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L’impossibile guerra del gorgonzola

Con 7 anni di ritardo la Cina applica le restrizioni alle importazioni di alcuni formaggi europei, tra cui gorgonzola e taleggio. Forse una reazione un po’ più decisa da parte dei nostri Ministri non sarebbe male

di Alberto Lupini
direttore
 
11 settembre 2017 | 15:15

L’impossibile guerra del gorgonzola

Con 7 anni di ritardo la Cina applica le restrizioni alle importazioni di alcuni formaggi europei, tra cui gorgonzola e taleggio. Forse una reazione un po’ più decisa da parte dei nostri Ministri non sarebbe male

di Alberto Lupini
direttore
11 settembre 2017 | 15:15
 

Chissà, forse è davvero solo un problema tecnico e la politica (estera) c’entra poco. Che però le autorità cinesi si accorgano con 7 anni di ritardo che i regolamenti sull’import di formaggi erano un po’ confusi riguardo a quelli con le muffe, lascia un po’ perplessi. Per ora a pagarne le spese sono gorgonzola (15mila i chili consumati in Cina l’anno scorso) e taleggio, oltre a tutti i prodotti caseari europei a crosta fiorita, erborinati o muffettati (come i francesi camembert e roquefort).

L’impossibile guerra del gorgonzola

Per carità, una qualche giustificazione ci potrebbe anche essere. La prima, la più semplice, è che in Cina non c’è mai stata una cultura del formaggio (e nemmeno del latte...). Ed è solo grazie agli imponenti sforzi fatti negli ultimi decenni che quel mercato si è aperto a prodotti alimentari per molti versi a loro “alieni”. E fra gli italiani, chi ha maggiormente contribuito a questa apertura è il Consorzio del Grana Padano, al momento al riparo da questa chiusura dei confini visto che è un formaggio senza muffa.

La seconda spiegazione sta nel fatto che in Cina, anche se a molti può sembrare strano, ci sono regolamenti molto più restrittivi dei nostri per quanto riguarda l’import alimentare (e non solo). Al punto che, per assurdo, molti articoli prodotti in Cina e venduti in Europa non potrebbero poi essere di nuovo rivenduti a Pechino perché sarebbero fermati alle frontiere. In questo caso ci sono disposizioni sanitarie che in Cina vietano la presenza negli alimenti di certe muffe come il Geotrichum candidum o il Penicillium roqueforti, alla base degli erborinati sotto i riflettori.

Il dubbio nasce però dal fatto che altri formaggi muffati prodotti in Australia o negli Usa sembra che al momento passino regolarmente le frontiere. Come dire che ci potrebbero essere altre ragioni... La Ue all’inizio dell’estate ha ad esempio alzato alcuni dazi, colpendo un po’ di produzioni cinesi. Per evitare ritorsioni analoghe (che smentirebbero le dichiarazioni dei governanti cinesi di voler guidare e tutelare quella globalizzazione dei mercati che Trump invece vorrebbe ridurre pesantemente), Pechino potrebbe avere deciso di usare l’arma più tecnica e meno politica dell’applicazione rigorosa di regolamenti.

Questo per non creare incidenti diplomatici in un momento già di gravissime tensioni internazionali e non pregiudicare l’annunciata conclusione dell’accordo Ue-Cina sulle indicazioni geografiche, che mira a tutelare una serie di specialità europee, tra cui alcuni dei formaggi la cui importazione in Cina viene ora, di fatto, impedita.

Che gorgonzola e camembert possano scatenare una guerra commerciale euro-cinese è assolutamente da escludere. Ma forse una qualche reazione un po’ più decisa da parte dei nostri Ministri interessati (Martina e Alfano) non sarebbe male. Campagne elettorali permettendo, ovviamente...

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