodoro viene riconosciuto come maturo, la stessa cucina proporrà di cuocerlo, magari raccogliendo un’adatta tipologia di pasta dalla dispensa e un po’ di Parmigiano, per mettere su un ottimo spaghettino allo scarpariello.

I fondatori hanno puntato tutto sulla riduzione dei costi per consentire alla tecnologia di diffondersi anche nei mercati consumer. Riusciranno nella loro difficilissima sfida? solo il tempo e il mercato potranno dirlo. Macchine pensate su misura per preparare migliaia di varianti dello stesso piatto, la cuoca in questione si chiama “Sally”, the Salad Machine. Un progetto della seconda startup che presentiamo in questo articolo, ovvero Chowbotics, nuova realtà aziendale nata da imprenditori non proprio “millennials”, persone mature che vengono da vari settori. Sono già riusciti a racimolare 5 milioni di dollari in una poderosa attività di crowdfunding. Il business model di Chowbotics, rispetto a Innit, si basa sulla varietà di proposte ma richiede un lavoro preliminare di fornitura degli ingredienti alla macchina. Sally, a mezzo di un sistema complesso di tubi ad aspirazione, sceglie gli ingredienti e compone i piatti, sulla scorta delle preferenze del “cliente”. Il Ceo Deepak Sekar, giura e spergiura che Sally sarebbe pronta a sbarcare sul mercato. con delle versioni consumer. Accordi sono stati stretti con alcuni importanti ristoranti americani tra cui il Mama Mia di Campbell e la caffetteria aziendale della H-e-b Grocery in Texas. In definitiva, se volessimo arrivare al nocciolo, Chowbotics propone un distributore automatico intelligente di nuova generazione, che miscela gli ingredienti e compone i piatti.

Infine non poteva mancare uno sguardo alla pizza, che da buon napoletano cercherò di trattare con i guanti, visto che dalle mie parti di pizzaioli ce ne sono tanti e volentieri metterebbero nel forno le macchine che tentano di sostituirli. Ad ogni modo, visto che nella nostra rubrica non siamo tecnofobi, parliamo di Zume Pizza, la più famosa pizzeria quasi totalmente automatizzata che ha sede proprio nella mitologica Mountain View in California, ovvero quello che oggi corrisponde all’olimpo dell’antica Grecia. La startup è stata fondata da Alex Garden e Julia Collins nel 2016. Il modello di business è il seguente: i pizzaioli impastano e preparano i dischi, i quali vengono inseriti in 56 forni installati su furgoni dotati di Gps. I forni vengono governati in base alle scelte dei clienti e alla distanza dall’abitazione di consegna, in modo tale che le pizze siano recapitate appena sfornate e perfettamente cotte. Il forno inoltre aggiunge gli ingredienti e i condimenti in corso di consegna, quindi può eseguire comande anche dopo essere partito.

La tecnologia fa cucinare i robot Crescono le startup e hanno successo

Inoltre i clienti hanno la possibilità di ordinare alimenti di accompagnamento della pizza, come dolci e insalate. I furgoni infatti interagiscono con altre aziende partner “non pizza”, che vengono individuate sul percorso per l’acquisto delle richieste dei clienti. Ovviamente il forno può ritardare la partenza della cottura, se il furgone si ferma ad acquistare un dessert o un’insalata.

Come già accennato non ci lanceremo in diatribe filosofiche o sociologiche sulle conseguenze dell’automazione nel mondo del lavoro e del food, ma ovviamente non possiamo che prendere atto di un processo che sta prospettando un mercato e che probabilmente potrà modificare, anche sensibilmente, le abitudini dei consumatori, magari all’inizio anche solo dei più evoluti. D’altronde, se pensiamo ad applicazioni nelle quali il food&beverage è una utility, come la ristorazione ospedaliera o aziendale, molte startup potrebbero consentire di abbattere i costi e concentrare le risorse sul core business.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
Voglio ricevere le newsletter settimanali


Prugne della California
Elle & Vire
Molino Dallagiovanna
Julius Meiln

Prugne della California
Elle & Vire
Molino Dallagiovanna

Julius Meiln
Molino Pavoni